Santa Sofia, 4138 abitanti, "un posto tranquillo" dove è bello tornare se ci si è nati, poche case a cavallo del fiume Bidente, sull’Appennino Romagnolo a 40 Km da Forlì, e una strada brutta per arrivarci, anche se non abbastanza da scoraggiare il traffico dei camion. Si ha l’impressione di un benessere recente: belle macchine e casette ben fatte, prezzi alti, 7 alberghi, 3 banche, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, un ostello da 7 miliardi finanziato per metà dalla Cee, una pinacoteca d’arte moderna di 800 mq quasi vuota, tanti vecchi e sempre meno bambini, molti bar, nessun altro centro di aggregazione e la Pollo del Campo. La Pollo del Campo soprattutto: 759 dipendenti e un fatturato di 152 miliardi nel ’97, al terzo posto nella produzione avicunicola nazionale dopo Aia-Pavo (32%), secondo produttore europeo, e Gesco-Amadori (12%). Una crescita rapida, quasi miracolosa. Nata nel 1980 come cooperativa di allevatori per la macellazione e la commercializzazione diretta del prodotto ("era l’unico modo per riuscire a stare su un mercato estremamente instabile e competitivo, soggetto a crisi frequenti e con spazi sempre minori per i piccoli" spiega il presidente Guido Sassi), dispone ora di una filiera completa (riproduttori, incubatoi, macelli, stabilimento per la trasformazione, laboratori di ricerca e analisi), fa 698 tipi di prodotto (dai busti di pollo e tacchino fino ai quarti e quinti lavorati, impanati e prodotti cotti) e ha una rete di grande distribuzione organizzata con filiali a Faenza, Roma, Napoli e Castrovillari. I 12 soci originari sono diventati 80, distribuiti anche in Toscana, Umbria, Emilia, Rovigo, Cuneo e Viterbo. Per Sassi la Pollo del Campo "è stata una scommessa. Innanzitutto l’idea di farla a Santa Sofia, isolati dalle grandi vie di comunicazione, con problemi di ogni genere, dalla mancanza di infrastrutture all’energia, tanto che abbiamo dovuto dotarci di generatori autonomi per garantircela anche nei periodi di maggior consumo. La scommessa però è stata anche quella di puntare tutto sulla qualità e abbiamo visto giusto, se negli anni ’80 la qualità permetteva semplicemente un margine di profitto superiore, ora è diventata un requisito indispensabile. Certo questo ha richiesto grossi investimenti per tecnologie sempre più innovative, Aia ad esempio viene da noi a vedere i gabbioni in ferro per lo stazzamento dei polli vivi, che garantiscono un minor tasso di mortalità e di stress negli animali. Abbiamo una macchina per lo stordimento ad alta frequenza che da sola costa più di 50 milioni. Il nostro sistema di raffreddamento ed eviscerazione è completamente automatizzato, così nessuno tocca nulla . L’igiene è fondamentale per questo tipo di prodotto, per la conservazione soprattutto, tutte le sere disinfettiamo completamente i macchinari e una volta alla settimana le celle".
Sassi è figlio di uno di quegli avicultori che impiantarono i primi allevamenti agli inizi degli anni ’60, quando l’Alto Bidente e le vallate circostanti erano zone depresse (tuttora rientrano nell’obbiettivo 5B della Cee per la priorità degli investimenti) e un sistema mezzadrile fra i più arcaici costringeva all’emigrazione verso il Lussemburgo e la Germania o anche solo verso le fabbriche della pianura e, per chi poteva studiare, verso Bologna. Dal ’51 al ’91 la popolazione della Comunità Montana Forlivese è diminuita del 37,8%, passando da 31.076 a 19.317 abitanti, negli ultimi anni però si registra una maggiore stabilità, dal ’90 il saldo migratorio è attivo e, a fronte di una tendenza alla terziarizzazione della struttura economica, il settore avicunicolo si mantiene vitale. Nei 6 comuni vivono 13 milioni di capi, fra broilers (polli), ovaiole, riproduttori e conigli, il 25% della produzione della provincia di Forlì e il 4% di quella nazionale. L’avicoltura (filiera e indotto) produce fra il 60% e l’80% del Pil creato nella Comunità Montana (600 miliardi). In questo caso però pecunia olet e l’odore è quello della pollina, le deiezioni dei polli lavorate con avanzate tecnologie dall’Agrofertil di Santa Sofia, una cooperativa di 20 allevatori del gruppo Pollo del Campo produttrice di concimi organici. L’Agrofertil è responsabile della puzza che invade una parte del paese soprattutto quando c’è umidità o inversione termica, "8 mesi l’anno" sostiene Angelo Barducci, consigliere comunale indipendente e membro del piccolo comitato sorto in difesa della salute pubblica, "l’Agrofertil è in proro ...[continua]

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