Dal "Channel 10” israeliano è stato trasmesso in ebraico il 17 luglio 2010 un video in cui Netanyahu, nel 2001, a sua insaputa, veniva ripreso durante una visita in un’abitazione di coloni a Ofra, un insediamento ebraico a circa otto chilometri da Ramallah verso nord-est, fondato nel 1974 e abitato da circa 3.000 residenti. Un lindo, luminoso appartamento -tipica abitazione negli insediamenti- pieno di ragazzini e una coppia di mezza età; il padre e i figlioli maschi con la kippah. Netanyahu vi si era recato per condolersi per un congiunto ucciso in uno scontro a fuoco: imperversava la seconda Intifada. Netanyahu in quei giorni non ricopriva ruoli pubblici.
Il video mi è stato trasmesso recentemente da un amico, Hugo Meijer, che aveva letto i numeri 184 e 185 di "Una Città” con la cronaca e mie considerazioni dei rapporti Usa-Israele dal 2001. Video che mi era pertanto ignoto.
Si vede Netanyahu mentre entra nell’abitazione, quindi seduto comodamente in un divano conversa con i padroni di casa attorniato dalla famiglia e un ragazzino seduto accanto.
Jonathan Cook ha messo in rete (non è stato il solo) il video il 24 luglio 2010 con la traduzione in inglese della parte più significativa. Quindici mesi fa! Per quanto sia incredibile, non è stato ripreso dalla stampa, almeno da quella di larga diffusione, nemmeno in quella d’Oltralpe. Cook, giornalista inglese freelance, già reporter di "The Gardian” e "The Observer”, autore di alcuni libri sul Medio Oriente e Israele, abita a Nazareth dal 2001.
Giova ricordare per sommi capi le vicende politiche di Netanyahu. Dal 1984 al 1988, dopo due anni all’ambasciata di Washington, è stato ambasciatore all’Onu. Vince le elezioni del 29 maggio 1996 e subentra alla presidenza del governo all’infelice interim di Peres. Dimissiona per non essere costretto a ottemperare agli Accordi di Oslo e successivamente è battuto da Ehud Barak elle elezioni legislative del 17 maggio 1999. Nel frattempo, il 15 gennaio 1997 sottoscrive con Arafat, conformemente all’iter degli Accordi di Oslo, il Protocollo di Hebron che concerne il ritiro israeliano dall’80% della città; che verrà confermato dieci mesi dopo (Memorandum di Wye) dagli stessi Netanyahu e Arafat, presente Clinton, il 23 ottobre 1998 a Wye River Plantation nel Maryland. Dal 2002 Netanyahu partecipa nel ministero Sharon, prima come ministro agli Esteri poi alle Finanze fino all’agosto 2005. Dimissiona perché contrario al ritiro dalla Striscia di Gaza, voluto da Sharon. Dopo le ultime elezioni legislative, dal 20 febbraio 2009 capeggia un ministero di coalizione in cui ad Avigdor Lieberman, leader dell’ultranazionalista partito Yisrael Beiteinu e dichiaratamente ostile agli Accordi di Oslo, è affidato il ministero agli Esteri.
Per evitare interpretazioni non corrispondenti, trascrivo testualmente in italiano la traduzione del testo inglese della chiacchierata di Netanyahu, a sua volta tradotta da Cook dall’ebraico. Chi volesse controllare e godersi la famiglia di Ofra e Netanyahu clicchi:
http://www.redress.cc/palestine/jcook20100724
Un conoscente italo-israeliano mi ha assicurato che il resto della conversazione sono convenevoli. Tra parentesi in corsivo un intervento di J. Cook e alcune mie precisazioni.

Netanyahu: Spenga la telecamera così potremo parlare di questa questione senza preoccupazioni. Ora cominciamo a capire il significato dello slogan "Yesha Zelkan: Giudea, Samaria, Gaza sono qui”. Yesha [acronimo ebraico per Giudea, Samaria (cioè la Cisgiordania) Gaza] è ovunque; qual è la differenza? [fra West Bank e Israele] Cosa vuole Arafat? Vuole solo un grande insediamento. I palestinesi ritengono l’intera Israele un insediamento.
Signora: Sì. Questo è ciò che dice mia nuora che è inglese: cioè che i palestinesi considerano un insediamento anche Tel Aviv.
Netanyahu: Anche Tel Aviv un insediamento! Dal loro punto di vista le nostre acque territoriali sono loro. Fatto è che ci vogliono nel mare: là… in acqua, lontano. Gli arabi si stanno preparando a una campagna, o guerra, del terrore pensando di piegarci. La prima cosa da fare innanzitutto e soprattutto è di colpirli duramente. Non una sola volta, ma molti colpi devastanti, così che il prezzo da pagare sarebbe troppo pesante. Ora il prezzo non è così pesante. Un attacco totale all’Autorità Palestinese per portarli nello stato di panico che tutto stia crollando… di paura che tutto crollerà… questo è quello in cui li porteremo…
Signora: Aspet ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!