Coloro che pensano che Occupy Wall Street, gli Indignados in Spagna, il World Social Forum e le centinaia di manifestazioni di protesta in tutto il mondo siano manifestazioni senza costrutto, davanti ai risultati del referendum svizzero sui tetti a salari e bonus dei dirigenti delle banche dovrebbero ripensarci.
Che piaccia o no, la Svizzera, non propriamente un paese rivoluzionario, ha dato all’assemblea degli azionisti, e non più ai cda, di istituzioni finanziarie il diritto di decidere di salari e bonus destinati ai quadri. A breve seguirà un altro referendum per mettere un tetto a salari e bonus dei dirigenti di tutti i settori (il limite dovrebbe essere 15 volte il salario medio dei propri impiegati). Si tratta di uno sviluppo interessante. Nel 1950, un manager finanziario americano, Baruch, teorizzò la possibilità che un dirigente potesse avere uno stipendio 50 volte superiore della media dei suoi impiegati. Ne derivò un grande scandalo. Ora, nella lista di "Fortune” delle 500 più importanti compagnie, quel divario è salito a 545 volte.
Intanto anche la Commissione europea e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul tetto ai bonus dei dirigenti delle banche, che è pari al loro salario annuo. Se l’azionista lo decide, può diventare il doppio, ma non di più.
Le ragioni della protesta dei banchieri, ovviamente attesa, sono interessanti: la prima, che arriva dal Regno Unito, è che questo fattore aumenterà la distanza tra Londra e l’Europa. La finanza contribuisce per il 10% del Pil britannico e il mondo anglo-sassone ha cavalcato l’onda degli aumenti di bonus e salari dei banchieri più di chiunque altro. In una buona annata un bonus può arrivare a dieci volte un salario. La seconda ragione alla base del rifiuto è che se si ridimensionano i bonus, i risultati saranno stipendi fissi più alti, che danneggerebbero maggiormente gli azionisti.
Il bonus alto premia l’assunzione di un rischio. Ma oggi sono sempre di più coloro che vorrebbero tornare all’era pre-Clinton, quando le banche di deposito e le banche d’investimento erano separate, proprio per ridurre quella cultura del rischio elevato che ha portato alla situazione odierna.
Il terzo argomento sostiene che la formula dei "bonus recuperabili” sarebbe un potente deterrente al rischio o al comportamento non etico.
A vedere le multe applicate alle grandi banche per frodi viene qualche dubbio: 8,5 miliardi di penale a dieci banche (tra cui Bank of America, Citigroup, JP Morgan Chase) per pignoramenti fraudolenti su mutui, 557 milioni di dollari a Goldman Sachs e Morgan Stanley.
La manipolazione del tasso di interesse Libor (il tasso di cambio tra banche) finora è costata alla Union Bank Switzerland 1,5 miliardi di dollari. Il direttore della Barclays è stato costretto a dimettersi. Dov’è quindi l’effetto dei bonus ritirabili come muro contro i rischi e il comportamento non etico? La banca Hsbc ha riconosciuto di aver riciclato denaro da cartelli della droga del Messico e alcune banche dell’Arabia saudita hanno legami con gruppi terroristici.
Perché i banchieri sono arrivati a questo? La risposta a questa domanda è stata data dal Ceo di JP Morgan, il famoso Jamie Dimon, difensore del sistema bancario, durante il meeting annuale coi suoi investitori pochi giorni fa a New York. In un dibattito con un noto analista, Mike Mayo, ha spiegato: "Questo è il motivo per cui sono più ricco di te”.
Quindi non dovrebbe sorprendere nessuno che Maurice Greenberg, il Ceo di Aig (American International Group), ha da poco avviato una causa da 25 miliardi di dollari contro il governo, accusandolo di "estorcere” un interesse punitivo (del 14%) nel piano di salvataggio che ha salvato l’Aig dalla bancarotta. Il governo ha infatti dovuto iniettare 182 miliardi di dollari per salvare l’Aig, una delle più grandi assicurazioni sui mutui, dopo l’esplosione della bolla immobiliare nel 2008.
Quello è stato l’inizio del crush di Wall Street, il detonatore dell’attuale crisi finanziaria mondiale, che secondo l’Onu ha creato 100 milioni di nuovi poveri nel mondo. Quella crisi, interamente generata negli Stati Uniti, due anni più tardi si è agganciata alla crisi dei debiti sovrani, un affare tutto europeo. Questo ha portato a un ricatto senza precedenti del mercato sui governi, all’uniforme medicina dell’austerità, con la Grecia come esempio cristallino del suo impatto sulla popolazione.
E i regolatori? Il Sec, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, in genere, preferisce puntare ad accordi rapidi, piuttosto che a lunghi processi.
Il problema è che il settore privato sta sempre più scimmiottando il settore finanziario.
Quando Don Bailey ha rilevato la Questcor, azienda produttrice di farmaci, ha aumentato il costo di una medicina anti-infiammatoria, Achtar, da 50 dollari a fiala a 28.000 dollari. Alla domanda se il prezzo non potesse scendere per coloro che non potevano permettersela, Bailey ha risposto: "Se lo faccio, posso essere denunciato dagli azionisti per limitati guadagni…”.
Nelle prigioni americane è partito il Programma d’Imprenditoria della Prigione, che ha già fatto diplomare 800 carcerati. Si tratta di un corso di sei mesi gestito da ex dirigenti e studenti dell’Mba, e insegna come dare avvio a un’attività e poi gestirla. Ha più di 2500 richieste all’anno, per solo 150 posti. È una storia di successo. I diplomati se la cavano così bene nel mondo del business che solo il 5% di loro torna in carcere.
Intanto le 100 persone più ricche del mondo nel 2012 hanno aggiunto alla loro ricchezza 240 miliardi di dollari. Contemporaneamente, secondo la Fao, le riserve di cibo sono diminuite del 2,6%. Inoltre, secondo la Banca Mondiale, gettiamo via il 40% del cibo, nei paesi ricchi. Con i 240 miliardi accumulati in un anno da quelle 100 persone più ricche, potremmo eliminare molti dei problemi del mondo…
Insomma, abbiamo il benessere, ma non è distribuito equamente. E i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri, come dicono tutti. E, per tornare all’inizio di questo articolo troppo corto per essere serio, la gente inizia a essere stufa, come ha dimostrato chiaramente il referendum svizzero. Dappertutto il malcontento entra nei sondaggi, con partiti di protesta che affiorano ovunque. Beppe Grillo, in Italia, è solo l’ultimo campanello d’allarme. Siamo in transizione verso un sistema diverso. Questo potrà essere fatto in pace e cooperazione, o alimentando queste crescenti ingiustizie sociali… La storia dà molte lezioni su questo tema, ed è inutile ricordarle. Tutti le abbiamo lette a scuola, anche i 100 miliardari… Quindi, come mostra il referendum svizzero, non è la consapevolezza che manca: è la nostra rappresentanza politica…
Roberto Savio

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Articolo di Roberto Savio
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