5 settembre 2013. Le Poste della Regina e le scuse
Scriviamo un messaggio alla Royal Mail perché il numero che ci è stato fornito dal rivenditore per tracciare il pacco non funziona. Il sistema avverte che entro tre giorni ("ma in molti casi rispondiamo anche prima”) saremo contattati. In effetti, avendo scritto la sera, riceviamo una risposta alle 13 del giorno successivo: le poste inglesi comunicano che a loro quel numero non risulta. Approfondiamo con il rivenditore che conferma il numero e ci invia ricevuta. Ricontattiamo la Royal Mail durante il weekend, solito messaggio automatico. Al lunedì pomeriggio arriva una mail di poche righe in cui l’operatore esordisce pregandoci di "accettare le più sincere scuse”, segue l’informazione richiesta e di nuovo vengono ribadite "le più sincere scuse per l’inconveniente causato”. Due righe di scuse in un messaggio di cinque righe.
Arriva una raccomandata dell’Agenzia delle Entrate. Andiamo alle Poste, solita fila, ritiriamo la busta, la apriamo con la consueta apprensione che ci accompagna quando lo Stato ci scrive. A distanza di due anni pare abbiano preso in considerazione il nostro credito Irpef arretrato. Cerchiamo di capire le tabelle di somme e sottrazioni. Chiamiamo il parente commercialista che ci ha fatto la dichiarazione, scannerizziamo, mandiamo tutto. Il responso è che sì, hanno preso in esame il nostro credito, ma per contestarne una parte. Una detrazione che non ci doveva essere.
Il parente commercialista però è convinto di aver ragione lui, studia la vecchia dichiarazione e va di corsa all’Agenzia delle Entrate. Perché, tra parentesi, la raccomandata arriva a fine luglio e c’è tempo 30 giorni per contestarla. All’Agenzia delle Entrate ascoltano le nostre ragioni e riconoscono che sì quella detrazione in effetti era legittima. Punto.
Ma com’è che da noi quando un pezzo dello Stato sbaglia non ci chiede mai scusa nessuno?

12 settembre 2013. E per premio… un lavoro
Quando José Antonio Pérez Zembrana, 32 anni, ha vinto la lotteria non ha proprio saltato di gioia. Si sentiva un po’ in colpa a vedere tutti gli altri che non avevano avuto la sua fortuna: poter lavorare, per due mesi, come bigliettaio alla piscina comunale di Alameda, nel Sud della Spagna. Il sindaco della città da qualche tempo ha indetto una lotteria mensile in cui vengono assegnati dei lavori temporanei legati alla municipalità. José Antonio prima lavorava in una fabbrica di alluminio. Ad Alameda il tasso di disoccupazione è del 50%. Il sindaco, Juan Lorenzo Pineda Claverías, eletto nel 2008, proprio all’inizio della crisi, ha istituito questa nuova modalità di assumere il personale. Una volta al mese, si estrae a sorte un pezzo di carta ripiegato da un contenitore di plastica trasparente. L’evento è pubblico e coperto dalla televisione locale così tutti possono vedere che non c’è imbroglio. Alla prima lotteria c’erano 30 nomi per una manciata di posti di lavoro, perlopiù nell’ambito delle pulizie. Oggi, dopo sei anni di recessione, ci sono circa 500 persone in lista per lo stesso numero di posti di lavoro.
José del Pozo, 33 anni, che una volta faceva l’imbianchino, non trova lavoro da tre anni. Neanche alla lotteria ha avuto fortuna. Ma il suo turno arriverà. Chi vince, infatti, non può mettere il suo nome nel contenitore fino a quando tutti gli altri non hanno vinto una volta.
(nytimes.com)

13 settembre 2013. Invecchiare con l’Hiv
Uno su cinque adulti (16.550) trattati per Hiv nel Regno Unito nel 2011 aveva più di 50 anni, contro l’uno su nove (3.640) del 2002. In questa fascia di sieropositivi, non c’è solo chi è sopravvissuto grazie alle nuove terapie, c’è anche chi ha contratto il virus in età avanzata. Il dottor David Asboe, consulente al Chelsea e Westminster Hospital e presidente della British Hiv Association, spiega: "La gente pensa che le persone anziane non facciano sesso a rischio, ma non è così”. Il fatto è che l’Aids è una malattia da sempre associata ai giovani e così, nonostante il numero crescente, i soggetti anziani si sentono particolarmente emarginati. Si è da poco concluso un importante studio che ha visto la compartecipazione di università, cliniche universitarie, centri di salute mentale, ecc. Fondato su più di 100 interviste con persone affette da Hiv di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, la ricerca fa emergere uno stigma ulteriore in questa fascia di popolazione, come se l’Hiv in tarda età fosse più "inappropriato” che in altre. Molti anziani si vergognano al punto da tenere la cosa nascosta anche in famiglia, con amici e vicini. E poi c’è la preoccupazione per la salute che raddoppia: ogni sintomo può essere effetto del normale processo di invecchiamento, ma anche dell’Hiv. Questo produce un’ansia terribile, che può sfociare nella depressione.
Gli specialisti spingono perché ci sia una maggiore attenzione a questa fascia di popolazione. Ma non è così semplice, proprio perché ci sono due categorie molto diverse: c’è chi ha contratto il virus a 25 anni e mai aveva immaginato di avere davanti un futuro. E poi ci sono gli ultrasessantenni, casomai con figli e nipoti, che avevano immaginato e anche pianificato un futuro ben preciso e a un tratto si trovano di fronte al fatto che è cambiato tutto. (theguardian.com)

18 settembre 2013. Parole
Il consiglio comunale di Venezia ha deciso di cambiare la dicitura nei moduli di iscrizione ai nidi abolendo i retrivi e politicamente scorretti "madre e padre” con "genitore 1” e "genitore 2”.
Pensavano di essere i più avanzati nella gara per la massima correttezza verbale, invece, Bologna li ha superati: bocciati anche "genitore 1” e "genitore 2” perché instaurano un’indebita forma di gerarchia. E quindi? Ci sarà un’unica formulazione: "genitore”, che verrà distinto tra "richiedente” e "altro”. Commenta oggi sul "Corriere” Pierluigi Battista: "Impotenza politica e prepotenza lessicale si compensano perfettamente. La madre di tutte le sciocchezze: sempre che si possa dire ancora madre”.

20 settembre 2013. La crisi del sesso
Anche la prostituzione è stata colpita da una grave recessione: il sesso non si vende più.
Debbie, una prostituta che gestisce un appartamento con altre mature signore nell’Inghilterra occidentale, fino a un anno fa aveva 8-9 appuntamenti al giorno, oggi ne ha due se va bene. Ovviamente ha dovuto tagliare le tariffe, se no avrebbe già chiuso: ormai guadagna di più a fare dei mercatini con le cose vecchie.
George McCoy, che gestisce un sito web in cui pubblicizza oltre cinquemila sale di massaggio, sta registrando una drastica diminuzione di visitatori. Questo nonostante i gestori delle varie attività siano stati tutti costretti a rivedere i prezzi (o a chiudere).
Ormai pagare per il sesso è diventato un lusso che pochi possono permettersi: "Prima viene il cibo, il mutuo, la benzina”, racconta Vivienne, escort indipendente. Lei, per la disperazione, ha ridotto le tariffe a poco più di venti euro a prestazione. L’alternativa era non avere più alcun cliente. Sono passati i tempi in cui questo lavoro permetteva di vivere bene: tra la crisi e gli immigrati, ormai il settore è saturo e in balia di una competizione selvaggia. Abbassare troppo il prezzo però espone a una clientela a volte pericolosa e infatti qualcuna è stata costretta a rialzarli di corsa. C’è poi chi si butta su servizi telefonici o via web-cam, ancora più economici.
Non tutto va male, alcuni "comparti”, come quello delle dominatrici, vanno molto bene, perfino troppo per qualcuno.
Purtroppo la crisi ha anche spinto alcune ex prostitute che avevano trovato occupazioni diverse a tornare sulla strada. Ma il lavoro di prostituta è molto più pericoloso di altri. Sempre più spesso in rete compaiono foto, indirizzi email, tutti dati che mettono a repentaglio l’incolumità di queste donne. Grandi rischi in cambio di introiti sempre più risibili. (economist.com)

23 settembre 2013. Serve ancora saper scrivere in corsivo?
Le storie sulla fatica di imparare a scrivere in bella calligrafia sono talmente tante che uno dei recenti programmi americani si chiama "Handwriting Without Tears” (scrivere in corsivo senza lacrime). L’autrice di un recente articolo del "Los Angeles Times” sul senso di continuare a imparare a scrivere, Karin Klein, ha i suoi (brutti) ricordi di una lettera "h” maiuscola fatta per ore e ore e di come la madre, che aveva una bellissima calligrafia, ma anche una visione libera della vita, le dicesse di non preoccuparsi troppo che arrivata alle superiori nessuno se ne sarebbe interessato. Oggi la domanda è diventata se ha senso che i bambini continuino a imparare a scrivere in corsivo. Alcuni Stati stanno dismettendo questo insegnamento, scelta che sta mettendo in allarme insegnanti e genitori. Ma la Klein fa notare che non dovrebbero allarmarsi troppo. Se infatti facciamo mente locale, ci accorgeremo che ormai ragazzi e giovani adulti scrivono in corsivo solo quando firmano. Prendono anche appunti sul computer. Molti bambini abbandonano il corsivo dopo le elementari per non riprenderlo più. La questione è tornata di pubblico dominio non solo in riferimento ai nuovi curricula, ma anche dopo che un giovane testimone al processo Trayvon Martin ha ammesso di non essere in grado né di leggere né di scrivere il corsivo. Considerando quante persone ancora oggi usano questa forma di comunicazione forse questo è troppo, ma, si chiede la giornalista, perché non prendere in considerazione di imparare solo a leggere (e non anche a scrivere) in corsivo? Siamo sicuri che il tempo necessario per imparare a scrivere in corsivo nell’epoca delle tastiere non possa essere impiegato meglio?

23 settembre 2013. Ancora sul corsivo
Dopo l’articolo uscito sul "Los Angeles Times”, il dibattito sul corsivo si è acceso. Ne parla il Courier International. Il North Carolina è uno dei pochi stati ad avere recentemente rimesso la scrittura al centro del curriculum di studi con la cosiddetta legge "back to basics” (ritorno alle origini). Anche questa decisione ha suscitato aspre critiche. Un genitore ha scritto alla deputata locale, Patricia Hurley, che i suoi figli di 2 e 4 non avrebbero saputo che farsene di quell’insegnamento e che si trattava solo di una perdita di tempo. Anche un insegnante ha fatto la stessa obiezione: perché insegnare una materia di cui i bambini non si serviranno mai?
Il "New York Magazine” parla di una nuova crociata della destra americana a favore del corsivo. Curiosamente, infatti, tutti i provvedimenti locali a favore dell’uso del corsivo vengono dai repubblicani. Il loro argomento preferito è: come potranno le generazioni future leggere la Costituzione o la Dichiarazione di Indipendenza? Per il momento, comunque, anche se pure gli adulti ormai usano il corsivo solo per firmare, quasi nessuno si sente di abbandonare l’insegnamento della scrittura.

25 settembre 2013. Morire di carcere
Domenica sera alle 20:30, tre ore prima di morire, aveva cenato e riso con gli amici. E ieri mattina avrebbe iniziato un corso di inglese insieme a un compagno di cella. Assanlal Foad, detenuto marocchino di 37 anni, è stato invece trovato morto nel bagno della sua cella. L’ipotesi più accreditata è che il decesso sia stato causato non solo dall’inalazione del gas della bombola del fornello in dotazione alla cella, ma forse anche dai farmaci e le sostanze che assumeva. Prima di essere arrestato per motivi inerenti gli stupefacenti, Foad viveva a Piombino con la moglie e due figli. Alle Sughere si trovava nella sezione transito, la più affollata e disagiata, ed era in una cella con altri tre compagni. ("Il Tirreno”, Ristretti orizzonti)

28 settembre 2013. Geni e brevetti
Lo scorso 13 giugno la Corte Suprema statunitense, con una sentenza storica, ha dichiarato che i geni umani non sono brevettabili.
Il percorso giudiziario era iniziato nel 2009, quando alcune associazioni di medici e pazienti avevano portato in tribunale l’azienda di biotecnologia Myriad Genetics. Motivo della contesa sono stati i brevetti ottenuti dalla Myriad negli anni Novanta sui geni Brca1 e Brca 2, nonché sul test genetico in grado di individuarne la mutazione. La sigla Brca viene dall’inglese BReast CAncer, cioè cancro al seno. Gli scienziati avevano dimostrato che una mutazione del Brca1 e del Brca2 portano un’elevata predisposizione di rischio verso il tumore al seno o alle ovaie. La scoperta aveva dato il via a una competizione serrata per riuscire a isolare il gene. Ad arrivare per prima era stata in entrambi i casi la Myriad, che aveva così ottenuto il brevetto. Ormai ci sono 40.000 brevetti che coprono sequenze di Dna o singoli geni. L’intero genoma umano è di fatto proprietà di poche aziende private. Ora la Corte suprema ha finalmente decretato che isolare i geni Brca1 e Brca2 non può essere qualificato come un’invenzione ma come una scoperta. Rimane invece brevettabile il Dna sintetico, cDna, in quanto non disponibile in natura.
(http://oggiscienza.wordpress.com)

1 ottobre 2013. L’incubo dei compiti a casa
"Devi memorizzare, non capire”. Questo è ciò che risponde la tredicenne Esmee al padre quando le chiede se abbia capito il senso del paragrafo che sta leggendo. Esmee frequenta la terza media in una charter school di Chelsea a Manhattan. Non riuscendo a immaginare cosa la figlia faccia nelle tre-quattro ore che quotidianamente dedica ai compiti per casa, Karl Taro Greenfeld, romanziere, ha deciso di farli con lei per una settimana. Il lungo diario di questa terribile settimana è stato pubblicato su "The Atlantic”. Lunedì ci sono 11 equazioni di algebra e 79 pagine di "Le ceneri di Angela” da leggere individuando alcuni passaggi cruciali. C’è anche da prepararsi per il test di Scienze naturali. Totale: quasi 5 ore. Martedì toccano 12 equazioni di algebra , 45 pagine di "Le ceneri di Angela” e un progetto di Lettere e Filosofia in cui bisogna scrivere una o due pagine "nello stile” di The Absolutely True Diary of a Part-Time Indian, il romanzo di Sherman Alexie. Poi c’è da prepararsi per il test sui verbi irregolari spagnoli del giorno dopo. Tempo totale: 3 ore. Mercoledì e i giorni a seguire idem. Venerdì arrivano anche quelli per il finesettimana.
Richard Walker autore di Riformare i compiti a casa, spiega che tutto questo è dovuto al fatto che i nostri figli oggi sono in competizione con il mondo intero. In realtà questo ha a che fare relativamente con i compiti per casa. In Finlandia pare che bastino 30 minuti per fare i compiti nella stessa fascia d’età. Secondo uno studio dell’Università del Michigan, il tempo medio trascorso sui compiti ogni settimana è passato da due ore e 38 minuti nel 1981 a tre ore e 58 minuti nel 2004. Nel 2007 intanto si parlava già di 6,8 ore di lavoro a settimana. Ormai l’incubo dei compiti per casa è diventato l’argomento principale dei genitori di New York quando si ritrovano. (theatlantic.com)

2 ottobre 2013. Matematica e disoccupazione
La notizia di oggi è che la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40%. Quindi 4 giovani su 10 sono disoccupati. Ma davvero?
Ora, la disoccupazione giovanile riguarda i giovani dai 15 anni ai 24. Ma non tutti!
Il tasso di disoccupazione non si misura sul totale della popolazione presa in esame, ma su quella frazione dei giovani che è attivamente in cerca di lavoro e non lo trova. Insomma, il disoccupato non è chi non lavora. Ora, a occhio, tra i 15 e i 24 anni quelli che stanno attivamente cercando lavoro (per fortuna, visto che la scuola dell’obbligo si estende fino al 16° anno d’età e in genere si sta a scuola fino ai 18 e sempre più spesso di prosegue) sono pochissimi. L’Istat, sempre ieri, nella stessa comunicazione, ha detto che sono circa uno su dieci (11,1%).
Vien da chiedersi dove è stata presa la notizia dei "4 giovani disoccupati su 10”. Tanto più che la comunicazione Istat è chiarissima: "Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 667 mila e rappresentano l’11,1% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,1%”.
(http://www.istat.it/it/archivio/99740)