Quindi ci sono atteggiamenti, interventi diversi nel mondo naturale da parte dell’uomo dell’Occidente e poi ci sono atteggiamenti diversi dettati da epoche, da momenti diversi. Epoche determinate da culture ampie che si diversificano tra antichità, tarda antichità, primo o alto medioevo, pieno medioevo, che ha significato da noi il trionfo della città, circa quaranta città-stato tra centro e nord dell’Italia, e poi il basso medioevo cioé il trecento-quattrocento. Poi le cose cambiano con l’età moderna e contemporanea. Ad esempio per quanto concerne la colonizzazione, l’abbattimento di boschi e la loro sostituzione con terreni coltivati, il secolo XVIII ha pesato molto, con l’indirizzo fisiocratico e la volontà di spingere al massimo l’agricoltura. E’ stato il momento in cui, non dico che si è dato fondo ai boschi di pianura, perché questo avverrà ancora nell’ottocento, ma in cui grandi boschi superstiti sono stati abbattuti e dopo non ne restano più in numero considerevole di così grandi.
Mi sono occupato molto di storia del paesaggio sopratutto nell’età medioevale, ma avendo coltivato in particolare questo settore di studi, ho finito per arrivare anche all’età moderna e contemporanea e anche a guardare indietro, all’età tardo antica e antica, cercando soprattutto, ecco un altro elemento molto importante, di fare una ricerca comparata, vedere la diversità tra le varie culture, legate alle diverse aree europee e fra Occidente e Oriente. Noi nell’Italia del Nord, nella pianura padana, non abbiamo più se non qualche piccolo brandello di bosco continentale, mentre i francesi hanno ancora le foreste e questo anche in Germania. E non mi si dica che dipende dalla minore densità della popolazione: questo è proprio un fatto di cultura loro, che mantengono i boschi addirittura in zone profondamente agrarizzate, dove la produzione è spinta al massimo, come la Champagne o la Piccardia.
E quindi veramente si vedono differenze di atteggiamento, che hanno pesato molto a lungo fino ai giorni nostri, sono differenze enormi soprattutto rispetto a ciò che ha prodotto la civiltà italiana, che è una civiltà di città.
La città ha avuto il grande merito della trasformazione del territorio, ma si é spinta troppo avanti, non ha avuto pietà, per così dire. Certo non è venuto tutto in un colpo, ma a varie riprese, con delle forti scansioni in certi periodi. Ad esempio fra il 1100 e il 1200 e poi ancora fra ‘700 e ‘800, la città ha fatto quasi piazza pulita di boschi di pianura. La tradizione della civiltà comunale é largamente meritoria, indubbiamente. E’ stata una delle civiltà più “luminose” dell’Occidente e del mondo, ma nel medesimo tempo ha avuto anche quest’altro volto di atteggiamento tracotante nei confronti del mondo naturale: la città non ci ha pensato due volte se eliminare un bosco o mantenerlo in piedi, o mantenerne una parte. E’ vero che già in pieno ‘200 abbiamo delle avvisaglie, degli allarmi che sembrano modernissimi. Vediamo negli statuti, ad esempi ...[continua]
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