Sono nata nell’81, l’anno dopo il terremoto, allora abitavamo da un’altra parte, dietro via Ceccarelli, poi nei bipiani che hanno buttato giù, ma sempre a Barra. Son venuta qua che avevo 7-8 anni e sono cresciuta qui, in questi appartamenti... La mia infanzia è stata così così, comunque ho vissuto con due persone speciali, i miei nonni. Mia madre purtroppo non è stata fortunata dalla nascita, né coi genitori, né coi nonni. Noi almeno abbiamo avuto i nonni, lei neanche quelli. Psicologicamente è rimasta bambina, e poi i problemi di salute... Comunque, allora era tranquillo, non era così come adesso. Molto, molto più tranquillo di adesso. Insomma, ho avuto un’infanzia normale, si giocava fuori, non c’erano tutte le recinzioni, non ci stavano problemi. Un quartiere normale. Quando ha cominciato a diventare “non normale”? Pian piano, non ci sta una data specifica…
A scuola mi trovavo bene, ho fatto materna, elementare e pure le medie. Alle elementari ho avuto un’insegnante molto severa, però oggi dico brava. Alle medie pure. Io poi non ero ribelle come bambina. Ero molto più calma di mia figlia, cioè, temevo, avevo paura dei castighi, delle sgridate... Infatti non sono mai stata bocciata, ho fatto fino alla terza media. Avrei pure voluto continuare, poi però c’è stato il fidanzatino, che oggi è mio marito... Mi sono fidanzata a 13 anni. Un po’ prestino? Già, tornassi indietro... Cioè, sceglierei comunque le cose che ho fatto, perché sono contenta di quello che ho fatto, e però forse non a 13 anni... Ricordo che ho festeggiato il mio tredicesimo compleanno e ci siamo fidanzati di nascosto...

Non è che avrei voluto fare chissà cosa, avrei continuato la scuola. Avrei fatto qualcosa legato alle scienze, perché m’interessa scoprire le cose, fare domande: perché ci sta ‘sta cosa, perché succede questo… Mi piace la natura, i vulcani, le piante… tengo un limone qui in giardino, l’ho visto nascere, me lo sto crescendo… Sì, lui non voleva che continuassi. Escluso il liceo scientifico, dissi: “Mo’, se non mi fai fare la scuola almeno fammi fare un qualcosa”. C’è la scuola di estetista e parrucchiera qui. Disse di no. “Se vuoi qualcosa te lo do io”, era questo l’argomento. Cosa vuoi, non avendo dei genitori che si impongono. Voglio dire, un genitore può anche intervenire: “Quello è il fidanzato, io sono il genitore e tu fai quello che dico io”. Io comunque così farò. Tu genitore cerchi il meglio per tua figlia e arriva uno di 13 anni… Non esiste. Poi non vorrei che mia figlia si fidanzasse a 13 anni, è troppo presto. Le cose sono belle comunque, però… Allora non è che ho accettato così, mi sono anche ribellata, ma poi dopo mi son stufata, si vede che forse non ero tanto interessata, mo’ me ne pento, però così è andata e così andiamo avanti.

Lui è un bravo ragazzo, tranquillo. Ha cinque anni più di me, a 15 anni già era a lavorare a Verona con un parente. A 18 anni è tornato qua per il militare, finito il militare se n’ è tornato là. Sì, ci siamo fatti cinque anni di fidanzamento. Lui là e io qua.
Ci siamo sposati quando io sono stata maggiorenne. A marzo ho compiuto 18 anni, a ottobre mi sono sposata e l’ho raggiunto a Verona. Ci sono rimasta sei anni. Quando son salita io abbiamo affittato una casa. Molto più bella di questa. Erano due stanze, due bagni, due poggioli, il garage, un salone enorme che era circa 50 metri quadrati e una bella cucina.
Solo che l’affitto… Siamo arrivati a 500 euro, avevamo iniziato con 800.000 lire.
A parte la casa, l’esperienza al nord non è stata positiva, non mi sono trovata bene. Sempre per il fatto che, essendo lui napoletano, una capa diversa, non m’ha mai voluto far andare a lavorare.
Quindi io stavo in casa da sola tutto il giorno.
Se avevo amiche? E come se non uscivo mai? Stavo proprio dentro casa, tutto il giorno. Ovviamente, potevo uscire, se volevo, solo che dopo un po’, figurati, mi ero talmente abituata a stare in casa che mi scocciava persino andare a fare la spesa, a pagare le bollette. Uscivo una volta al mese e riuscivo addirittura a pagarle con 20 giorni di ritardo perché l’idea di uscire… Ero autoprigioniera.
Cosa facevo tutto il giorno a casa? Pulivo la mattina e poi mi mettevo sul divano. Infatti, quando sono andata lì ero magra. Son tornata qua a Napoli che ero una cosa… D’altra parte, dormivo, mi alzavo, aprivo il mobile e mangiavo. Questo succedeva: mangiavo e dormivo.
E’ andata avanti così per anni, fino a che mi son scocciata, perché comu ...[continua]

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