Enzo Ciconte è stato consulente presso la Commissione parlamentare antimafia, ha realizzato numerosi studi relativi al meccanismo di penetrazione delle mafie al Nord. Recentemente ha pubblicato, per Rubettino, Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, ‘ndrangheta e camorra dall’Ottocento ai giorni nostri, 2008; ‘Ndrangheta, 2008; Australian ‘ndrangheta, 2009.

Cos’è successo a Rosarno?
La vicenda la conosciamo. Due cittadini africani sono stati colpiti con un fucile ad aria compressa da qualcuno che quindi non mirava a ucciderli, ma solo a ferirli. Lì è scattata la reazione da parte della comunità degli immigrati. La violenza è scoppiata anche perché la voce circolata all’inizio parlava di quattro africani morti, non di feriti e questo ovviamente ha fatto scatenare la rabbia.
Da lì la controreazione di una parte della popolazione locale, che si è conclusa con una vera e propria deportazione degli africani da Rosarno. Perché è successo tutto questo? Le ragioni sono molteplici. Negli ultimi anni a Rosarno la situazione economica e sociale era completamente mutata rendendo sempre più tesa la convivenza coi cittadini africani venuti per aiutare nella raccolta degli agrumi, arance e mandarini.
A un certo punto, infatti, la Comunità europea ha introdotto una nuova modalità di concessione delle integrazioni ai contadini. In pratica i finanziamenti agli agricoltori, ai possessori dei terreni, non sono più stati dati in base alla produzione, ma in base agli ettari posseduti.
A quel punto raccogliere o meno le arance è diventato indifferente, e di conseguenza quel mercato è entrato in crisi. Entrando in crisi il mercato, questi africani sono stati considerati inutili, un sovrappiù, anzi un potenziale danno per il paese. Intanto gli africani vivevano in condizioni igieniche e di vita disumane.
Così negli ultimi anni si erano create delle frizioni tra le due comunità, quella rosarnese e quella africana. Tanto più che gli africani erano presenti in un numero molto consistente, 1500 persone, forse eccessivo per un paese di poche migliaia di abitanti. Quindi, si è creata una miscela esplosiva, di insofferenza reciproca, che si è trascinata per mesi senza che nessuno intervenisse.
Un’avvisaglia c’era già stata a ottobre dell’anno scorso. Anche allora gli africani erano stati oggetto di violenza da parte di alcune persone di Rosarno, avevano quindi protestato ma in modo del tutto civile, andando a denunciare i fatti. Era seguita una riunione a Reggio Calabria e il governo aveva annunciato l’invio di duecentomila euro, soldi che non sono mai arrivati.
Ora, uno dei punti da chiarire è chi abbia guidato questa rivolta e la mia impressione è che a fomentare gli animi sia stata la ’ndrangheta. Per due ragioni. Primo, perché non potevano accettare che a Rosarno continuassero a rimanere uomini -come gli africani- che reagivano. Secondo, siccome la popolazione di Rosarno non voleva più i "negri”, gli ’ndranghetisti dovevano dimostrarsi in grado di fare "pulizia”. Ne andava del loro prestigio.
Quindi la ’ndrangheta è stata attivamente presente. D’altra parte è immaginabile che i cittadini di Rosarno si armassero di spranghe di ferro o di fucili e andassero in giro a cacciare gli extracomunitari? Io sinceramente non ci credo. Quella che abbiamo visto non è la Rosarno che tutti quanti conosciamo: una cittadina democratica, pacifica e accogliente. E’ stata la ’ndrangheta a trasformarla, strumentalizzando situazioni di disagio e di intollerabilità che i cittadini pativano da tempo, ma che potevano e dovevano essere risolte in modo diverso.
Non a caso, uno degli arrestati è il figlio di un ergastolano appartenente alla famiglia Belloco, nota alle cronache giudiziarie non solo rosarnesi, con appendici anche in Emilia Romagna.
La presenza della ’ndrangheta nei fatti di Rosarno era quindi visibile. A non vederla è stato solo il Ministro degli Interni, il quale ritiene di avere conseguito una vittoria a Rosarno. Io credo invece che a Rosarno lo Stato sia stato sconfitto. Uno Stato democratico avrebbe isolato e processato gli africani violenti, impedendo ai locali di reagire come hanno reagito, frapponendosi tra gli uni e gli altri e riportando la calma.
A Rosarno invece la calma è stata portata soltanto dopo che tutti i cittadini africani erano stati cacciati. Non mi pare una vittoria. Quelle persone non avevano violato alcuna legge, avevano il permesso di soggiorno, quindi avevano tutto il diritto di ri ...[continua]

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