David Bidussa, storico sociale delle idee, lavora presso la Biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano.

Tu a proposito della giornata della memoria, ma non solo, parli di un calendario civile che in Italia è un po’ un problema e non da ora. Puoi spiegare?
Beh, intanto quel che s’è deciso di fare è di mettere in calendario una scadenza sulla base di uno scenario europeo. Dovevi, cioè, trovare un qualcosa che fondasse il calendario civico europeo. Il Giorno della memoria è una data la cui prassi e il cui contenuto sta dentro l’idea di Europa democratica. E’ come il Giorno della vittoria della prima guerra mondiale, come la presa della Bastiglia, è un momento che dovrebbe far parte di un atto fondativo di quello che tu vorresti essere o di quello che vorresti che non accadesse più. Comunque rappresenta la presa di coscienza di un atto consumato sul territorio che ha riguardato complessivamente tutto il conflitto. Se analizzato da questo punto di vista, il Giorno della memoria è sicuramente una data che fonda l’Europa in quanto un insieme di esseri umani, uomini e donne, dentro un territorio, divisi da molte cose, si ritrovano uniti, magari anche in maniera non cosciente, non dichiarata, nel riconoscersi in essa. Dal punto di vista europeo il problema può essere che, alla lunga, restando l’unica data civica di questo continente ed essendo stata introiettata come "il giorno della vergogna”, quindi come una data imbarazzante, diventi una non data, perché non è che uno possa sempre ricordarsi solo e soltanto della data della vergogna.
E il rapporto con le date nazionali?
La possibilità che questa data vada a cozzare con le scadenze dei singoli calendari civici nazionali, con quelle date nazionali, cioè, che fondano l’identità, in un momento in cui queste subiscono, contemporaneamente, un processo sia di consunzione che di esasperazione, esiste. In Italia il problema è ben più grave perché il 27 gennaio entra in una dimensione pubblica in cui non ci sono delle feste riconosciute di fondazione della comunità nazionale. Mi spiego meglio: il 27 gennaio è un tipo di scadenza che è entrata formalmente dentro un calendario civico, ma sostanzialmente non è nemmeno una festa, è un giorno che ha come protagoniste le scuole, cioè fa parte di un calendario civico scolastico. Allora la domanda è: cos’è un calendario civico scolastico? E’ un calendario che dà l’opportunità per fare formazione storica delle giovani generazioni, per formare una coscienza pubblica ed etica a quelli che saranno i futuri cittadini. Se io, essendo nato nel ‘55 e avendo fatto le scuole nell’Italia del boom, faccio memoria sul mio calendario civico scolastico, elenco le seguenti date: la prima era il 4 ottobre, San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia; la seconda era il 31 ottobre, giorno nazionale del risparmio; poi c’era il 4 novembre, giorno della Vittoria, poi c’era l’8 dicembre, l’Immacolata, poi c’era, a parte il Natale, l’11 febbraio, anniversario del Concordato Stato-Chiesa, poi c’era Pasqua, poi c’era il 25 aprile, il 1° Maggio, il Corpus Domini, l’Ascensione. E con ciò arrivavamo alla fine dell’anno scolastico. Una delle grandi fortune, o sfortune, o ambiguità di questo paese, è che la presa di Roma, cioè la fondazione dell’unità d’Italia, cadeva il 20 settembre, ma andando a scuola il 1° ottobre, con ciò abbiamo risolto il possibile contenzioso tra Stato e Chiesa. E quindi quella non è mai stata una data collettiva, cosa alquanto singolare…
La più importante che…
Non esiste, zero. Allora, voglio dire che quel calendario civico scolastico, attraverso la cadenza quasi mensile delle date, di fatto trasmetteva dei valori, diceva che Paese era questo: un Paese fondamentalmente cattolico, con una memoria e con un orgoglio nazionale, in cui il risparmio era un elemento fondamentale. Oggi una Giornata del risparmio sarebbe incomprensibile, semmai dovremmo istituire la Giornata della carta di credito, però in ogni caso, noi dobbiamo riflettere sul fatto che il 27 gennaio, di fatto, ha sostituito questo enorme pacchetto di date. Ora, possiamo presumere che, così come esisteva un calendario civico scolastico di cui ci siamo dimenticati del tutto, potrà capitare di dimenticarsi anche del Giorno della memoria. Ma a quel punto il problema diventerà molto più grave, perché, nel frattempo si sarà del tutto consumato quel po’ di calendario civico nazionale che avevamo. Non resterà niente.
Quindi non avremo più, ...[continua]

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