In Europa arrivano segnali sinistri, sia sul versante economico che su quello sociale. Anche dove i partiti socialdemocratici erano tradizionalmente forti, come in Svezia e in Germania, governa la destra…
Stiamo vivendo una fase storica di grandissimo cambiamento e di grandissima difficoltà, sia a livello europeo che, per molti aspetti, anche a livello mondiale. Il quadro in cui dobbiamo inserire la nostra riflessione è quello in cui, soltanto una quindicina di anni fa, la maggior parte dei paesi europei era guidata da governi che in Italia definiremmo di centro-sinistra -socialisti, socialdemocratici, laburisti, eccetera- mentre oggi la stragrande maggioranza dei paesi europei ha governi che definiremmo di centro-destra -conservatori, liberali, e così via. Oggi la Svezia, che era un po’ il fiore all’occhiello della socialdemocrazia europea, è governata dalla destra, questo ci fa capire quanto profonda sia stata la svolta iniziata con la caduta del muro di Berlino, e quanto forte sia l’ondata, crescente negli ultimi dieci anni, di quello che potremmo definire genericamente un populismo di destra.
In Europa, il populismo di destra ha avuto successo facendo leva su questioni che riguardano la crisi economica, la disoccupazione, la crisi del welfare, l’insicurezza, la paura suscitata dagli immigrati e dalla società multietnica. Poche settimane fa la Merkel ha dichiarato la fine della società multiculturale in Germania, eppure non è certo una leader populista di destra, è sì una leader conservatrice, ma ha una cultura politica diversa. Siamo di fronte al passaggio da un’Europa prevalentemente "socialdemocratica” a una prevalentemente "conservatrice”. Il termine conservatore è tuttavia inadeguato, perché in alcuni casi le forze di centro o di centro-destra hanno dimostrato di essere più innovative delle forze della sinistra, le quali sono diventate spesso conservatrici rispetto al mercato del lavoro e alla sicurezza sociale costruiti negli anni del secondo dopoguerra.
Ora, in questo quadro, ovviamente molto semplificato, io metto anche la sconfitta di Obama alle recenti elezioni di mid term. Obama è stato una grandissima speranza e una grandissima innovazione, ma si è trovato a gestire l’eredità di Bush e una crisi economica maturata prima, ma esplosa durante i suoi primi due anni di mandato. Il populismo di destra -in questo caso rappresentato dai cosiddetti tea party- è stato determinante in questa sconfitta, che forse non sarà definitiva, ma comunque non era più successo dal 1948 un tale spostamento di seggi dai democratici ai repubblicani. Se noi ci giriamo indietro a pensare cos’è stata la speranza che ha suscitato Obama in America e nel mondo, il tracollo recente è una cosa che lascia allibiti. In questo quadro, più nel nord Europa e molto meno nel Sud Europa (e cerco di non usare eccessiva enfasi propagandistica, ma guardando più da osservatore politico, sociale e culturale) l’unico elemento che vedo di innovazione, di cambiamento e anche di speranza rispetto al futuro, è questa crescita apparentemente inarrestabile dei vari soggetti ecologisti e verdi, sostanzialmente accomunati dai temi dell’ecologia politica e della maturazione di una nuova soggettività politica.
Penso che questo fenomeno dell’ecologismo politico, che si è sviluppato ed accresciuto negli ultimi anni, sia qualcosa di più dell’ambientalismo classico, che riguardi più l’ecologia culturale, della mente, ambientale, sociale. Cioè qualcosa che non riguarda più soltanto l’aspetto importantissimo, ma delimitato, dell’ambientalismo come l’abbiamo conosciuto fino a pochi anni fa. Questo nuovo ecologismo politico ha l’ambizione di essere una nuova visione culturale e un nuovo progetto politico capace di affrontare tutte le questioni della società contemporanea: da quelle ambientali a quelle economiche, sociali, culturali, istituzionali; perché c’è anche un’ecologia delle istituzioni. Temi come la partecipazione, la rappresentanza, la trasparenza e l’anti-casta, usando un termine che non mi piace molto, fanno parte di questa visione più generale dell’ecologia politica.
"L’anti-casta” è in realtà il titolo di un libro curato da Marco Boschini e Michele Dotti, una raccolta di saggi di vari autori, che in qualche modo attraversano questa nuova ecologia politica in Italia. Per ora l’attraversano soprattutto s ...[continua]
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