Il Premio Alexander Langer 1999 è stato assegnato a Ding Zilin che nel massacro di Tiananmen perse il figlio di soli 17 anni. Puoi parlarci un po’ di lei?
Ding Zilin, assieme al marito Jiang Peikung, rappresenta oggi in Cina la voce più potente e rispettata sul piano della lotta per i diritti umani. La gente la definisce "madre straordinaria”, per tutto quello che ha fatto negli ultimi 10 anni: un lavoro di meticolosa documentazione sulle uccisioni e i massacri di Tiananmen, di reperimento delle testimonianze, portato avanti tenacemente nonostante tutte le menzogne del governo tese a nascondere la verità. E’ veramente incredibile ciò che è riuscita a fare questa donna, nonostante l’incessante presenza della polizia che la segue ovunque e la tiene costantemente sotto custodia.
Con i suoi amici ha percorso ogni singola strada di Pechino, bussando porta a porta, per cercare di scoprire e portare alla luce, nome per nome, tutti i morti e i feriti del massacro del 1989.
E non si è limitata a registrare, archiviare i loro nomi, ma ha ricostruito e voluto raccontare anche chi erano, come sono morti, dove, tutti i dettagli, come le famiglie hanno vissuto negli ultimi dieci anni, come hanno affrontato un periodo così difficile.
Ha anche creato una rete di sostegno per le famiglie delle vittime, distribuendo le donazioni della comunità cinese, delle associazioni per i diritti umani.
Inutile dire che un tale sforzo non è stato portato avanti per soldi, per avidità personale. Ding Zilin è una donna schietta, spregiudicata, che non perde occasione per far ascoltare la propria voce ogni qualvolta si presenta l’opportunità di parlare ai media internazionali -dato che evidentemente i media nazionali cinesi non le permetterebbero neanche una parola. A nome di queste famiglie ha anche scritto delle lettere ai leader cinesi, ogni anno, per ogni occasione.
Lo scorso mese è stata intrapresa un’azione contro il governo cinese, chiedendo delle indagini sui crimini commessi. La petizione legale è stata sottoposta anche alla procura generale. Naturalmente questa agenzia legale non sta facendo niente, perché fa parte del governo cinese.
In questi anni comunque Ding Zilin non si è scoraggiata e con l’aiuto di molte persone che sostengono la sua causa, è stata raccolta una grande quantità di prove, dalle foto alle testimonianze personali. Hanno inoltre ingaggiato un avvocato, uno che lavora allo Human Rights in China, per vagliare la legge cinese, articolo per articolo, perché questo massacro è un atto criminale e devono essere svolte tutte le indagini per individuare e denunciare i responsabili del massacro. Purtroppo non sarà facile, perché il maggior sospettato è il leader cinese Li Peng, allora premier, oggi presidente del National People Congress. Comunque l’importante è che con quest’ultima iniziativa hanno potuto far sentire la propria voce nell’anniversario dei 10 ani da Tiananmen.
L’impegno portato avanti da Ding Zilin infatti, non fa esclusivamente riferimento al passato, bensì è strettamente legato al presente e al futuro della Cina. Perché la Cina, è inevitabile, deve passare per una transizione politica.
Purtroppo, le attuali autorità non hanno in agenda l’intenzione di occuparsene. Tuttavia è evidente che dopo i fatti di Tiananmen si trovano in una situazione sempre più complessa e delicata: non possono passare sopra quei massacri e non sanno come affrontarli.
Per questo Ding Zilin e le altre famiglie hanno avanzato una proposta: pretendono innanzitutto la giustizia, vogliono che tutte le persone che hanno commesso quei delitti ne rispondano e però non vogliono un rovesciamento violento del governo cinese, il loro approccio rispetta la legge. E questo tentativo viene dalle famiglie delle vittime, dalle madri che hanno perduto i loro figli. Io trovo che questa sia una cosa molto significativa per la futura transizione della Cina, per una soluzione pacifica che avvenga nel rispetto delle regole.
Che rapporto c’è tra l’attività dei dissidenti interni e quella dei dissidenti in esilio, in particolare negli Usa?
A partire dal 1989, un gran numero di studenti universitari e della scuola secondaria, ma anche di funzionari governativi, sono fuggiti dalla Cina e hanno cominciato a vivere in esilio, dando origine a varie comunità che però lungo il corso degli anni si son ...[continua]
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