Da diverse settimane sono ripresi gli sbarchi e l’estate si preannuncia molto critica. Può spiegarci qual è la situazione?
La situazione dei migranti in transito è oggi particolarmente critica, perché se prima potevano contare su una rete strutturata di connivenze, corruzione e agevolazioni per le partenze dalla Libia o per i transiti dai paesi a sud della Libia (Niger, Ciad, Sudan), la dispersione delle milizie e delle armi di Gheddafi, soprattutto al sud, ha destabilizzato tutta un’area, dal Mali sino al Niger, determinando anche il riemergere di tensioni tribali. Il Mali è un caso paradigmatico: oggi gruppi che si riconoscono in Al Qaeda hanno preso possesso del territorio dell’Azawad indipendente, nel nord del Mali, cui vorrebbero federare pezzi dei paesi del centro Africa.
Finora la risposta europea è stata militare, prima con l’intervento francese in Mali e poi con una pressione militare sulla Libia che continua tuttora. Non si è fatto invece alcuno sforzo politico per comporre determinate questioni, che sono prima di tutto storiche, diplomatiche e di rapporti tra paesi.
La presenza delle multinazionali ha a sua volta inquinato i rapporti tra stati. Non a caso Renzi ha affermato che Finmeccanica in Libia svolge quasi le funzioni di un’ambasciata; una gaffe che gli è stata rimproverata, ma che affermava una verità. D’altra parte, se pensiamo che a Finmeccanica è stato riconfermato Gianni De Gennaro... Insomma, è emblematico che ai vertici delle multinazionali che operano in Africa ci siano persone sicuramente legate ai servizi.
Tornando alla domanda, l’Africa sta assistendo al rafforzarsi di bande locali; possono essere le milizie federaliste di Misurata o i tuareg nella zona del Mali, dove la proclamazione dello "Stato indipendente dell’Azawad” sta destabilizzando l’intera area, inclusi il sud dell’Algeria e del Marocco. L’emergere di questi e altri movimenti spiega l’aumento dei migranti in fuga da paesi come Costa d’Avorio, Senegal, Gambia, Nigeria, Ghana, oltre ai flussi più consistenti e noti, costituiti da siriani, eritrei e somali che continuano ad arrivare e che però sono sottoposti a trattamenti più brutali di quanto non avvenisse in passato, perché vengono ceduti da una banda all’altra.
La rotta africana oggi è caratterizzata da molti check-point e i migranti in fuga avanzano grazie alle telefonate che riescono a fare ai parenti in Europa per ulteriori pagamenti. Il fatto è che ora pagando si ha la garanzia di fare cento-duecento chilometri, non di arrivare, come accadeva prima, sul Mediterraneo e poi imbarcarsi. Questo sta determinando una condizione di estrema sofferenza per i migranti che arrivano in Sicilia.
Lei ha più volte denunciato il trattamento riservato a queste persone quando arrivano nelle nostre coste.
Noi alterniamo, anche sullo stesso territorio, momenti di accoglienza-detenzione (quando qualche questore si impunta a trattenere le persone in centri chiusi, sbarrati, con la polizia che impedisce l’uscita, in attesa di raccogliere le loro impronte digitali) ad altri di accoglienza-abbandono, quando il numero delle persone che affluiscono è talmente elevato che non c’è il tempo materiale per contenere e chiudere tutti sotto chiave. Quando arrivano quattromila persone in tre giorni e mezzo, come è successo la settimana scorsa, questa accoglienza-abbandono poi si traduce in fughe ampiamente tollerate. D’altra parte, quando a fuggire sono famiglie coi bambini in braccio...
Devo dire che la Sicilia, dal punto di vista dell’accoglienza, sta rispondendo in un modo che poche altre regioni avrebbero potuto eguagliare. Se pensiamo a quello che ha prodotto in regioni come la Toscana o l’Emilia, l’arrivo di ottanta-cento profughi... A Pisa sono nati comitati di quartiere che protestav ...[continua]
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