A 24 anni sono entrato in carcere per reato di rapina, ero incensurato ho fatto trenta mesi, sono uscito quasi a 26. Avevo preso due anni e otto mesi, me li hanno fatto fare tutti, senza benefici, e ho lavorato sempre, fin dall’inizio che mi hanno arrestato. Gli ultimi 17 giorni mi hanno fatto fare la semilibertà, che andavo a dormire al carcere, non mi hanno fatto dormire a casa, non ho mai saputo perché. La maggior parte era nelle mie stesse condizioni. Quelli che hanno i benefici invece... A Napoli si dice "Chillo ca tene chiù santi, chillo va ’n paradiso". Ma quali santi? Per uscire dal carcere bisogna avere i soldi, per far chiudere un occhio, due occhi, e allora le pratiche vanno, oppure fanno uscire la scadenza dei termini, e così quello nel frattempo esce, e "chille che pagano simmo nuie ca nun tenimmo niente". La giustizia questa è. Un beneficio lo può avere un boss. Io ho lavorato sempre: in cucina, allo spaccio degli agenti, però non mi hanno mai voluto dare un beneficio. Una licenza l’ho avuta dopo due anni: due giorni a Pasqua. Non so se lo fanno perché sei incensurato, per darti una lezione. Vabbé, però una lezione non si dà così! Un’altra cosa: mia madre aveva un brutto male, le serviva una trasfusione di sangue e io c’ho il gruppo uguale, mia madre fece l’istanza dal giudice, ma loro mi volevano mandare dopo quattro o cinque giorni, per due ore. Fortunatamente avevano già trovato un donatore, perché dopo quattro giorni era troppo tardi, non si poteva fare niente. Adesso è tutto a posto, ringraziando Iddio, però se non trovavano nessuno mia madre moriva. Colpa mia che sono andato in carcere, però è anche colpa vostra: subito mi dovevate mandare, non dopo quattro giorni.
Il primo carcere dove sono stato è quello di Forni (Salerno), il tempo di fare la direttissima. Non mi hanno voluto accettare il patteggiamento perché non avevo fatto due mesi di pena sofferta. Dopo la direttissima mi hanno trasferito ad Ariano Irpino; a Poggioreale ho fatto quasi un anno e poi mi hanno mandato a S. Maria Capua Vetere. A Poggioreale è cominciato l’inferno. Dottori, assistenti, volontari chiamano solo chi vogliono loro. Sono stato al padiglione Avellino e ho fatto l’istanza per lavorare, non perché ne avevo bisogno, sono ragazzo, non sono sposato. Ho fatto la richiesta perché in una stanza stavamo 18 persone con un bagno; quattro cuccette che arrivavano fino al soffitto, per salire dovevo fare proprio una salita di montagna, le finestre tutte arrugginite. Una doccia alla settimana per tutti 18: massimo un minuto sotto la doccia...
Cosa fanno 18 persone in una stanza? Beh, noi giocavamo a carte, però le carte le facevamo noi con le sigarette, poi c’era da cucinare, fare le pulizie... L’igiene è importante, sennò non si può stare, per esempio un ragazzo trascurato è meglio che faccia la domandina e se ne vada. La legge del carcere così è: una legge che io accetto, perché la prima cosa è la pulizia... Sono andato al padiglione Salerno, da là mi hanno trasferito al padiglione Italia, dove stanno tutti i lavoratori. Il mio compito era di andare a lavorare in cucina, dove cucinavano per duemila persone. Non vi dico quello che si faceva, non vi dico il mangiare che si buttava il pomeriggio, perché si cucina nelle stanze: quintali di mangiare, che la gente del terzo mondo veramente lo desidera quel mangiare, a Poggioreale si butta. Eppure è buono, non è come si dice fuori: "A Poggioreale c’è la povertà". A Poggioreale la povertà non c’è, nelle stanze si cucina, le spese vengono fatte dallo spesino, che è sempre un detenuto, anche se là questo detenuto rubava agli altri detenuti. Come? Con l’aiuto della guardia. Per esempio, compriamo 50 Diane, loro te ne portano 45, cinque pacchetti sono la bellezza di 15 mila lire, dove stanno? Lo spesino allora ti manda la guardia, "Appuntà, noi vogliamo le sigarette", "Dovete aspettare la settimana prossima" "E noi come facciamo a fumare?". Comunque la settimana successiva le sigarette non te le danno, e sulla spesa ci manca anche un’altra cosa. Purtroppo non ci possiamo ribellare. I cinque pacchetti dove vanno a finire? Due allo spesino e tre alla guardia.
Dopo Poggioreale mi hanno portato a S. Maria: carcere nuovo, cucina pulitissima, le stanze massimo quattro posti... Io stavo nella stanza con un amico che doveva fare 25 anni di carcere, in un certo senso era liberatorio stare vicino a lui. Venne un per ...[continua]
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