Greta Berardi, 15 anni, e la madre, Cinzia Messina, vivono a Ravenna e sono autrici del libro Io sono io (assieme a Francesca Viola Mazzoni, Il Ponte Vecchio, 2020).

Greta, dalla tua prospettiva è cambiato il modo di trattare il problema dell’omotransfobia negli ultimi anni?
Greta. Secondo me sì. Se ne è parlato di più, forse per moda. Per il ddl Zan a un certo punto tutti, anche le celebrità, si sono esposti, si facevano le foto con la mano a sostegno della legge. Così le persone si informano di più. La maggior parte delle persone non sono informate. Quando si comincia a leggere, a informarsi, poi la gente si fa delle domande... Se qualcuno mi venisse a chiedere che cosa significa essere trans, per informarsi e capire, non sarebbe un problema, non mi darebbe fastidio. Se qualcuno dei miei compagni delle medie mi avesse chiesto informazioni, sarei stata contenta, non triste.
La tua storia ha avuto una grande eco sui media. Come vivi il riflettore?
Greta. Bene. Ma quando sono andata in televisione non l’ho fatto per farmi vedere. Spesso chiedevano la presenza di mia madre. Chiedevano un genitore che non si vergognasse della propria figlia, che spiegasse al pubblico cosa significasse. Non lo facciamo per la visibilità, ma per informare su questi temi. A volte sono più a disagio durante un’interrogazione che su un palco a parlare della mia storia!
Cinzia. Fino a tre anni fa si parlava poco di questi temi. Oggi abbiamo un gruppo Facebook con 52 genitori, di cui trenta solo nell’ultimo anno. Ci deve essere un apripista; abbiamo deciso di sfruttare il nostro coraggio per farne parlare di più. A noi non ce ne frega niente di quello che dice la gente. Il più grande problema, spesso, sono proprio i genitori, che hanno paura di dirlo apertamente.
Greta. Mia madre e mio padre non sono mai state persone che giudicavano. Se vedevano una persona omosessuale, anche prima del mio coming out, non gli interessava.
Cinzia. C’è anche da dire che per l’esposizione mediatica ce ne hanno dette di ogni... scrivevano cose terribili sui social. All’inizio ero pentita, spaventata, soffrivo. Dicevano che usavo la sua immagine per i miei scopi. Ma quali? Non ho mica 25 anni! Io faccio le pulizie... Poi mi sono confrontata con il babbo, ci siamo detti: “Noi l’abbiamo fatto col cuore”, e adesso sono contenta di averlo fatto.
Hai 15 anni, hai appena iniziato il liceo. Com’è andata?
Greta. Sto per finire il primo anno. È andata bene. Io per fortuna potevo decidere di andare in presenza, perché ho la prof di sostegno. Con le lezioni a distanza non ascolto, mi distraggo. Infatti l’anno scorso non ho seguito molto le lezioni, devo dirti la verità. È stata una fortuna per me. Non so come avrei fatto se non ci fosse stato il Covid.
Avevo iniziato a chiudermi in bagno durante l’intervallo e mi veniva a prendere mia mamma. Alle medie non stavo bene coi miei compagni, mi isolavano. Oppure, se avevo un’amica, lei si faceva trasportare dagli altri, e alla fine ci allontanavamo. A me le persone che si vergognano non mi piacciono.
Hai notato una differenza fra medie e superiori? C’è più maturità?
Greta. Sì, c’è stato un grande cambiamento. Poi forse dipende anche dal fatto che faccio l’artistico: se fossi andata al classico sarebbe stato diverso. Ai miei compagni non interessa come sono, credo sia un fatto di maturità. Forse da più piccolo non hai niente da fare e cerchi di trovare gli sfoghi, prendi in giro le persone. Invece adesso sembra che non interessi proprio.
Ti senti più matura rispetto ai tuoi compagni?
Greta. Su certi punti di vista sì, su altri per niente. Forse certi comportamenti... Mi sentivo più matura degli altri alle medie, adesso invece siamo lì. C’è una mia compagna che è molto pacata, tranquilla, si vede che è matura; mentre io invece faccio ancora gli scherzi. In certe cose non sono matura del tutto. In altre... ad esempio: i miei compagni dell’identità di genere non sanno niente, non conoscono il tema. Io mi sono dovuta informare apposta.
A scuola hai mai spiegato cos’è l’identità di genere?
Greta. Mi piacerebbe, ma bisogna trovare il contesto giusto. Se uno me lo chiede glielo spiego con tranquillità, senza problema. Basta entrare nel contesto. Ad esempio, se si parla della comunità Lgbtqi+ io dico quello che penso. Però non ho ancora trovato il contesto adatto per spiegarmi.
Come ti aiuta la tua insegnante di sostegno?
Greta. Da quando ero in seconda elementare ho avuto il sostegno per il ritardo ...[continua]

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