Sheri Berman è professoressa di Scienze politiche presso il Barnard College, Columbia University. I suoi interessi di ricerca includono lo sviluppo della democrazia e della dittatura, la politica europea, il populismo e il fascismo, e la storia della sinistra. Il suo attuale progetto di ricerca si intitola “The Political Consequences of Economic Ideas: Neoliberalism, the Left, and the Fate of Democracy”. 

Iniziamo dallo stato di salute della sinistra. I tuoi lavori precedenti si sono concentrati sullo spostamento dei partiti di sinistra verso il centro nelle questioni economiche. Oggi una delle questioni più spinose e al contempo cruciali a sinistra è l’immigrazione.
Negli anni Novanta abbiamo assistito a una riduzione della distanza tra i partiti di centro-sinistra e di centro-destra sulle questioni economiche. Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, nel periodo di massimo splendore del neoliberismo, anche i partiti laburisti, socialdemocratici e socialisti, hanno accettato alcuni dei principi e alcune politiche sostenute dai neoliberali. 
Questo passaggio ha comportato una serie di conseguenze importanti. In primo luogo, ha indebolito il “brand” del centrosinistra, intendendo con questo termine ciò che gli elettori associano a un partito. Quando pensiamo a un partito: cosa rappresenta per noi, quali sono le sue politiche distintive, quali gli obiettivi a lungo termine? Durante i decenni del dopoguerra, il centro-sinistra aveva un profilo e un programma economico piuttosto chiari: la sua collocazione prevedeva un’accettazione del capitalismo, accanto però a politiche interventiste che si occupavano, in particolare, dei lavoratori colpiti dai cambiamenti del mercato, e dei meno abbienti, ecc. Questa fisionomia, con il passare del tempo, è sfumata per poi avvicinarsi al neoliberismo alla fine del XX secolo. 
Via via che questi partiti si allontanavano dalla loro agenda tradizionale, che era contraddistinta da quello che potremmo definire un “programma di classe”, i loro elettori tradizionali a loro volta li abbandonavano. I vecchi partiti erano fisiologicamente associati alla classe operaia, e in generale ai lavoratori a basso reddito e senza istruzione universitaria. Molti di questi all’inizio si sono trovati un po’ alla deriva, come dire, in uno stato di apatia o alienazione e semplicemente hanno smesso di votare. 
Questa è la prima osservazione da fare e riguarda appunto una sorta di convergenza economica che si è verificata tra il centro-sinistra e il centro-destra tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. 
Venendo alla seconda parte della tua domanda, relativa non solo al tema dell’immigrazione, ma direi più in generale alle questioni sociali e culturali, è importante sottolineare come proprio quello spostamento abbia avuto un impatto cruciale su tutta una serie di problemi. L’avvicinamento nei programmi economici tra i partiti tradizionali ha infatti avuto come effetto che gli elettori, non vedendo differenze sostanziali, hanno cominciato a prestare attenzione ad altri temi e interessi per decidere chi votare. È logico, no? Gli scienziati politici parlano di uno “shift”, di uno spostamento dell’asse della concorrenza politica verso questioni non economiche, dove i partiti tornavano a essere diversi.
Nello stesso periodo, anche nel tentativo di recuperare un profilo progressista, molti partiti di centro-sinistra si sono spostati a sinistra su questioni socio-culturali, a favore dell’immigrazione, del multiculturalismo, ecc. Quindi c’è stato, contemporaneamente, un avvicinamento alle loro controparti di centro-destra sulle questioni economiche, e un allontanamento su altre faccende.
Un’altra tendenza parallela che emerge in questo periodo è che i partiti di centro-sinistra iniziano a essere sempre più dominati dal tipo di persone che probabilmente leggeranno questa intervista, elettori colti, con una formazione universitaria e che negli ultimi 15-20 anni si sono spostati più a sinistra sulle questioni sociali e culturali. In qualche modo questi partiti si spostano insieme alle persone che li guidano e agli elettori a cui si rivolgono. Parliamo di tendenze in un certo senso interattive. Sono fenomeni legati l’uno all’altro in modi interessanti e complicati.
In questo sommovimento tu denunci l’emergere di un “gap di rappresentazione”. Puoi spiegare?
Torniamo alla questione di questi partiti di centro-sinistra che si allontanano dai loro elettori tradizionali. Come ricordavo, ...[continua]

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