Massimo la Torre insegna Filosofia del Diritto all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, collabora a varie riviste del settore e a Critica liberale. Recentemente ha pubblicato Disavventure del diritto soggettivo, edito da Giuffré.

Al centro delle tue ricerche nel campo della teoria politica c’è da sempre la figura e il pensiero di Francesco Saverio Merlino, un personaggio oggi scarsamente conosciuto e studiato. Come sei arrivato ad interessartene?
L’interesse per Merlino e per il suo pensiero è dovuto alla conoscenza che, grazie ad un amico comune, a vent’anni feci di Aldo Venturini, una persona deliziosa, morta tre anni fa.
Venturini, che di Merlino era stato amico e corrispondente, era una specie di "apostolo" merliniano -a lui, fra l’altro, si devono quasi tutte le edizioni di testi merliniani pubblicate nel dopoguerra- anche se proprio rispetto a Merlino visse forse il dramma più profondo della sua vita. Venturini era diventato amico di Merlino, che fin dalla fine dell’800 non apparteneva più a nessuna "scuola" del socialismo, nei primi anni Venti -cioè nello stesso periodo in cui era diventato il segretario di fatto, quello che teneva la commissione di corrispondenza, della neonata Uai, l’Unione Anarchica Italiana- e la loro amicizia si rivelò subito molto forte. Merlino considerava Venturini una sorta di discepolo e continuatore, anche se quest’ultimo faceva praticamente da segretario anche a Luigi Fabbri che era, insieme a Errico Malatesta, uno dei leader di maggior prestigio nell’anarchismo dell’epoca. Nel ’26, col rafforzarsi del fascismo e con le leggi eccezionali, il movimento anarchico fu messo fuorilegge e molti furono i militanti che dovettero scappare dall’Italia: Fabbri andò prima in Francia e poi in Uruguay, dove rimase fino alla morte, mentre Malatesta, già molto anziano, fu di fatto messo agli arresti domiciliari. La stessa cosa accadde a Merlino, che era già molto malato e si era ritrovato a dover ricorrere all’assistenza del figlio Libero che, dopo essere stato anarchico in gioventù, era diventato fascista. Anche Venturini avrebbe voluto andare in esilio, ma ad impedirglielo fu il fatto di essere l’unico sostegno della madre, anziana e malata. Dovendo rimanere in Italia Venturini decise di fare un concorso per maestro elementare, che vinse, e questo gli cambiò del tutto la vita. Decidere di fare il maestro, infatti, per Venturini significò dover sottostare a una serie infinita di controlli e questo, ovviamente, comportò il doversi allontanare completamente da quel che restava del movimento. Per Venturini furono, ovviamente, scelte non facili, che gli pesarono per tutta la vita, anche perché, conseguentemente, dovette troncare la corrispondenza e lo scambio ideale con Merlino -che nonostante l’età avanzata era ancora considerato un pericoloso sovversivo- così accrescendo l’isolamento che lo accompagnò fino alla morte, avvenuta nel 1930, quando aveva settantaquattro anni.
Ma, a parte la repressione fascista, all’isolamento di Merlino contribuì anche il suo essere critico delle correnti socialiste più diffuse?
Nonostante fosse polemico col socialismo riformista, col comunismo e con l’anarchismo, dal quale proveniva, Merlino fu per quasi tutta la vita un personaggio di primo piano della sinistra europea ed ebbe una vita eccezionale per intensità e pienezza, una vita per molti versi simile a quella di Errico Malatesta, col quale, anche quando furono divisi dalle polemiche teoriche, rimase sempre l’amicizia nata quando si incontrarono, giovanissimi, a Napoli. Erano entrambi di famiglia borghese -Malatesta era figlio di commercianti, Merlino era figlio di un magistrato-, ambedue frequentavano l’Università, dove studiavano rispettivamente medicina e diritto, ma mentre Malatesta abbandonò molto presto gli studi per dedicarsi all’attività rivoluzionaria, Merlino li terminò, laureandosi giovanissimo. La laurea giunse giusto in tempo per fargli assumere la difesa degli internazionalisti, fra i quali Malatesta, processati per il tentativo di insurrezione anarchica messo in atto nel Matese, vicino a Benevento. Fu durante quel processo che Merlino, già simpatizzante dell’Internazionale, si convertì decisamente alle idee socialiste, rivoluzionarie, libertarie e fu quello il processo che segnò anche l’inizio della sua eccezionale vicenda umana e politica. Rapidamente, infatti, divenne uno dei personaggi più importanti del movimento anarchico italiano anche se, all’inizio degli anni ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!