Marjiana Grandits, appartenente alla minoranza croata austriaca, vive a Vienna.

Un sospiro di sollievo. E’ questa l’atmosfera generale che ha invaso la Croazia all’indomani delle elezioni, perché la popolazione ha vissuto con disagio questo periodo di pesante isolamento, soprattutto gli intellettuali, i giornalisti e gli uomini e le donne di cultura. Ora la gente, almeno quella con cui ho parlato, è semplicemente felice, ma anche un po’ incredula. Io però me l’aspettavo. Ormai era sempre più evidente che il consenso per l’Hdz si manteneva per inerzia e per opportunismo. All’inizio Tudjiman si era imposto per motivazioni ideologiche, la maggior parte dei croati veramente volevano l’indipendenza, e lui si era battuto per questo. Ma in breve è diventato chiaro a tutti che l’Hdz di Tudjiman era assolutamente invischiato con la corruzione e stava semplicemente cercando di mantenersi al potere. Solo che, benché la gente fosse veramente insoddisfatta, stanca, anche ai livelli più bassi, nella società civile lui rimaneva un po’ quel grande padre che nessuno voleva toccare. Ma poi è arrivato questo cambiamento così improvviso e radicale. E moltissima gente, anche proprio del partito di Tudjiman ha immediatamente cambiato posizione, cominciando a comportarsi come se non fossero mai neanche stati in quel partito, come se non avessero mai lavorato ai suoi programmi.
Io sono stata subito molto felice perché avevo questa sensazione che la vera opposizione avesse ora una chance. Sono stati eletti due politici molto qualificati e preparati; conosco sia Racan che Mesic, li ho incontrati parecchie volte e sono dei veri politici, hanno maturato una lunga esperienza, anche nel vecchio sistema comunista, ma sono riusciti a cambiare internamente il loro partito, i loro programmi e entrambi puntano ora a una Croazia aperta, più vicina all’Europa.
Ora però questo paese ha quanto mai bisogno di un sostegno dall’esterno, in particolare di investimenti economici e di qualsiasi forma di accordo con l’Unione Europea. Solo così la gente potrà realizzare che c’è differenza tra l’essere nazionalisti, chiusi, isolati, e l’essere invece democratici e di vedute aperte. Se questo non accade, temo rimarrà il pericolo che qualche leader nazionalista possa diventare molto popolare in futuro.
Un’altra cosa importante è che Mesic, il nuovo presidente della Croazia, ha ripetuto già varie volte che sosterrà il ritorno dei serbi cacciati dalla Krajina. Come forse sapete, sua moglie, la first lady della Croazia, è serba e credo che tutta questa situazione agevolerà le cose. Perché è un segnale positivo: dopo questo periodo di cupo nazionalismo è possibile che quello dell’attuale presidente sia un matrimonio misto. Questo veramente mi piace molto.
L’altra cosa è che molti scambi culturali potranno ora ricominciare. Per la Croazia il turismo resta un settore chiave e credo che la gente tornerà, ma dipenderà anche da come l’economia riuscirà a rimettersi in piedi.
E poi spero che molti intellettuali saranno di nuovo in grado di esprimersi e prendere posizione. Ho già visto che alcuni della vecchia opposizione sono stati inclusi nella struttura di governo. Un grave problema è quello della privatizzazione, che è stata avviata a favore di familiari del clan di Tudjiman, con un processo clientelare che ha beneficiato i vertici della vecchia nomenklatura. E questo è molto grave, perché le maggiori banche, molte imprese sono ora nelle mani di quelle persone e non sarà facile gestire tale situazione.

La svolta avrà un impatto anche sulla Bosnia. In Erzegovina, l’entità croata della Bosnia, purtroppo c’è ancora l’ala nazionalista al potere. Sono stata a Mostar recentemente ed è incredibile, veramente. E’ ancora una città divisa, ma perché i croati sono così stupidi! Si sono arroccati nella loro zona e la stanno ricostruendo; mentre nella parte orientale, quella musulmana, si vedono ancora tutte le distruzioni e le macerie e così poco è stato fatto finora.
Ebbene, questa gente ora dovrà rendersi conto che non avrà più il sostegno di Zagabria. E sta accadendo velocemente. A Mostar esisteva un’edizione speciale per la Bosnia Erzegovina di un quotidiano nazionalista della Dalmazia, dove ovviamente andavano propagandando questo rozzo nazionalismo. Ecco, questo è stato sospeso appena tre settimane dopo l’elezione di Racan. Quindi alla propaganda è già stato messo un freno. Questo rappresenta una speranza per l’intera Bosnia, perché se la Federazi ...[continua]

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