Sì, con mia madre. Roma è interessante, c’è molta gente e si possono fare tante cose. Roma ha contraddizioni più esasperate che altrove: siamo già in una metropoli, con la sua pressione che ti stressa. A Forlì mi sembrava di incontrare solo gente normalissima, quando invece giri per Roma ti imbatti in un pazzo ogni 20 metri. Vai alla stazione e vedi gente che fa delle cose stranissime. Per esempio i barboni. I barboni di Roma sono delle belle persone, ma agli occhi di chi passa sono solo dei poveracci, dei disgraziati, dei pazzi. Fra i barboni trovi anche gente che ha vissuto una vita normalissima, una vita cioè come quella che noi intendiamo normale. Una vita fatta di 20 anni di fabbrica o di insegnamento o di professione medica. Gente anche molto colta, che ha solo avuto una vita sfortunata. E allora: perché c’è tanta gente che reagisce in questo modo? Evidentemente perché qualcosa non funziona, perché non è proprio tutto così bello, così perfetto come vorrebbero i signori Berlusconi e Andreotti.
Cosa fai adesso per vivere?
Dal momento che dopo tutte queste esperienze, questi viaggi, non riesco ad abituarmi ad una routine, faccio un lavoro che mi eviti appunto la routine. Vado in giro per Roma a vendere vestiti usati, quadri, roba che compro. Mi piace stare fra la gente e avere un lavoro in cui decido io quando, dove e come andarci. Senza licenza, naturalmente. Perché io ho anche bisogno di sentirmi sempre in lotta, di sapermi un po’ in pericolo… Questo mi è rimasto. E poi ho sempre vissuto giorno per giorno e continuerò a farlo. Quanto durerò non lo so…
Faccio anche del teatro di strada, ho qualche velleità artistica, scrivo poesie…
Sono cose che ti rendono?
Certo. Niente è mai staccato dal vivere, dal mangiare. Si parla meglio di filosofia dopo aver mangiato dei cappelletti… Nel teatro di strada c’è appunto un tentativo di arte, un tentativo di entrare negli altri, il pubblico. Un tizio suona il tamburello, un mio amico senegalese balla benissimo la break-dance e io leggo poesie o mi invento qualcosa per attirare la gente, tipo i giochi con le monete. Quando faccio un capannello, prima del giro col cappello magari faccio anche un discorso politico…
A Roma si può fare di tutto. Ci sono quelli che bevono benzina e poi soffiano il fuoco, e ci sono quelli che suonano e cantano bene. La musica è molto importante per avvicinare la gente. Quando ci ricordiamo dei vecchi tempi, ci ricordiamo gli slogan, le canzoni con cui ci caricavamo… Ma ora, ascoltare l’Internazionale che effetto ci fa? Una volta sono capitato per caso in una manifestazione. Era un 12 dicembre, una manifestazione che si continua a fare. Ho risentito urlare “viva Marx, viva Lenin, viva Mao”. Mi è sembrato tutto molto patetico. Forse si deve trovare il modo di cambiare anche le parole. O no?…
Di tutte le esperienze che hai fatto, non ce n’è qualcuna che rimpiangi di non aver approfondito?
Certo, ma dovrei avere cento vite. Purtroppo il tempo è una dimensione che si stringe, si allarga, che prende e che dà, per dirla alla Neil Young. Vorrei aver approfondito tutto. Avrei anche una gran voglia di tornare in Oriente a farmi certi viaggi, per approfondire certi movimenti. Là c’è un continente enorme e popoloso, ricolmo di cose interessantissime: ricordi archeologici, la filosofia, i modi di pensare… Quando ci arrivi, tu che ragioni alla maniera occidentale, anche politicamente, vedi tutto in funzione del tuo modo di ragionare. Per loro, invece, non c’è niente che non parta dalla religione…
Parlami delle tue idee su come uscire dalla droga…
Dopo diverse esperienze, dopo essermi intossicato (e questo succede un po’ a tutti) viene quel momento in cui ti trovi in un cerchio chiuso, in un tunnel, e vuoi uscirne per molti motivi. Perché ti senti condizionato, oppure perché sei stanco di una routine ancora peggiore nella quale sei entrato e vuoi fuggirne da libero.
Se prima pensavi che farsi le pere era una forma di libertà, poi ti ritrovi in una schiavitù ancora peggiore. Ti mettono socialmente i bastoni fra le ruote da tutte le parti, ti costringono a pagare prezzi enormi e a trovare continuamente denaro a qualunque costo.
Quando stai male e sei in astinenza non ti interessa di niente, di tua moglie, dei tuoi figli, di tua madre o della vecchietta che passa per strada, ma solo di toglierti il dolore… Ma nemmeno i soldi interessano moltissimo, solo la dose. Per uscire da quest’inferno, io incominciai a provarl ...[continua]
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