Giuliano Pisapia è avvocato penalista presso il Foro di Milano.

Volevamo sapere il tuo parere sulla proposta dei giudici del pool Mani pulite per uscire dall’emergenza nella lotta alla corruzione.
Ritengo che il metodo usato dai magistrati del pool Mani pulite e da alcuni avvocati per proporre questo disegno di legge all’opinione pubblica, al ceto politico e al Parlamento, sia inaccettabile e addirittura controproducente rispetto agli scopi che si prefiggeva, al di là della sicura buona fede di chi l’ha proposto.
Innanzitutto perché ciò che è stato proposto alla stampa, all’opinione pubblica, agli operatori del diritto e al parlamento non erano delle indicazioni, ma un vero e proprio disegno di legge, con uno schema ben definito nei suoi concetti di fondo, e senza un preventivo confronto con gli altri operatori del diritto.
E’ inaccettabile in secondo luogo perché è stato anticipato da una serie di interventi di carattere politico in cui si poneva questa soluzione giudiziaria come l’unico modo per eliminare le controversie, le tensioni, le contraddizioni oggi esistenti tra magistratura, ceto politico e imprenditori, e come l’unico modo per risolvere il contenzioso giudiziario tra politici e imprenditori per arrivare a un vero e proprio patto sociale.
Questo chiaramente a mio parere è stato un vero e proprio atto politico che sicuramente esce da quelli che sono i compiti del magistrato. Niente evidentemente di illecito e illegale ma qualcosa di sicuramente inopportuno e quindi anche controproducente perché, al di là delle intenzioni che, ripeto, potevano essere anche positive, non ha portato a un dialogo, ma a uno scontro con chi ha opinioni diverseFu, soprattutto, con quelli che dovevano essere gli interlocutori di questo progetto.
Mi sembra che ancora una volta si ponga il problema dell’attuale squilibrio esistente tra i diversi poteri dello stato.
Avrei preferito che questo progetto di legge o questo schema di progetto, anziché all’opinione pubblica, alla stampa o agli imprenditori, fosse stato mandato alle sedi competenti come sono le commissioni “Giustizia” della Camera e del Senato chiedendo eventualmente un’audizione perché evidentemente chi ha formulato il progetto ha esperienze sicuramente utili per il dibattito in corso su come uscire da tangentopoli.
Un’ulteriore critica, e questa è chiaramente una critica che riguarda solo alcuni dei soggetti che hanno collaborato a quel progetto, riguarda il messaggio che è stato lanciato all’esterno: chi non condivideva quel decreto o aveva qualche cosa da nascondere o era favorevole all’omertà o addirittura era complice di chi per anni aveva inquinato la vita economica, politica e sociale italiana. Un metodo decisamente inaccettabile se si vuole un confronto e si fanno delle proposte, e non invece imporre semplicemente le proprie idee.
Nel merito?
Nel merito mi sembra assolutamente ingiustificata da un lato l’impunità e dall’altro l’aumento di pena rispetto a chi ha avuto la stessa condotta illecita. Questo progetto propone che chi commette un reato e lo confessa, accusando i complici, entro tre mesi dal momento in cui è stato commesso, possa usufruire di una vera a propria impunità, e che l’altro soggetto, invece, abbia addirittura pene molto più alte di quelle previste attualmente.
Può essere certamente utile alla collettività concedere anche forti sconti di pena a chi arriva, dopo aver commesso un reato, a un reale comportamento di ripensamento, ma non ritengo che si possa arrivare all’impunità. E dall’altro ritengo che non sia tanto l’aumento di pene a essere un deterrente rispetto al fatto che si commettano altri reati in futuro, quanto proprio il senso di impunità.
Il livello estremo di corruzione raggiunto nel passato è stato raggiunto non a causa della levità delle pene -che lievi non erano, perché attualmente possono arrivare fino a 12 anni di reclusione- ma proprio per l’impunità che si era creata. Quindi ricreare una situazione di possibile impunità può essere estremamente grave. Teniamo presente che in una situazione ben più grave, come quella della mafia, in cui al collaboratore anche comprensibilmente, lasciando perdere le discussioni se sia giusto o sbagliato, siamo spinti a fare anche ponti d’oro per arrivare all’accusa dei complici e per cercare di entrare in quelli che sono i meccanismi o le responsabilità della situazione mafiosa, ebbene, anche in quel caso, la collaborazione con la magistratura non ha compo ...[continua]

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