Ci parla dell’incarico che ha ricoperto nella giunta Rutelli?
Attualmente, come assessore presso l’amministrazione comunale romana, ho la delega ai servizi educativi, scolastici e formativi, e al coordinamento delle politiche giovanili, ma in precedenza, per 14-15 mesi, mi sono occupata a tempo pieno anche della politica del personale e della qualità dei servizi, seguendo peraltro la strada della nuova normativa “Cassese” relativa alla modernizzazione del lavoro nel pubblico impiego. Una prima parte del mio lavoro è stata dedicata a far rientrare il lavoro nelle regole, perché, storicamente, la situazione del pubblico impiego a Roma, dove il Comune ha 30.000 dipendenti, è stata connotata da una gestione di tipo paternalistico e consociativo, a cui non si è sottratto nessuno, né di destra né di sinistra. Questa gestione è sostanzialmente consistita nel regalare possibilità di sottrarsi al lavoro attraverso riduzioni esplicite o implicite di orario, l’assoluta mancanza di controllo della qualità del lavoro, l’accettazione di tutti gli “inguattamenti” possibili del personale in luoghi dove, per l’appunto, non si lavora o dove il lavoro non è socialmente controllato. Tutto questo, praticamente, ha significato occuparsi di problemi che in altri luoghi del mondo del lavoro sono larghissimamente superati ed ha comportato, fra le altre cose, l’abolizione di un collegio medico interno che dichiarava molto allegramente l’inidoneità di centinaia di lavoratori ai loro compiti d’istituto con risultati anche grotteschi: bidelli dichiarati inidonei all’ambiente scolastico oppure non in grado di avere contatto con l’acqua e i detersivi.
Sono state centinaia le persone rimandate alle Usl, che, per un buon terzo, ne hanno riconosciuto l’idoneità alle mansioni e che quindi stiamo rimandando al lavoro.
Mi sono anche occupata, ahimè, di rimettere in funzione un consiglio di disciplina che da tre anni non funzionava più e quindi aveva centinaia di pratiche inevase, con persone che erano già state condannate nei tre gradi della giustizia ordinaria per reati che hanno a che fare con l’amministrazione, quali corruzione e concussione, e che invece continuavano tranquillamente a lavorare, perché l’amministrazione non si era minimamente preoccupata di sospenderli o di licenziarli. E’ poi stato necessario rimettere ordine nell’assenteismo, in alcuni luoghi superiore al 20-22%, quando tutti sanno che anche nell’industria tessile, che è piena di donne, il tasso fisiologico è del 7-8%, non di più.
Un altro aspetto macroscopico della gestione del personale fino a quel momento attuata, era l’uso a go-go dello straordinario, incontrollato e incontrollabile. Nel Comune di Roma ci sono ancora due ore di permesso al mese per tutti i lavoratori per cambiare l’assegno in banca, dieci giorni di congedo per chi fa le nozze d’argento, o, ancora, mentre per tutti gli altri dipendenti degli Enti Locali c’è un solo santo patrono, per i romani ce ne sono due: uno è il 21 aprile e l’altro è San Pietro e Paolo...
Queste sono cosette, però moltiplicate per 30.000 persone costituiscono una massa di questioni. Per esempio c’è stato anche bisogno di eliminare la possibilità per i dipendenti di entrare ogni giorno 15 minuti più tardi e uscire 15 minuti prima, possibilità che era universalmente usata e che corrisponde a 13 ore di lavoro in meno al mese, regolarmente retribuite. Si è introdotta la flessibilità, come si usa in ogni settore del lavoro civile, per cui se uno arriva in ritardo ovviamente recupera.
E poi, ancora, il problema delle ferie per le educatrici degli asili nido e delle scuole materne: in questo settore, come è noto, ci sono diversi mesi di sospensione delle attività e le ferie vanno prese durante questi mesi di sospensione, non durante i mesi di lavoro...
E riguardo all’orario di lavoro come siete intervenuti?
Questa degli orari è una dolorosa vicenda. La situazione che ho trovato era quella di un orario schiacciato rigidamente nella fascia antimeridiana, con pomeriggi totalmente scoperti, oppure coperti con montagne di straordinario. Roma è stato il primo Comune a mettere in atto un accordo pilota sugli orari attraverso il quale, incentivando un po’ il personale dal punto di vista economico, si riesce a tenere aperti al pubblico gli uffici per 5 giorni la settimana dalle 8,30 all ...[continua]
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