Quelli che seguono sono ampi stralci dell’intervento che Soheib Bencheikh, muftì di Marsiglia, ha fatto al congresso del Rcd, Rassemblement pour la culture e la democratie, che si è tenuto ad Algeri nei giorni 26 e 27 febbraio.

Sono molto commosso perché sono invitato a casa mia, in Algeria; faccio di tutto per promuovere un Islam di Francia autonomo, ma là dirò che sono algerino e morirò algerino. Vorrei parlarvi innanzitutto della laicità, poi della donna, infine di altre cose.
La laicità è un principio civico, giuridico per lo stato moderno, che separa lo stato dalle religioni, al plurale. E’ un principio buono per lo stato e per le religioni. E’ buono per lo stato perché lo libera da ogni dogmatismo. Si basa su criteri razionali che vengono rivisti, criticati, rimessi in causa. Libera le religioni da ogni manomissione indegna che ne urta la dignità. Tocca ai musulmani, ai più credenti, rifiutare ogni influenza amministrativa sulla loro religione. E’ dovere dei credenti chiedere con urgenza la separazione fra sfera politica e sfera religiosa. Quando l’islam viene politicizzato, esso diventa oggetto di contesa fra partiti politici islamisti e governi: chi protegge meglio, vive meglio.
Non dimentichiamo che l’islam è una concausa importante per l’identità degli algerini. Quindi, la sua politicizzazione creerà una grave crisi di portata nazionale. Ci sono dei musulmani che rifiutano tale separazione, ma lo fanno per ingenuità. Infatti, pensano che l’islam sia un progetto sociale e che quindi debba usare le istituzioni statali per realizzare questo progetto di società. Non è solo una costrizione contraria alla fede, ma un’ingenuità. Leggiamo la storia, guardiamoci intorno nel mondo musulmano: ogni volta che c’è stata interferenza fra sfera politica e religiosa, non è stata la religione a utilizzare la politica, ma piuttosto la politica a utilizzare la religione. La politica si serve dell’islam come mezzo supplementare per ostentare la propria autorità, niente di più. E spesso senza alcuna convinzione religiosa.
L’islam liberato dal dominio statale e politico riguadagnerebbe il suo vero status, che è lo status iniziale di ogni messaggio religioso. Ogni messaggio religioso è infatti un appello che viene proposto, mai un ordine che viene imposto. Ci sono centinaia di versetti del Corano che invitano alla libera scelta di credere o di non credere. Il Corano dice: "Creda chi vuole, non creda chi vuole", "Nessuna costrizione in materia religiosa perché la strada buona si distingue nell’errare", "Smetti di costringere la gente affinché diventi credente", "Ricordati che sei qui solo per ricordarti che non hai su di loro un potere dispotico". Questo è il libro.
Ma ora è una logica umana che dobbiamo condividere. "Obbligare a credere" è un frase paradossale e assurda. Non si può forzare la fiducia e non si può decretare la fede. La parola "laicità" fa paura perché è assimilata all’ateismo, ma essa, invece, ha le radici nel testo stesso del Corano. E’ questa laicità, questa separazione fra sfera politica e sfera religiosa che noi vogliamo per il nostro paese anche in nome dell’islam.
Il secondo problema è che se bisogna assolutamente riformare la visione dello stato allo stesso modo bisogna riformare la visione religiosa. Negli anni Cinquanta e Sessanta la maggior parte dei paesi musulmani ha optato per la modernità politica. Purtroppo, questa opzione è restata pura teoria. Nel momento in cui questi stati hanno adottato l’islam come religione ufficiale, nessuna riforma teologica è stata tentata perché la nostra religione operasse questa modifica storica, la scelta, cioè, dello stato moderno.
C’è la fede e c’è la teologia. La fede non è la teologia. La fede è mistero. La teologia è il tentativo dell’intelligenza umana per chiarire la fede. Quindi, è un tentativo umano, prodotto dell’intelligenza dell’uomo, che non ha alcuna sacralità. Soprattutto, non deve ristagnare, perché se ristagna occlude la comprensione della fede. La teologia è un gran bene per la fede, ma se ristagna è un male. Ora, il diritto musulmano, che discende da un grande genio, è stato scritto fra il IX e il XII secolo, ossia per una società che non è più la nostra, per un secolo che non è più il nostro. Da quel tempo il diritto musulmano non è stato più rinnovato né riformato. Allora, la cosa più semplice è che se uno Stato musulmano moderno adotta l’Islam come religione ufficiale, deve avviare una riforma del diritto musulm ...[continua]

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