Da Tiflis, capitale del Caucaso, una sola linea ferrata (a unico binario a partir da Alessandropoli), sulla quale non circolano quasi altro che treni merci, conduce sino a Sarikanech dove, il 31 dicembre 1914, i Turchi subirono la loro prima grande sconfitta. C’è poi, per oltre 156 verste, una strada che la pioggia più leggera rende quasi impraticabile e che è ingombrata da una colonna ininterrotta di vetture e di carri che riforniscono l’armata.
Dopo cinque giorni di viaggio penoso, Erzerum nella sua convessità formata dalle sue alture, mi appare finalmente, rosea sotto il sole al tramonto che fa guizzare fiamme d’oro dalle cupole delle moschee e dai sottili minareti. All’orizzonte grigio e tetro si stende la pianura acquitrinosa dove scorre il Kara-Sou, uno dei rami dell’Eufrate.
Da qui voglio incominciare il racconto degli orrori e dei delitti di cui l’Armenia è stata il teatro durante la guerra attuale.
Quando la Turchia decise di mettersi a fianco della Germania e dell’Austria, il governo ottomano chiamò gli armeni sotto le armi contemporaneamente a tutti i cittadini dell’impero. La loro sorte, in principio sopportabile, mutò bruscamente dopo la disfatta di Sarikarnech, di cui le autorità militari negarono le cause reali e rigettarono tutta la colpa sugli elementi armeni dell’esercito.
Costoro furono allontanati dalla frontiera russa, poi disarmati, verso il marzo del 1915. Vennero mandati nelle città dell’interno dove furono impiegati in lavori di fortificazione e di manutenzione, lungo le strade da Erzerum a Erzindjan, da Erzerum a Trebisonda e da Erzindjan a Sivas.
Tuttavia agitatori fanatici continuavano senza tregua a sobillare la popolazione e l’armata turca.
Ne risultò il massacro degli intellettuali armeni, ma non fu giudicato sufficiente per calmare il loro odio. Bisognava spingere agli estremi gli armeni a forza di cattivi trattamenti, per trovare, nelle loro proteste, un pretesto per sterminarli tutti.
* * *
Un monumento funerario, eretto dai Russi, commemorava i loro soldati morti durante la guerra del 1878. Le autorità turche, conoscendo le simpatie degli armeni per gli Alleati e, in modo particolare, per i Russi, ordinarono di distruggere tale monumento.
La popolazione e l’arcivescovo protestano invano. Non si permette neppur loro di far effettuare tale sacrilega distruzione da mercenari. Poi si dà ordine a tutti gli armeni di evacuare le loro case che saranno trasformate in ambulanze e ospedali.
Che ne sarà di quella popolazione gettata fuori di casa? Dove e come ricoverarla?
"Non volete evacuare le vostre case?”, rispondono le autorità locali all’arcivescovo e ai notabili armeni che chiedono sia loro almeno facilitata l’esecuzione di tale ordine. "Benissimo. Sopporterete allora le spese di costruzione e di mantenimento degli ospedali di cui l’armata ha bisogno...”.
E gli armeni di Erzerum debbono versare mensilmente 2.000 lire turche (circa 50.00 franchi) in oro.
* * *
Il 18 aprile 1915 tutti i musulmani sono riuniti fuori della città. Gli Hodjas eccitano il fanatismo, affermano che la Mezzaluna non conoscerà la vittoria sino a che esisterà un solo armeno.
Hilmi pascià, membro del famoso comitato "Unione e Progresso” si fa notare per la sua violenza.
Gli armeni, spaventati, vanno a gettarsi ai piedi del valì, Kiamil pascià. Costui si impietosisce, ma non ha autorità sufficiente. Consiglia che i notabili si esilino. La loro partenza calmerà forse i musulmani, il consiglio è seguito.
Intanto i disgraziati si erano rivolti anche al console tedesco, ma questi aveva loro risposto:
"Non avete che a prendervela con voi stessi, per quel che sta capitando. La condotta dei Turchi nei vostri riguardi è perfettamente logica”.
I giorni trascorrono nell’angoscia. In maggio, giunge la notizia della vittoriosa resistenza degli armeni del vilayet di Van. Da allora, non c’è più alcuna speranza.
Tuttavia dai distretti vicini gli armeni, molestati dai turchi e dai curdi, tentano di rifugiarsi a Erzerum, ma se ne proibisce loro l’accesso e, fuori dalle mura, essi sono costretti ad accampare senza pane e senza vesti, decimati dalle malattie.
I turchi hanno il loro piano: la popolazione di Erzerum sarà tutta intiera, come i profughi dei dintorni, esiliata in Mesopotamia. Questa decisione viene loro sottoposta come presa nell’interesse della propria sicurezza. in realtà, si vuol facilitare il massacro allontanandoli tutti insieme.
Quindici giorni sono loro accor ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!