Furono "condannati” e immediatamente fucilati. Il mondo lo venne a sapere solo dopo un anno, quando William Green e Philip Murray, dirigenti dei sindacati americani American Federation of Labor (Federazione americana del lavoro) e Congress of Industrial Organizations (Congresso delle organizzazioni industriali), insieme a una serie di grandi studiosi guidati da Einstein, si rivolsero al ministro degli esteri sovietico Molotov chiedendo informazioni sulla sorte dei leader dell’Unione dei lavoratori ebrei polacchi (Bund). La risposta di Mosca arrivò a nome di Maksim Litvinov, in quel periodo ambasciatore a Washington. Nella risposta si dichiarava che i due erano stati accusati di fare propaganda antimilitarista tra le truppe sovietiche e di aver richiesto l’immediata stipula della pace con la Germania di Hitler. Per queste azioni il tribunale militare aveva condannato gli accusati alla pena di morte e la sentenza era stata eseguita.
Questa risposta umiliante provocò un’ondata di indignazione e sdegno nei circoli più importanti della società americana democratica e operaia. Furono organizzate grandi manifestazioni di protesta e quasi tutti i giornali pubblicarono articoli durissimi: la crudeltà della pena e il carattere diffamatorio dell’accusa indignarono chiunque. È interessante notare che in quel momento pochissimi capirono che la sentenza sbrigativa di due leader socialisti non era una semplice continuazione delle Grandi Purghe del ’37 e ’38, ma il segnale di qualcosa di estremamente più minaccioso e pericoloso per il mondo intero.
Viktor Alter e Henryk Erlich, due ebrei social-democratici entrati nel movimento rivoluzionario in Russia dopo il 1905, furono non solo leader del Bund ebraico, ma occuparono anche posti di rilievo tra le fila della socialdemocrazia russa. Alter, il più giovane dei due, si fece notare solo durante la rivoluzione del 1917, mentre Erlich, il più anziano, fu uno dei dirigenti del Bund tra il 1911 e il 1917, e durante la rivoluzione fu uno dei membri di spicco del Soviet di Pietrograd e membro del Comitato Centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. Nel settembre del 1917 si recò all’estero con la delegazione del Soviet di Pietrograd per organizzare la conferenza internazionale dei partiti socialisti. I suoi interventi all’estero gli fecero guadagnare popolarità nell’Internazionale Socialista. Tra il 1918 e il 1919 Erlich e Alter tornarono nel loro paese natale, in Polonia, allora indipendente. Lì diventarono dirigenti del movimento ebreo socialista, rappresentato dal Bund. Per vent’anni condussero una lotta eroica contro i reazionari polacchi da un lato, e contro gli scissionisti comunisti dall’altro, godendo di tutti gli onori e dell’immensa stima della classe operaia ebrea e polacca. Allo scoppio della guerra, Erlich e Alter guidarono la resistenza contro Hitler e parteciparono attivamente alla Battaglia di Varsavia. Quando la città cadde si spostarono a est, in quelle regioni della Polonia in cui credevano sarebbe continuata la resistenza polacca ai nazisti. Ma per le truppe polacche era impossibile continuare a resistere, dal momento che, come concordato con il trattato tra Stalin e Hilter, le regioni orientali della Polonia erano occupate dalle truppe sovietiche. L’esercito polacco fu disarmato e sciolto. Decine di migliaia di ufficiali polacchi furono arrestati e deportati in Russia. I leader socialisti e democratici invece, catturati con l’aiuto dei delatori comunisti, furono o fucilati dai tedeschi o deportati da organi dell’Nkvd in Russia, dove furono incarcerati o rinchiusi in campi di concentramento. Alter ed Erlich finirono a Mosca, uno in una prigione dell’Nkvd, l’altro nella prigione di Lefortovo. Li accusarono di essere agenti della polizia segreta polacca e di aver "tradito i comunisti”. Li condannarono al "massimo della pena”, ma per qualche ragione la sentenza non fu eseguita. Furono salvati dall’attacco di Hitler alla Russia e dal trattato, stipulato sotto pressione di Stati Uniti e Gran Bretagna, tra Urss e Polonia, allora sotto la guida del generale Sikorski. Grazie a quel trattato furono liberate decine di migliaia di ...[continua]
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