Però c’è anche un paradosso nella storia di Sciesopoli. L’esemplare buona volontà di salvare i bambini rifugiati a Selvino era sostanzialmente un progetto sionista. Questo aspetto di Sciesopoli genera per me uno scenario problematico. È chiaro che l’azione locale di prendersi cura di quei bambini è stata ammirevole: era un imperativo. I sionisti che hanno partecipato erano persone buone, che divennero amici per la vita dei miei genitori. Ma io ho radicali disaccordi con il Sionismo. Mi sembra evidente che il Sionismo non è un concetto che in qualche modo si è deteriorato quando è finito nelle mani di chi l’avrebbe successivamente distorto. Il Sionismo, sin dai suoi inizi negli anni Novanta dell’Ottocento, è stato una rivendicazione di una madrepatria perduta, rivendicazione improntata al populismo reazionario del "sangue e suolo”. Le sue giustificazioni sono fondate su basi razziali e religiose. Sin dalla sua prima impostazione, il piano invocava la rimozione della popolazione già presente in Palestina, un popolo considerato inferiore sul piano razziale e funzionalmente insignificante.
Il Sionismo è stato sin da subito un programma militarizzato di conquista del territorio. In quanto tale era già un progetto di destra, tale da imporre requisiti razziali-religiosi e di discendenza per la cittadinanza. Nella sua essenza, il Sionismo è sempre stato un obiettivo di tipo coloniale. Tutto ciò è sempre stato chiaro: se ne discuteva apertamente ben prima della Seconda Guerra Mondiale, e molte voci di sinistra, tra gli ebrei, vi si sono opposte sin dal principio. Chiaramente, la storia era complicata, ed è rimasta tale. Alcuni sionisti erano noti socialisti, altri erano attivi anti-fascisti e sarebbero stati compagni di Luigi nelle lotte degli anni Trenta e Quaranta. Ciononostante, le realtà intrinseche della situazione in Palestina sembrano chiare sin da quando la popolazione preesistente venne esclusa e marginalizzata. Il Sionismo non è mai stato migliore delle sue nemesi storiche, l’antisemitismo e l’islamismo radicale: appartengono tutti alla stessa specie. Le deplorabili politiche di apartheid e le azioni dello Stato di Israele provengono direttamente dall’ethos originale del Sionismo. A causa di questo paradosso non posso schierarmi con alcuno dei particolari gruppi che cercano di conservare Sciesopoli. Ritengo che le mie idee siano molto diverse dalle loro. Per questo scrivo da indipendente. Voglio presentare un modo positivo di sostenere la preservazione di Sciesopoli e, nello stesso tempo, dichiarare apertamente le mie opinioni sugli eventi successivi in Medio Oriente. È per me un problema difficile da affrontare, ma ci sono solo due scelte: far fronte al paradosso o allontanarmi dall’eredità di Sciesopoli.
Propongo che Sciesopoli sia ricordata in modo aperto e attivo, fondando un museo che viva nell’attualità mentre mostra la storia di Sciesopoli. Il museo dovrebbe essere dedicato a simili esempi di generosità di fronte alle ingiustizie. Questi esempi, sia attuali che storici, dovrebbero esser presi da tutto il mondo, e dovrebbero esser scelti senza pregiudizi politici, razziali o di religione. Le mostre dovrebbero cambiare continuamente. Con questa missione Sciesopoli può diventare un’istituzione di valore sempre attuale e di significato permanente. Altrimenti, il progetto rischierebbe di diventare semplicemente un ennesimo memoriale dell’Olocausto: una targa, una storia e una lista di nomi.
Sciesopoli è una storia che ci insegna come agire per ...[continua]
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