Quindi dopo Piazza Fontana nasce A-Rivista anarchica...
A-Rivista anarchica’ nacque per reagire all’offensiva anti-anarchica seguente alle bombe di Piazza Fontana, ma più ancora per cercare di dare voce e visibilità alle nostre tesi, mettendole continuamente alla prova dei tempi e dei problemi così come dei movimenti sociali. Fin dall’inizio, comunque, ‘A’ fu più aperta, sia come collaboratori che come approccio e tematiche trattate, di quanto fossero i Gaf e, almeno fino al ‘79, fu sicuramente la rivista anarchica più vivace e, nonostante tutto, più diffusa dagli anarchici stessi, anche da quelli che non erano dei Gaf. Uno dei motivi di questa diffusione, probabilmente, consisteva nel fatto che attraverso ‘A’, quindi con saggi e articoli di approccio più giornalistico, si cercava di controbattere alle tesi dei gruppi marxisti a livello di teoria e di storia e, contemporaneamente, di introdurre criteri e modalità di lettura delle trasformazioni in atto che non riproponessero, in modi più o meno banali, i criteri marxisti o operaisti. In questo contesto, sono stato uno di quelli che più fortemente si è battuto per preservare la teoria anarchica dalle possibili contaminazioni marxiste, allora frequenti, così come ho cercato di dare all’anarchismo una fisionomia più specifica e mercata di quanto avesse fino ad allora. Dentro ‘A’ ci eravamo divise le competenze: Amedeo si occupava dell’analisi e della teorizzazione rispetto all’attualità, Lanza faceva la stessa cosa per quanto riguardava l’economia, io mi occupavo della storia dell’anarchismo e dell’analisi del pensiero anarchico, Roberto Ambrosoli, che insegnava biologia all’università di Torino, seguiva soprattutto le questioni scientifiche, mentre Paolo Finzi e Fausta Bizzozzero, insieme ai vari collaboratori, facevano più i "giornalisti” e si occupavano un po’ di tutto, a seconda delle esigenze.
Nel ‘74, però, Amedeo e Rossella Di Leo uscirono dalla redazione di ‘A’, anche se, ovviamente, continuarono a collaborare, perché si iniziò a fare ‘Interrogations’, una rivista internazionale, trimestrale e quadrilingue: francese, inglese, italiano, spagnolo.
‘Interrogations’ non sarebbe potuta nascere se, tramite Turroni, prima Amedeo, poi tutti noi, non avessimo conosciuto Louis Mercier-Vega. Mercier-Vega -che era molto più vecchio di noi, essendo nato nel 1914- era un personaggio veramente eccezionale: cosmopolita per atteggiamento e storia personale, coltissimo, curioso e aperto, con una mente di prim’ordine. In realtà si chiamava Charles Cortvrint, era di origine belga ed ebbe una vita avventurosa. Fu, fra le altre cose, amico di Simone Weil, combattente in Spagna e poi nelle Forces françaises libres durante la Seconda guerra mondiale, in seguito fu nel segretariato del Congresso per la libertà della cultura, nonché membro della sezione latino-americana di quest’ultimo, e viaggiò molto in Medio-oriente, in Africa e, ancora di più, in sud-America. Il tutto sempre facendo, con una infinità di pseudonimi, anche il giornalista per varie testate e collaborando alla stampa anarchica di vari paesi, scrivendo vari saggi e alcuni romanzi, alcuni dei quali ebbero anche una discreta diffusione. Quando conoscemmo Mercier, nel ‘73, ci fu immediatamente una grande intesa intellettuale, oltreché una forte amicizia. Fu lui a convincerci a fare una rivista internazionale, possibile anche grazie ai suoi contatti con intellettuali libertari di tutto il mondo, ed è sicuro che ‘Interrogations’ sia stata una delle riviste anarchiche più importanti degli ultimi settant’anni. Durò fino al ’79: ogni autore scriveva nella sua lingua, alla fine di ogni saggio c’era il résumé nelle altre tre lingue e l’unico suo limite fu di essere una rivista di tipo filosofico-analitico. C’era il tentativo di dimostrare che la tecno-burocrazia avanzava in Europa e nel mondo intero, c’era il tentativo di dare una fisionomia teorica più definita all’anarchismo, ma quasi nient’altro. Une delle cose che più colpirono, lo dico con un po’ di orgoglio, fu il mio saggio L’anarchismo: nella storia, ma contro la storia, nel quale sottolineavo che, se è vero che l’anarchismo come teorie e movimento nasce dalla secolarizzazione e dall’illuminismo e fin dal suo sorgere si situa all’interno del movimento operaio e socialista, è altrettanto vero che quello che esso esprime e veicola è una ricerca della libertà -che è tenere insieme quello che diceva Bakunin: la mia libertà si completa nella libertà de ...[continua]

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