Perché sono venuto alla Scuola Normale? Il tutto nasce quando in terza superiore vinco una borsa di studio estiva per stare due settimane in un centro studi negli Stati Uniti ad Albuquerque. Il posto era incredibile, un posto militare: i marines coi mitra ci controllavano i passaporti ad ogni dove. E’ uno dei più importanti laboratori del mondo, anche Los Alamos, quello della bomba atomica ne era stata una dépendence; oltre che di fisica della materia, è un enorme laboratorio di ingegnerie avanzate, di fisiche applicate, vi fanno sperimentazioni missilistiche, per gli aerei. Praticamente vige il segreto militare su tutto, per dire, non esistono mappe della zona. Io sono andato molto bene, è stato molto apprezzato quello che ho fatto là e m’hanno proposto di tornarci l’estate successiva a lavorare. Poi purtroppo è risultato impossibile perché ci voleva la cittadinanza americana: essendo un laboratorio militare, nessun tipo di visto bastava. Questo l’ho saputo solo dopo, quelli che mi avevano fatto la proposta mi hanno detto che avevano tentato, ma non c’era stato niente da fare; anche al Ministero degli Esteri s’erano un po’ mossi, ma inutilmente. A mo’ di "risarcimento", m’hanno proposto per l’estate successiva, quella fra quarta e quinta liceo, di andare due settimane in un centro di addestramento della Nasa che in confronto all’altro non valeva proprio niente. Però, lì mi sono divertito parecchio. Sono entrato in contatto con la più retriva mentalità della bible bent, che è la fascia biblica del sud degli Stati Uniti, dove vigono leggi incredibili, tipo sindaci del Texas che impongono alle ragazze di non portare gonne più corte di tot. Una delle regole principali era, mi dissero così: "no pdas allowed". "Pda, che cavolo sarà questo pda", me lo son chiesto due giorni, alla fine un americano mi ha detto: "Ma come non lo sai? Pda vuol dire public demonstrations of adfection, pubbliche dimostrazioni di affetto". Non volevo crederci, mi sembrava demenziale considerare sconveniente abbracciare una persona, sbaciucchiarsi poi era il peggio che si potesse fare! Ovviamente avevano posto l’indice su di me, perché forse mi avevano capito a botta, ero un soggetto un po’ inquietante.
Visto che mio padre era spaventato all’idea che io potessi andare negli Stati Uniti, volendomi tenere un po’ più vicino, mi cominciò a parlare di Scuola Normale e da un giorno all’altro mi trovai dentro casa, libri coi test d’ammissione, bandi di concorso e quant’altro. Ho fatto questo stramaledetto test d’ammissione e alla fine sono entrato. Ultimo degli ammessi, dopo aver fatto, fra i fisici, il peggiore degli scritti e il migliore degli esami orali, che, poi, è sempre stata una mia caratteristica, essere molto più bravo all’orale. Forse perché riesco a vendere meglio il fumo... Così, a ottobre del ’95, mi son ritrovato a Pisa. All’inizio Pisa mi pareva veramente la giungla: da un giorno all’altro, trovarsi sbattuto da una casa con mamma, papà, le coperte rimboccate, "Attento a non uscire senza maglione", in una città in cui non conosci nessuno... non è stato facile. Il primo anno è stato duro, c’è stato un po’ da soffrire, ma alla fine è andato tutto bene, è stato un anno di grandissima crescita, me ne son reso conto tornando e confrontandomi con quelle che erano le mie vecchie idee, a livello umano, a livello politico, nel rapporto con gli altri e con me stesso. Una cosa molto simpatica che mi è successa, quasi un’illuminazione, è stata l’occupazione della facoltà di Lettere, durante il secondo anno che ero a Pisa. Io facevo fisica e chiesi: "Io faccio fisica però, posso venire?", "Certo". Ed è stato molto bello, perché mi sono finalmente introdotto nell’ambiente pisano, al di fuori della Normale. E’ stata veramente un’esperienza importante, in cui abbiamo fatto tante belle cose, per me totalmente ignote, anche stravaganti. Così anche le mie idee sono cambiate, un po’ alla rovescia: da diciottenne pidiessino convinto a ventenne anarcoide, casinista, gruppettaro... Poi ovviamente un fattore fondamentale che gioca in questi casi è il tipo di incontri che si fanno, anche personali, anche con l’altro sesso... Queste chiaramente sono molle fondamentali...
L’interesse per la fisica c’è sempre stato. Intanto perché papà ha studiato fisica, ma non è che m’abbia detto: "Fai fisica". Anzi! Perché è una cosa difficile, impegnativa, senza prospettive garantite, qu ...[continua]
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