Rodolfo Galeotti, cooperante, lavora da anni in Africa, in Mozambico prima, ora in Malawi.

Tu da anni ormai lavori in Malawi, un paese la cui situazione da qualche anno sta andando di male in peggio. Ora, se abbiamo capito, il tuo dubbio è che un passaggio alla democrazia violento, fortemente imposto dall’esterno, possa essere devastante per un paese africano. Il Malawi viveva in una specie di fascismo, un regime comunque autoritario, che, però, tu dici, aveva avuto l’intelligenza di non traumatizzare l’assetto socio-economico comunitario della società. Puoi spiegarci?
Intanto va detto che in Malawi tuttora le strutture sociali ed economiche sono rimaste quelle dell’organizzazione coloniale. Il Malawi ottenne l’indipendenza dalla corona britannica nel ‘62, un’indipendenza incruenta, senza guerra di liberazione, senza un movimento che abbia coinvolto le masse popolari. La direzione del paese la prese saldamente in mano questo medico che aveva studiato negli Stati Uniti, Kamuzu Banda, che poi diventò il padre della patria. Questi cambiò la Costituzione: laddove era scritto “la Corona”, fece scrivere “il presidente della Repubblica”. L’intera proprietà della terra, il cui titolo era aggiudicato alla Corona, passò al presidente della Repubblica e il godimento della stessa continuò ad avvenire attraverso concessioni da parte dello Stato; le grandi proprietà terriere, in mano ai bianchi, rimasero intoccate, e lo sono tuttora. In politica: si impose ovviamente il partito unico, con il presidente che dopo un certo periodo fu nominato a vita; l’opposizione era inesistente, perché priva di qualsiasi possibilità di visibilità e perché pesantemente repressa (i morti illegali in Malawi non si contano, gli oppositori più in vista venivano eliminati, raramente subivano condanne ufficiali).
L’economia veniva controllata da un forte interventismo statale, volto in particolare al controllo del prezzo di alcuni beni di prima necessità. Il prezzo del mais, base dell’alimentazione del popolo, è stato sempre politico, e lo Stato ha sempre ammassato riserve in appositi depositi strategici, per garantirsi l’autosufficienza alimentare.
Dal punto di vista delle relazioni internazionali, infine, il Malawi si era sempre appoggiato al Sudafrica razzista e poi, ovviamente, agli ex coloni, cioè al Regno Unito e poi, in Europa, alla Germania e, in Oriente, ai cinesi di Taiwan. L’appoggio principale era senza dubbio quello dei sudafricani, i quali costruirono la nuova capitale, e sempre hanno appoggiato e diretto, consigliato e sostenuto economicamente il paese in cambio di sostegno politico, unico paese non ostile in tutta l’area.
Questa era un po’ la situazione del Malawi. Va aggiunto però che questo padre della patria (morto poi di vecchiaia all’età di novantadue anni, due anni dopo essere stato deposto) aveva avuto anche alcune intuizioni senza dubbio lungimiranti. Prima fra tutte, l’ho già detto, la ricerca costante, e l’ottenimento, dell’autosufficienza alimentare e, quindi, della non-dipendenza, dal punto di vista strategico, dall’estero. Secondo: il mantenimento della popolazione nelle aree rurali, il che ha fatto sì che il Malawi, paese sovrappopolato, non abbia conosciuto fino ad ora fenomeni d’inurbamento selvaggio; la capitale ha 450.000 abitanti, la più grande città del paese ne ha 500.000, poi di città non ce ne sono più, il resto sono villaggi sparsi più o meno uniformemente nelle aree rurali.
Inoltre, lo stesso controllo della situazione sociale presentava aspetti positivi, nel senso che le aree extraurbane, le aree naturali, cioè, foreste, parchi naturali, risorse naturali, compreso lo sfruttamento del lago Malawi con le sue risorse ittiche, erano controllate; e teniamo presente che, essendo il paese sovrappopolato, su tutte queste risorse, in particolare le foreste e il lago, la pressione è sempre stata forte. Ciononostante nel lago Malawi c’era il fermo biologico, e per lo sfruttamento delle risorse forestali era necessaria l’autorizzazione.
Altro elemento di lungimiranza è il fatto che nonostante lo Stato fosse organizzato come un regime autoritario e, quindi, avesse bisogno di un apparato poliziesco razionale e funzionante, il Malawi è ancora oggi (ma per poco) un paese senza carta d’identità. Anche qui il vecchio presidente non ha inventato nulla, ma ha avuto l’intelligenza di continuare a utilizzare, esattamente come gli inglesi, l’organizzazione tradizionale della “società bantu”, fondata su m ...[continua]

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