4 febbraio. Tutti per uno
Il partito ridotto a "comitato elettorale”, declinazione mostruosa del "tutti per uno uno per tutti”.
5 febbraio. Destino e malattie
Evitare a un nascituro una malattia genetica grave costa 20.000 dollari. Questo è il prezzo, negli Usa, della diagnosi genetica preimpianto. La Dgp, possibile da una decina d’anni, recentemente sta conoscendo un uso diffuso. Nel frattempo sono aumentati i geni noti per essere la causa di malattie gravi. "È stata dura scartare i sei embrioni su dodici che portavano il gene della Gerstmann-Sträussler-Scheinker, ma sempre meglio così che abortire dopo”, racconta Amanda, 26 anni, affetta dalla malattia di Gss, rara condizione genetica che ha ereditato per via paterna. Come per suo padre, entro il sessantesimo anno d’età, la Gss comincerà a inibire le funzioni motorie, poi la vista e l’udito; infine, farà insorgere la demenza, quindi, a cinque anni dal comparire dei primi sintomi, provocherà la morte. Per evitare questo destino ai figli, Amanda ha fatto ricorso alla Dgp, che le ha consentito di scegliere gli embrioni non predestinati alla malattia. Oggi è madre di tre bambini sani.
Secondo Janet Malek, esperta di bioetica della Brody School of Medicine (Università dell’East Carolina), il caso di Amanda, pubblicato sul "Journal of the American Medical Association Neurology” e ripreso dal "New York Times” del 4 febbraio, è paradigmatico: in presenza di una malattia così grave, un genitore sente un vero e proprio obbligo morale a ricorrere alla tecnologia prenatale. I casi però non sono tutti così chiari; ci sono anche le "zone grigie”: cosa fare con embrioni che presentano un "rischio” di cancro al seno, di fibrosi cistica o anche di malattie non letali? Alcuni esperti non concordano sull’obbligatorietà morale della Dgp nemmeno in presenza di patologie mortali e inevitabili, se queste non si manifestano prima dell’età adulta. Il dottor Wasserman, consulente del dipartimento di bioetica del National Institute of Health, ricorda infatti che, per quanti test si possano fare, gli eventi avversi che la vita ci riserva non sono mai del tutto eliminabili: saremo sempre in balia della sorte.
6 febbraio. Fase costituente
Fase costituente? Con un parlamento di nominati e una Camera totalmente sbilanciata da un premio di maggioranza "incostituzionale”? Evviva.
6 febbraio. La nuova bicamerale
Uno della segreteria Pd dice che "hanno aperto una fase costituente”. Con la nuova bicamerale: Renzi, Berlusconi, Boschi e Verdini.
7 febbraio. Il distacco dei cittadini
Per il Pd Bettini il "distacco” dei cittadini è il problema dei problemi. Dopodiché si fa una legge che esclude invece di includere.
8 febbraio. Il nuovo salvatore
Per favore, mandatelo su il nuovo salvatore della patria, e che sia finita perché non se ne può più.
9 febbraio. Quando il capo conosce le tue malattie
La scorsa settimana, un’incredibile gaffe ha attirato molte critiche su Tim Armstrong, direttore della web company statunitense AmericaOnLine. In una riunione coi dipendenti, il boss di AoL ha motivato la decisione di ridurre i benefit aziendali con i costi legati alla riforma sanitaria di Obama. In particolare, Armstrong ha citato il caso dei figli di due dipendenti, nati con gravi problemi di salute, prendendosela con chi porta avanti gravidanze a rischio: "Questi due neonati ci sono costati milioni di dollari!”. Apriti cielo: a nulla è servito il memorandum interno successivo con cui Armstrong ha dichiarato di essere stato frainteso. La cosa è rimbalzata subito sul web, dove si sono sprecate le prese in giro all’azienda che per giustificare mosse impopolari se la prende coi "neonati malati”, e sui giornali.
Secondo la dottoressa Deborah C. Peel, fondatrice dell’ente no-profit Patient Privacy Right, l’incidente dimostra quanto sia facile per un’azienda che ha un piano assicurativo interno avere accesso ai dati sensibili dei dipendenti. Lo conferma Helen Darlig del National Business Group on Health: tutti i boss degni di questo nome ricevono report dettagliati sullo stato di salute di dipendenti e loro famigliari, anche mensili, per sapere come vengono spesi i soldi dell’assicurazione e decidere di conseguenza. Alcuni cercano anche di prevenire le spese: l’autunno scorso c’era stato il caso della Pennsylvania University, che aveva cercato di obbligare i dipendenti a compilare lunghi questionari sulle condizioni di salute personali pena una multa di 100$. A causa delle proteste aveva poi dovuto fare marcia indietro.
La moglie di uno dei due dipendenti tirati in causa da Armstrong ha subito denunciato l’insensibilità e la scorrettezza di AoL sul giornale per cui lavora, "Slate”, raccontando i primi mesi di vita della sua bambina. Il vero punto per la madre, oltre alla privacy violata e all’essersi sentita giudicata "egoista” per aver voluto far nascere sua figlia, è un altro. A cosa serve un’assicurazione sanitaria se non a simili tragici imprevisti? A dipendenti che non hanno mai problemi? Perché non prendersela allora anche coi dipendenti col cancro o con quelli che hanno figli asmatici?
Intanto la bambina, nata prematura, ha compiuto un anno e proprio la scorsa settimana ha iniziato a muovere i primi passi. (Slate)
10 febbraio 2014. La giraffa di troppo
Ai bimbi cosa volevano mostrare i macellai dello zoo danese? La bellezza del ciclo vitale? Che i deboli son cibo dei forti?
11 febbraio 2014. Andare al governo
Vincere le elezioni per andare al governo sembrava un dogma. Ora si va al governo per vincere le elezioni. Quanto vale la parola di Renzi?
17 febbraio. La mappa
Jean-Luc Pinol è uno storico francese che, dopo aver studiato le carte dell’ex "cacciatore di nazisti” e storico dell’Olocausto Serge Klarsfeld, ha realizzato una mappa interattiva della Francia che permette di visionare le località da cui sono stati deportati i bambini ebrei tra il luglio ’42 e l’agosto ’44. La maggior parte degli 11.458 bambini è finita ad Auschwitz. Ne ha parlato "Haaretz” del 17 febbraio. La mappa è in mostra al Conservatoire National des Arts et Métiers, a Parigi, nel terzo arrondissement. Da lì furono deportati 577 bambini.
17 febbraio 2014. Piccoli schermi
Se ne stanno accorgendo tutti gli amministratori di siti che dedicano un po’ di tempo allo studio degli Analytics, il servizio Google che fornisce una grande mole di dati sugli accessi alle pagine web: sta crescendo vertiginosamente l’accesso da cellulari e tablet, mentre cominciano a calare gli utenti del "vecchio” computer da tavolo. Se per siti popolari come Facebook e Twitter il cambiamento non sta producendo grandi problemi, c’è chi ne viene grandemente danneggiato. È il caso di Wikipedia, il rivoluzionario strumento enciclopedico fondato sulla possibilità da parte degli utenti di modificare e creare le singole voci. Ne ha parlato Sara Krulwich sul "New York Times” del 9 febbraio. Wikipedia Foundation, l’ente no-profit che manda avanti il sito raccogliendo donazioni, dichiara che appena l’1% delle modifiche alle voci è fatto con un nuovo supporto. Da Wikipedia si dicono allarmati, perché i nuovi strumenti di accesso al web sembrano orientare gli utenti sempre più al consumo passivo piuttosto che all’interazione creativa "complessa”. Certo, un "tweet” si può fare anche da piccolo schermo, ma una voce Wikipedia, con note a piè di pagina e rimandi bibliografici? Per operazioni che richiedono un po’ di "multitasking” (tenere aperte due-tre schede web, copiare e incollare contenuti da fonti diverse, eccetera…) continua a essere preferibile la cara, vecchia combinazione di mouse e tastiera. Combinazione resa desueta con la rivoluzione "touch screen”. (New York Times)
17 febbraio. Che spettacolo
Che spettacolo il nostro parlamento! Tutti a correre subito dietro a Renzi pigolando. Si va fino al 2018!
17 febbraio. Grillo da Renzi
Ma Grillo è andato a parlare con Renzi per dirgli che non voleva parlargli? Era questo che intendevano i suoi?
18 febbraio. Il comunicato della Direzione Pd
"Letta chi?”.
18 febbraio. L’infanzia rubata
Jean-Jacques Martial è nato nell’isola di Réunion, a est del Madagascar, nel 1959. Aveva solo sei anni quando agenti del governo francese lo prelevarono per trasferirlo in Europa. Alla famiglia avevano detto: "Lo portiamo in Francia, lo faremo studiare”; lui, felice, aveva pensato: "Tour Eiffel”, "Arc du Triomphe”. Invece, per il Governo francese, quella parola significava Guéret, villaggio nel distretto di Creuse, nello sperduto centro del Paese, a più di novemila chilometri di distanza dal luogo in cui era nato.
Oggi Jean-Jacques ha 55 anni. Nato nella colonia francese, la sua vita è stata stravolta da un piano ufficiale di Parigi per ripopolare la provincia rurale. Anne Penketh sul "Guardian” di domenica 16 ha ricordato questo passato da dimenticare. Nel 2002, Martial, che nel frattempo ha raccontato la sua esperienza nel libro Une Enfance Volée ("Un’infanza rubata”), ha fatto causa allo Stato per un miliardo di euro, accusandolo di rapimento e deportazione di minore.
L’operazione fu il frutto della mente di Michel Debré, già primo ministro gollista, che una volta eletto deputato dell’Isola di Réunion, aveva deciso di sfruttare l’esplosione demografica della colonia per sopperire allo spopolamento della provincia francese. Sono 1.615 i minori deportati nel ventennio 1963-1983, bambini di ogni età, dai 3 ai 17 anni: alcuni sono stati adottati da famiglie borghesi, altri sono diventati lavoranti nelle fattorie. Alcuni si sono suicidati, altri sono finiti in ospedali psichiatrici. Oggi la Francia comincia a raccontarne le storie. Vittoria parziale per Jean-Jacques e gli altri: la mozione in discussione, nota lo storico di Réunion Yvan Combeau, non prevede né risarcimenti né scuse di Stato. (Guardian)
19 febbraio. Dettati
Quando ha cominciato a dettare, Renzi ha dettato a Letta i pacs. Adesso il grande dettatore deve solo dettarli a se stesso. Vediamo.
19 febbraio. I conti di Detroit
I cittadini di Detroit aspettano col fiato sospeso il piano di Kevyn Orr, manager incaricato di risolvere la disastrosa situazione finanziaria. Ne ha parlato la Cnn. La città, che aveva dichiarato bancarotta nel luglio scorso, prova a risollevarsi prendendo di mira una delle sue principali voci di spesa: più di un terzo del debito non assicurato (3,5 miliardi di dollari su 11,5), infatti, è costituito dalle pensioni dei dipendenti pubblici. A rischiare tagli drastici sono poliziotti, pompieri e altri impiegati comunali che già percepivano pensioni mediamente molto inferiori a quelle di altre grandi città statunitensi. Detroit, dopo averli introdotti l’anno scorso, aveva già eliminato i benefit sanitari per chi non poteva ricorrere a Medicare (la copertura sanitaria per gli over 65 senza assicurazione privata). Arthur Versace, pompiere di 62 anni, è disperato: "So che bisogna pur tagliare da qualche parte, ma se mi togliete la copertura sanitaria, almeno lasciatemi la pensione!”. I critici della misura, che non ha precedenti, sostengono che i contributi pensionistici sarebbero protetti dalla costituzione dello Stato del Michigan. In realtà, l’anno scorso il tribunale federale ha sentenziato che, avendo Detroit dichiarato bancarotta, la questione è ora di competenza della legge federale, che in questi casi consente anche tagli alla spesa previdenziale. Nel frattempo, un gruppo di privati si è fatto avanti offrendo 350 milioni di dollari per sopperire ai tagli e coprire anche un’altra drastica misura prevista, la vendita di parte del patrimonio artistico cittadino. Altri 350 milioni sono stati promessi dal Governatore del Michigan. Un sacco di soldi, ma purtroppo insufficienti, per ora, a evitare i tagli. (cnn.com)
19 febbraio. La politica
Poi ci stupiamo se per i giovani la politica è quella? Trame, tradimenti, parole date violate, congiure di palazzo, carri di vincitori...
19 febbraio. "Elezioni?”, "Sciocchezze”
Ma quand’è che il "piccolo padre” concederà a noi bambinelli di fare ogni tanto una sciocchezza?
19 febbraio. Complotti
Ormai è obbligo professarsi non complottisti. Al proposito, un grande storico disse: "D'accordo, ma i complotti esistono, eccome!”.
20 febbraio. Joseph e Eduardo
È il 1990 e Joseph Osagiobare, ventenne, è appena atterrato a Madrid. Fa parte di una delle prime ondate di immigrati clandestini in Europa; insieme ad altri, è fuggito dalla Nigeria insanguinata dalle violenze etniche. Ne ha parlato "El Pais” del 19 febbraio. All’epoca era inusuale vedere un nero africano in Spagna: "La gente ci scrutava, nella metro nessuno voleva sedersi vicino a noi”. Joseph riuscì ad avere un tesserino temporaneo di richiedente asilo. I primi aiuti arrivarono dalla Croce Rossa: un piccolo salario mensile e una piccola copertura sanitaria, ma non aveva ancora un posto per dormire. Così, assieme ad altre duecento persone, si accampò nei Giardini di Sabatini, proprio davanti al Palazzo Reale. Proprio lì vicino, Eduardo Mencos, madrileno, aveva comprato uno scantinato dove voleva fare una discoteca. I lavori però si erano arenati per questioni burocratiche, così, dopo aver letto sul giornale di questi ragazzi, Eduardo li invitò a dormire lì.
Nel 1999 Joseph è tornato in Nigeria, nel suo paese natale di Oredo. Fa il consulente per un’impresa locale e nel 2010 è stato eletto al consiglio comunale. L’anno scorso Joseph ha usato Facebook per cercare Eduardo Mencos. Aveva una grande voglia di sdebitarsi con l’uomo che lo aveva tolto dalla strada ventitré anni prima. Si sono scritti e Joseph lo ha invitato a casa sua in Nigeria, dove Eduardo ha trascorso tre splendide settimane. Ora progettano di fare affari insieme. (ElPais.com)
23 febbraio. 28 euro, l’Inps e il carcere
Cinque anni fa l’Inps manda a Luigi Balzaretti, microimprenditore, una comunicazione in cui gli segnala che il versamento dei contributi per il collaboratore è inferiore al dovuto. Per la "ragguardevole” cifra di 28 euro. La comunicazione viene passata al commercialista, ma nessuno provvede al pagamento. Dopo cinque anni, e nessun altro "segno”, arriva una comunicazione dal Tribunale di Como che condanna il Balzaretti a due mesi di reclusione (o a 3.500 euro di sanzione pecuniaria).
L’autore dell’articolo fa modestamente notare che, oltre all’esorbitante sproporzione tra il "reato” e la pena, a voler fare i conti della serva, la condanna comporta pure una perdita secca per il Paese, visto che mediamente il mantenimento di un detenuto costa ai contribuenti 400 euro al giorno. (monitorimmobiliare.it)
24 febbraio. Condivisione
Il primo gennaio 2010 a Roma è stato attivato il servizio di bike sharing, cioè di condivisione delle biciclette. Sono state messe a disposizione circa 450 biciclette. Sono passati quattro anni e oggi di quelle 450 biciclette ne sono rimaste 19.
25 febbraio. I disperati di Mong La
Zhang è un quarantenne cinese che fa il tassista a Mong La, città birmana al confine meridionale della Cina. "Sono arrivato qui da uomo ricco, ora non ho più niente”. Ex uomo d’affari, dieci anni fa è arrivato da Chongqing per giocarsi i suoi risparmi, 700.000 renminbi (83.000 euro). Ha perso tutto e, finché non avrà ripagato il debito agli strozzini locali, è costretto a fare il tassista per altri giocatori come lui.
Liu Qiao, quarantenne lui pure, ha trovato rifugio qui sei anni fa, dopo che a Macao aveva perso al gioco 1,6 milioni di dollari della compagnia mineraria fondata con gli amici. "Ho perso la faccia, devo rifarmi”. Quando non sono al casinò, Zhang e Qiao giocano a poker online sui loro cellulari. Ne ha parlato il "New York Times” del 24 febbraio. Situata a poche centinaia di metri dal confine, Mong La è più nota col nome di Xiamonegla, che è cinese come la maggioranza dei suoi residenti, dei suoi croupier e dei pendolari del vizio. Le attrazioni principali della città, che portano un migliaio di visitatori al giorno, sono il gioco d’azzardo, la prostituzione e la compravendita di animali protetti (anche vivi). Nel 2004, anno in cui Zhang è partito per cercare fortuna, Pechino era intervenuta militarmente per chiudere i tanti casinò nei quali i suoi funzionari corrotti andavano a dilapidare i soldi sottratti allo Stato. La criminalità che gestisce il gioco d’azzardo si è presto riorganizzata costruendo i casinò qualche chilometro più a sud, nella giungla. Non è chiaro se la Cina vuole davvero interrompere questi traffici. Intanto Zhang rimane imprigionato qui, lontano dalla famiglia. "Non posso andarmene e non voglio che la mia famiglia venga a trovarmi qui, vedendo come sono costretto a vivere”. (New York Times)
26 febbraio. Gli amazoniani
Sull’ultimo numero del "New Yorker”, George Packer dedica un lungo e approfondito pezzo ad Amazon e soprattutto al suo fondatore, Jeff Bezos, che nel 1994, a trent’anni, lasciò Manhattan e il suo lavoro come gestore di fondi per trasferirsi a Seattle e buttarsi nell’impresa di una libreria online. Packer riconosce una genialità in quella scelta dettata, pare, non tanto dall’amore per i libri, ma proprio dalla convinzione che era il prodotto "giusto”. Nel senso che vendere libri era il sistema migliore per raccogliere dati su acquirenti benestanti e istruiti. Un target straordinario. Insomma, l’obiettivo erano proprio i dati, che poi restano il vero patrimonio di Amazon. Aver chiaro questo rende comprensibile anche la politica estremamente aggressiva sui prezzi (peraltro resa possibile dalla "spremitura” dei fornitori). Una volta immagazzinati i dati di milioni di consumatori scelti, il secondo passo era mettersi a vendere di tutto.
L’articolo di Packer è molto critico. Viene denunciato il trattamento riservato ai piccoli editori e anche ai dipendenti, costretti a percorrere a passo spedito fino a undici miglia per ogni turno dentro questi spazi immensi, dove peraltro la velocità di evasione dell’ordine è costantemente tenuta sotto controllo. Tutto per soddisfare il cliente; ogni sacrificio è accettabile per il cliente e quindi nessun lavoratore di Amazon è iscritto al sindacato "perché il cliente ne soffrirebbe”. Bezos è comunque una figura piuttosto articolata. Si è detto che per capire Amazon bisogna conoscere la logica che sta dietro le assunzioni: non vieni assunto per fare uno specifico compito, ma per essere un "amazoniano”. Molti manager sono stati sottoposti al test di personalità Myers-Briggs e pare che la maggioranza rientri nel prototipo dell’introverso, del tipo attento ai dettagli. Niente musicisti, designers o venditori, ma persone laureatesi al Mit a pieni voti; gente che però non sa cosa dire quando incontra una donna in un locale. Gente come Bezos insomma. Sempre in nome della "personalizzazione”, i saggi "fatti in casa” e le interviste agli autori nel tempo sono stati sostituiti da recensioni fatte dagli stessi consumatori e soprattutto da algoritmi che in base agli acquisti effettuati producono consigli per i possibili acquisti futuri.Il cliente, l’utente e il soddisfacimento di ogni suo desiderio è qualcosa di quasi teologico per Bezos. Ecco allora l’ultima trovata: il "1-click shopping”, che permette di concludere l’acquisto appunto con un solo click (indirizzo di spedizione e dati della carta di credito sono già in possesso di Amazon).Ma non finisce qui: la prossima frontiera sarà la consegna in giornata dell’articolo acquistato. Prima in qualche città, poi in tutti gli Stati Uniti e poi in tutto il mondo. Ovviamente affinché questo sia possibile bisognerà agire in anticipo. Le informazioni sullo storico dei nostri acquisti verranno allora usate per mettere vicino a noi (in un magazzino o in un camion) tutte quelle cose che noi ancora non sappiamo di voler comprare (ma Amazon invece sì). (www.newyorker.com)
26 febbraio. Le poste italiane
La fama delle nostre poste decisamente non ha confini. Ne avevamo già parlato in passato in occasione della scoperta del fatto che alcuni rivenditori inglesi imponevano per l’Italia (e solo per l’Italia) il ricorso a un corriere, visto che la posta ordinaria il più delle volte non giungeva a destinazione. Ecco il messaggio di un venditore tedesco che accompagna l’avviso dell’avvenuta spedizione. "!!!Attenzione: a causa dei vari scioperi annunciati dai lavoratori delle poste italiane, i pacchi internazionali vengono talvolta tenuti all’aeroporto di Milano più di due settimane prima di spedirli a destinazione. Ci dispiace tanto per il possibile ritardo, ma spedire dalla Germania con altri operatori postali express costerebbe ulteriori 14 euro che probabilmente nessun cliente vuole pagare!!!”.
26 febbraio. Strade svedesi
Lo scorso anno in Svezia sono morte 264 persone a causa di incidenti stradali, un record assoluto. La Svezia vanta un tasso di tre morti ogni 100.000 abitanti l’anno, contro i quasi sei dell’Europa e gli undici dell’America. Come è stato possibile? Nell’ultimo numero dell’ "Economist” viene spiegato come a partire dal 1997 il parlamento svedese abbia fortemente voluto una legge per portare il numero dei morti e degli infortuni a zero. La cosa fondamentale è stata la pianificazione: le strade sono state costruite avendo in mente la priorità della sicurezza, quindi bassissimi limiti di velocità in città, aree pedonali e barriere che separano biciclette e automobili. Per gli attraversamenti pedonali sono stati costruiti dei veri ponti e le strisce sono segnalate con luci intermittenti. Sono serviti anche i controlli della polizia, tant’è che quasi nessuno viene più trovato alla guida con tassi alcolici superiori al consentito. Il prossimo passo sarà quello di correggere gli errori umani, ad esempio con dispositivi che controllino il tasso alcolemico o che impediscano di non allacciarsi la cintura o di superare i limiti. La Volvo ha infine in previsione di mettere in piedi un programma pilota di auto senza guidatore per il 2017. Senza autisti fallibili le auto potranno così diventare il mezzo di trasporto più sicuro. (The Economist)
28 febbraio. Yahoo e le telecamere
Il "Guardian” di oggi apre la prima pagina con uno scoop sulle immagini intercettate e raccolte dall’agenzia di sicurezza inglese Gcho (con l’assistenza dell’Nsa americana) attraverso la webcam di milioni di utenti di Yahoo.
L’operazione ha avuto inizio, in modo sperimentale, nel 2008, ma pare sia durata fino al 2012. La scelta di Yahoo si spiegherebbe con il fatto che, a detta degli esperti, i potenziali terroristi avrebbero una predilezione per questo fornitore di chat video. In pochi mesi sarebbero stati spiati quasi due milioni di utenti. L’idea era di estrapolare un fermo immagine ogni tot minuti e poi verificare tramite riconoscimento facciale se dietro quel computer c’era un sospettato.
Quello che le due agenzie forse non si aspettavano era di scoprire che davanti alla telecamera non sempre c’era un viso. Un funzionario ha ammesso che "sfortunatamente un numero sorprendente di persone usano le conversazioni via webcam per far vedere parti intime ad altre persone”. Dai documenti risulta che tra il 3% e l’11% delle immagini raccolte contiene "nudità indesiderate”. (Guardian.com)
28 febbraio. Huber Matos
Onore a Huber Matos, eroe della rivoluzione cubana e dell'opposizione alla dittatura castrista, morto ieri a Miami.
28 febbraio. Purché
"Purché faccia...”. In quel "purché” gran parte della storia italiana.
Una Città n° 210 / 2014 Febbraio
Articolo di Redazione
APPUNTI DI FEBBRAIO 2014
Si parla di diagnosi preimpianto, dei problemi di Wikipedia con il diffondersi dei piccoli schermi, di Amazon e del giorno in cui non avremo il tempo di decidere un acquisto che Amazon ce l’avrà già consegnato perché lo sapeva da prima; dei bambini di Reunion, portati illegalmente in Francia negli anni 60 e 70 per ripopolare le campagne; delle strade svedesi, le più sicure al mondo, dell’Inps e delle Poste, di Letta, Renzi, eccetera eccetera
Archivio
EGREGIO SIGNOR LADRO...
Una Città n° 126 / 2005 Febbraio
Realizzata da Paola Sabbatani
Realizzata da Paola Sabbatani
Stefano, Paolo, Elton, Giuma, Sandro, Alessandro, Elvis il più giovane, Claudio, Gianfranco, Marino, Andrea, uno dei soci fondatori, Nicola, Ilir, Graziano il vignettista sono nella redazione di Ristretti Orizzonti; Ornella Favero ne è la coordinatrice.Co...
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Editoriale del n. 303, settembre 2024
Una Città n° 303 / 2024 settembre
Dedichiamo la copertina alle elezioni americane che, questa volta sicuramente, ci riguardano più delle nostre. La rinuncia di Biden, ormai inevitabile, non toglie nulla alla grandezza della sua presidenza, forse la più importante degli ultim...
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Editoriale del n. 301
Una Città n° 301 / 2024 aprile-maggio
C’è stato il 25 aprile e abbiamo immaginato che uno scrittore importante, o un artista, o un filosofo, anche a nome di tanti altri, venisse in tv a dirci che essere antifascisti non vuol dire esserlo “di ieri”, in retrospettiva, m...
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Editoriale del n. 304, ottobre 2024
Una Città n° 304 / 2024 ottobre
In copertina il Kibbutz Haogen, negli anni Quaranta. La dedichiamo a Israele, quello di un tempo ormai lontanissimo, quello amato dai democratici e dai socialisti di tutto il mondo. Cosa ne resta oggi? A fianco l’intervista ad Anna Foa. Qui sotto ri...
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Editoriale del n. 305
Una Città n° 305 / 2024 novembre
La copertina è dedicata allo sgomento, allo sconforto, alla disperazione che ci ha preso dopo il risultato delle elezioni americane. In un mondo nella cui metà regna già il fascismo, rosso nero o verde che sia, nell’altra met&ag...
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