Per tentare di fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania, tutt’altro che risolta, ora in pieno Parco Nazionale del Vesuvio sono state individuate due ex cave per farne sversatoi di rifiuti. Com’è possibile?
In effetti è uno scandalo, la cui origine risale a un paio d’anni fa, per la precisione al 23 maggio 2008, quando il governo, con decreto legge, in deroga alla Legge Quadro sulle aree protette n. 394/91 e al Dpr che il 5 giugno 1995 aveva istituito il Parco Nazionale del Vesuvio, individuò nel Comune di Terzigno -in località Pozzelle e Cava Vitiello- due ex cave come possibili discariche per "lo smaltimento in piena sicurezza dei rifiuti urbani” prodotti in Campania.
Questa individuazione di per sé non bastava per dare inizio allo sversamento, perché occorreva che si riunissero, in quella che si chiama la Conferenza dei Servizi, tutti i soggetti interessati, e cioè il Parco, i comuni, alcuni assessorati regionali, la Sovrintendenza, eccetera. Ebbene, in quella Conferenza dei Servizi, a opporsi all’apertura della discarica furono solamente il Parco e la Sovrintendenza, e così la maggioranza si espresse favorevolmente all’apertura della discarica in località Pozzelle 3-Cava Sari. Si trattava in realtà di una maggioranza fantasma, se così si può dire, perché molti degli invitati erano assenti e però è stato fatto valere il principio del silenzio-assenso. Comunque di fatto passò l’autorizzazione ad utilizzare una di queste cave, chiamata Cava Sari, che ha una potenzialità di 650-700.000 tonnellate, come sversatoio di rifiuti. Da quel momento è cominciato il procedimento di messa in sicurezza. La discarica infatti ha l’obbligo di raccogliere rifiuti preventivamente trattati, perché c’è il rischio che ce ne siano anche di pericolosi, tossici, nocivi, eccetera eccetera.
Va da sé che il Parco Nazionale del Vesuvio e i comuni direttamente interessati, in particolare Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, tre dei tredici comuni che fanno parte della comunità del Parco hanno subìto questa decisione. Dalla fine del 2008, è cominciato lo sversamento. I problemi però sono sorti quasi subito e se ne sono accorti innanzitutto gli abitanti di quell’area, per via del cattivo odore dei rifiuti che andavano in putrefazione, e dal fatto che i gabbiani hanno cominciato a svolazzare.
La presenza dei gabbiani cosa significa?
E’ un segnale evidente che qualcosa non funziona in una discarica di rifiuti. Nel nostro caso specifico è la prova che nella cava vengono sversati rifiuti cosiddetti "tal quale”, cioè il sacchetto dell’immondizia così come ogni famiglia lo getta nel cassonetto. In questo "tal quale”, statisticamente, c’è un trenta per cento di sostanza organica, cioè di rifiuti alimentari, che sono quelli che, andando in putrefazione, producono il percolato, cioè quel liquido che dovrebbe poi essere raccolto, messo in vaso, e diversamente smaltito.
Tutto questo ha creato non solo allarme, ma una forte protesta sia dei cittadini, che si sono organizzati in comitati, sia del Parco che già era ricorso al Tar, non tanto avverso la decisione di aprire una discarica (che era avvenuta -si fa per dire- con tutti i crismi della regolarità) ma contro il fatto che per portare i rifiuti nella Cava Sari si era proceduto all’ampliamento di una strada già esistente, cosa assolutamente vietata e non contemplata nella Conferenza dei Servizi. Non solo, si era cominciata la costruzione di una nuova strada, anche questa non contemplata e non autorizzata. Il Tar ha considerato ricevibile il ricorso e ha momentaneamente bloccato la costruzione della nuova strada. Ma intanto i rifiuti hanno continuato ad essere sversati lungo il vecchio itinerario.
Il Parco, insieme con associazioni ambientaliste e con i comitati dei cittadini, ha allora consegnato una petizione all’apposita Commissione dell’Unione europea, la quale, fortemente sensibilizzata da alcuni commissari italiani, in particolare l’onorevole Cozzolino del Pd, ha presentato una interrogazione all’Unione Europea sulla inopportunità che in un’area protetta, per giunta Parco Nazionale, si utilizzasse una cava come discarica di rifiuti.
La Commissione delle petizioni ha inviato qui, alcuni mesi fa, una delegazione presieduta dall’olandese Judith Markeis, che ha visitato la cava. I co ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!