[...] Ciò che mi sembra decisivo è il fatto che quanti si trovano a fianco dei massacratori per antiamericanismo hanno completamente dimenticato i sentimenti, che forse in alcuni di loro erano autentici, provati quando manifestavano contro gli americani all’epoca della guerra in Vietnam. Penso qui ai più anziani fra di loro. Ciò che spingeva a manifestare contro la guerra in Vietnam era la sofferenza patita dalle popolazioni. Era l’immagine della donna con in braccio il suo bambino bruciati dal napalm. Ora, chi si trova adesso nella situazione della donna bruciata dal napalm se non i poveri kosovari? Chi si trova adesso nella situazione di chi bombardava a tappeto le città vietnamite se non la polizia e i gruppi militari e paramilitari serbi che stanno ricoprendo di tappeti di cadaveri città e villaggi del Kosovo? Se almeno voglio essere fedele alle reazioni sentimentali, più che alle opinioni che provavo all’epoca delle guerre anticoloniali, devo essere a fianco degli ultimi colonizzati d’Europa. Devo essere a fianco di questo 90% della popolazione che viene massacrata perché non fa parte del 10% della popolazione serba regnante. E quindi è in nome del mio anticolonialismo che trovo che quanti si trovano a fianco dei serbi per antiamericanismo sono solo dei rinnegati. Perché rinnegano tutti i sentimenti che hanno animato la loro giovinezza. Perché si sono messi a fianco degli assassini e non più a fianco degli assassinati. [...]
(tratto da "Rinnegare il Vietnam?”,
Una città n. 77, maggio 1999)