I nostri politici hanno fatto promesse e dichiarazioni che svanivano all’alba della loro entrata in carica; basti pensare al desiderio di uguaglianza sociale espresso da Theresa May, quando gli abitanti delle regioni più povere muoiono con anni di anticipo rispetto ai loro coetanei più ricchi.
Siamo abituati al tradimento, ma crediamo ancora che oltre alle brutte persone debbano esservene di buone. Esistono grandi istituzioni che dell’assistenza fanno un dovere. Persino in parlamento, che certamente non si distingue per merito, vi sono individui dediti che lavorano per la gente e hanno a cuore l’idea di democrazia. Alcuni credono in qualcosa d’altro rispetto al loro ego. Bilanciamo la delusione con un po’ di realismo, oppure ci perdiamo nella totale alienazione e rinuncia di ogni responsabilità senza neppure sapere come si chiami il primo ministro o, ancora, caschiamo in voli frontali nazionalistici.
Viviamo nell’era della vergogna, a tutti i livelli: da quello personale, per coloro che devono affrontare lo sbandieramento mediatico dei loro fallimenti, a quello nazionale e internazionale, con importanti organizzazioni umanitarie che sembrano destinate al tracollo per mancanza di coraggio morale e di guida. Ne sono un esempio le Nazioni Unite.
Viviamo nell’era della vergogna anche per via dei recenti appelli affinché certi uomini di potere rendano conto di presunti comportamenti sessuali predatori o inappropriati. E nulla ci ha colpiti con la stessa intensità della scoperta che Brendan Cox fa parte di quella cerchia.
Brendan Cox è il vedovo di Jo Cox, la deputata laburista nel collegio di Batley and Spen ferocemente assassinata durante la campagna referendaria nel giugno del 2016 da Thomas Mair, l’uomo con simpatie di estrema destra che le sparò e l’accoltellò al grido di "Prima la Gran Bretagna!”. L’assassino sta scontando una condanna a vita. Si tratta del primo omicidio politico di un parlamentare in carica da quel luglio del 1990 in cui Ian Gow, deputato conservatore, fu ucciso dall’Ira. La morte della Cox ha provocato ovunque un forte senso di angoscia e sgomento. In questo periodo di scissione, la deputata era convinta che «quanto ci unisce e accomuna è ben più grande di ciò che ci divide». Jo Cox ha saputo tirare fuori il meglio di noi. All’indomani della sua morte, il marito Brendan Cox ha sollecitato le donazioni a tre delle associazioni umanitarie preferite della moglie -la difesa civile siriana, Hope not hate e Royal voluntary service- raccogliendo un milione di sterline in un solo giorno. Jo Cox era una sorta di rappresentante del senso di altruismo insito nel servizio pubblico, che rappresenta ancora una tradizione di questo paese, per quanto il partito dei conservatori si adoperi per distruggerlo. Da allora è stato istituito un evento commemorativo in suo onore, con feste e concerti da una parte all’altra del paese. Si sono raccolti fondi in suo nome e sono state create due fondazioni -More in common e la fondazione Jo Cox- per promuovere la sua opera di coesione sociale. L’appoggio di Brendan Cox alle associazioni umanitarie ha ispirato un’intera nazione, come i suoi sforzi retti e dignitosi per proteggere i suoi due giovani figli e portare avanti l’eredità della moglie. È stata proprio la grande fiducia che avevamo riposto in lui a rendere ancora più amara la delusione provata nell’apprendere del suo coinvolgimento nelle accuse di molestie sessuali nei confronti di donne che nel 2015 lavoravano per Save the children. Cox si è scusato per il suo comportamento.
È difficile credere che Brendan Cox possa essersi comportato in quel modo; non vogliamo crederci, perché era uno dei buoni. Siamo stremati dalle delusioni e dalla fallibilità. Tuttavia, anche in queste rivelazioni possiamo trovare una certa forza: Brendan Cox si è impegnato a non farlo più e noi vogliamo credergli.
Le associazioni umanitarie sono l’ultimo dei tanti settori a essere stati messi sotto esame per comportamenti scorretti, molestie sessuali e sfruttamento in situazioni di vulnerabilità. Nonostante si tratti di una minoranza, l’impatto è stato catastrofico. Dopo lo scandalo Oxfam, in migliaia ...[continua]
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