In sette anni hanno pubblicato 1.200 interviste e non uno degli intervistati si è lamentato (cosa stupefacente, per chiunque lavori in una redazione). Solo qualche mese fa si sono accorti che sì, forse, anche loro hanno diritto ai rimborsi per la carta. Il formato lenzuolo è incompatibile con la distribuzione, ma di cambiarlo non se ne parla, non vogliono sacrificare le foto (terzo pilastro, con le interviste e le storie, del mensile che loro chiamano il giornale). L’unica strategia di marketing è stata un natalizio 3x2, tre abbonamenti al prezzo di due. Anche se non avete mai avuto tra le mani Una città, avrete capito che è opera di persone simpaticamente bizzarre, mosse innanzitutto dal piacere e dal dono. Sarà l’aria di Forlì, dove è nato e continua a esser fatto in una redazione dotata di cucina. C’è la forza della provincia nell’impresa di un gruppo di amici sui 50 anni, ex Lotta continua (e si sente ancora), al quale  si sono aggiunti redattori più giovani; fanno una rivista dove stanno fianco a fianco l’intervista al raffinato intellettuale parigino  e al «capo» dei gelatai cadorini in Germania, la vita borderline del ragazzino napoletano e quella nei ranghi leghisti dell’operaio nordestino.
Una città ha 1.500 abbonati (cifra di riguardo, di questi tempi) e si vende nelle librerie Feltrinelli. È partito da Milano, la scorsa settimana, un giro di incontri tra redattori e abbonati; dalla serata milanese si è capito che ad aver voglia d’aumentare i lettori sono più i secondi -sentono che il privilegio della semiclandestinità scivola nello spreco dell’offerta- che i primi. "Mi piacerebbe raddoppiare gli abbonati -dice Gianni Saporetti, coordinatore di "Una città”- però preferirei spostare qualcosa nell’opinione pubblica sull’Algeria, far capire che non si riduce tutto ai massacri, che c’è una società, le donne in particolare, che resiste. Giuliana Sgrena, sul "Manifesto”, ha dato da sola un contributo decisivo. Significa che si può fare qualcosa, anche se si è piccoli”. 
Algeria, Bosnia e processo Calabresi sono le "campagne” di "Una città”. In questi casi non vale l’auto-definizione di "giornale militante che ama la confusione e non le linee”. Se la parole "linea” disturba, chiamiamola "presa di posizione”. Che c’è, come c’è una linea, piuttosto spontaneista e di destra ma salutarmente urtante, nell’analisi del sommerso meridionale. 
La formula del giornale fatto di lunghe interviste mai al telefono nasce "per difetto”, spiegano Massimo Tesei e Saporetti. L’inchiesta è fuori portata, "non siamo giornalisti”; il saggio altrettanto, "non siamo intellettuali”. Resta l’intervista, ore di registrazione dove il ruolo dell’intervistatore si riduce "a qualche borbottio e a lunghi silenzi”. Un atteggiamento poco "combattivo”, secondo qualcuno. Ma quel che sembrerebbe un difetto si rivela un pregio: l’obiettivo è capire, conoscere, non quello di dimostrare quanto è banale o cattivo l’intervistato e quanto pungente e bravo l’intervistatore. Il risultato è che l’intervistato -sia l’accademico che il lavoratore in nero- non sta sulla difensiva e si racconta molto di più. Per Lea Melandri, una fan di "Una città”, "concedere e concedersi tempo” è la virtù del mensile. Tempo per lasciar parlare le persone e per ascoltarle, per far emergere cose che magari non ci piacciono ma che esistono. 
La sinistra non è mai stata disponibile ad ascoltare, ha sempre avuto l’ansia "di un’idea da contrapporre” ancor prima di capire. In questo senso, dice, "Una città” è una rivista "educativa”.
Si definiscono "ex militanti ancora militanti” i redattori. "Di cosa non lo so -aggiunge Saporetti- saperlo sarebbe pericoloso”. Lui vive come "un grande privilegio” il poter riandare tra la gente "con più confusione, ma anche con più libertà della volta precedente”. 
Il senso degli incontri con i lettori, spiega Tesei, è di allargare la rete dei contatti e delle segnalazioni di "storie”. Sono quelle che piacciono di più ai lettori, ma non si improvvisano, richiedono di stare dentro una situazione e la fiducia di chi si racconta. 
 
Per chi intende farsi avanti, come lettore o come suggeritore, "Una città” sta in piazza Dante Alighieri 21, tel. 0543- 21422