Cari amici, 
Natale è un periodo di racconti e compromessi. I  compromessi di famiglia per decidere a casa di chi si trascorrerà il giorno di Natale sono già di per sé una sfida impegnativa, ma quest’anno la Brexit renderà più difficile mettere d’accordo i parenti. Nella stagione festiva, mentre le famiglie fanno sfoggio del loro benessere, appendendo palline e avvolgendo di ghirlande gli alberi di Natale, preparando lunghe liste di biglietti d’auguri da inviare, la divisione tra chi ha votato per rimanere e chi per lasciare l’Unione europea è più forte che mai. Una coppia che avrebbe mangiato volentieri il tradizionale tacchino con le salse assieme ai parenti, ora non ne vuole più sapere di stare seduta allo stesso tavolo con chi ha votato per l’uscita. È sfiancante questa situazione ed è così lontana dallo spirito natalizio. Tuttavia, è il segno della spaccatura nella nostra società odierna e non so come faremo a rimediare. Divisione è la parola chiave di questo Natale. Questa mattina stavo pensando a quanto avremmo bisogno di un nuovo Charles Dickens; se esiste, forse si chiama Jimmy McGovern, lo sceneggiatore televisivo che ha creato l’intensa e commovente serie "The Street” per la Bbc. Questa serie racconta le vite che scorrono in una precisa strada, quelle dei poveri, degli affamati e dei dimenticati dalla società. Vite così sofferte sarebbero potute essere raccontate da Charles Dickens in persona. Il suo famoso racconto, Canto di Natale, viene riproposto ogni anno durante le feste natalizie. Nelle scuole di tutto il paese vanno in scena i bambini: sferragliano le catene portate dal defunto amico Marley e guardano con ferocia il mondo dal malconcio letto del Signor Scrooge. La famosa storia torna regolarmente in televisione e il libro, arricchito in edizione speciale, è in vetrina in ogni libreria. Tuttavia, non ci stanchiamo mai di questo racconto per il suo finale: la redenzione di Scrooge dalla sua avidità e la ritrovata unità tra le persone nonostante le differenze che le dividono. Sarebbe un vero miracolo di Natale se nel nostro Paese sparisse l’avidità e, mentre va in scena la delirante pantomima della Camera dei Comuni, i più poveri facessero le cose che hanno sempre fatto le persone più povere: cercare un modo per migliorare le cose. In assenza di una leadership visionaria, di una falsa leadership o di qualunque altro tipo di leadership, questa è la nostra sola speranza.
Natale per alcuni può essere il giorno in cui si è più soli. Per coloro che vivono per conto proprio, per coloro che non hanno famiglia o amici, per coloro che non hanno i soldi per mangiare o scaldarsi, per coloro che non hanno una casa. Per tutti loro ci saranno nel Paese luoghi che offrono gratuitamente un pranzo di Natale. I cuochi volontari prepareranno, nelle cucine improvvisate, i tacchini forniti dalle donazioni. In questo modo, per chi volesse, ci sarà la possibilità di regalare un pranzo completo ad uno sconosciuto. Aiutare facendo un regalo. Ma ovviamente anche le Food Banks saranno prese d’assalto. In questo senso, qualcosa di positivo è accaduto: alcuni parlamentari scozzesi del partito conservatore hanno donato generi di prima necessità alle Food Banks per i più poveri e bisognosi. L’ironia è che le Food Banks neanche esisterebbero se i conservatori non le avessero fatte diventare una necessità per molti, attraverso leggi che portano la loro firma. Come accadeva con le signore di buon cuore e le case di carità del passato, visitare i poveri e distribuire regali di Natale ci aiuterà a mangiare la nostra cena di Natale senza che ci vada di traverso.
Ne il Canto di Natale, il Signor Scrooge viene visitato da tre fantasmi, quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Scrooge rivede il suo passato, quando era bambino e poi ragazzo. La storia ci descrive il momento in cui ha dimenticato il suo lato migliore. Parimenti, è difficile per noi guardare indietro a prima del 2016, ai Natali spensierati e alla memorabile cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra del 2012. È in quello spettacolo messo in scena dal regista Danny Boyle che abbiamo lasciato il nostro lato migliore, nella visione di un Regno Unito multiculturale, divertente, audace e orgoglioso del suo servizio sanitario pubblico. Volando al Natale presente, quattro anni dopo, ci ritroviamo in una nazione in difficoltà. Un paese dove il servizio sanitario è al tappeto e alla ricerca di volontari per sopravvivere, dove i giovani dottori dopo una settimana di lavoro preferirebbero andare a riempire gli scaffali del supermercato piuttosto che continuare, dove i cittadini danno la colpa agli immigrati per le lunghe attese invece di capire che la vera causa è il cronico sottofinanziamento del sistema sanitario. Intanto, i negozi sulle vie dello shopping stanno scomparendo nonostante gli aiuti dei sindaci, i genitori saltano i pasti per dare da mangiare ai figli e ci è appena stato detto che ci rimangono solo 12 anni per salvare il pianeta dalla fine della civilizzazione e di tutte le bellezze che lo popolano. Siamo come dei dodo che immobili vanno verso l’estinzione. 
Se il Natale presente è fatto di fallimenti economici e politici, il Natale futuro si mostra ancora più cupo, ma almeno per Scrooge questa previsione è l’inizio del suo risveglio. Nessun dubbio sulla nostra bravura nel rendere reale un racconto di Natale: siamo capaci di far scendere Babbo Natale giù dai camini anche nelle case dove non ci sono; ormai la nostra capacità di negazione e autoinganno sta aumentando vertiginosamente. Nella storia, quando il Signor Scrooge si risveglia dopo la visita dei tre spiriti, è un uomo cambiato. Spalanca la finestra e grida al bambino che passa per strada di andare dal macellaio, comprare il tacchino più grande e portarlo da Bob Cratchitt, il suo povero dipendente. Scrooge salta fuori dal letto pieno di vita, determinato a recuperare ciò che ha quasi perduto con la sua avarizia. Aiutando gli altri, egli in realtà sta aiutando se stesso.
È Natale. Ma chi può dire con quale spirito lo vivremo quest’anno. Scrooge impara da Cratchitt i valori dell’umiltà e della compassione e, nel guardare il mortale futuro che lo attende, si pente per ciò che ha fatto e cambia vita. Questo risveglio lo salva dal fare l’ultimo passo verso il precipizio. La storia di Scrooge è un grande classico, una storia di fantasia, ma il nostro precipizio è reale e non porta con sé nulla di gioioso. Purtroppo, il ripensamento, come la speranza, è appena percettibile ed estremamente raro.
Belona Greenwood
(traduzione a cura di Federico Morra)