La barbarie antisemita colpisce ora in modo più eclatante la Germania, con un attentato diretto contro la sinagoga di una piccola città della Sassonia, regione orientale del paese dove militano da tempo gruppuscoli neonazisti organizzati.
La patologia dell’antisemitismo persiste, ricorre con pervicacia mai sopita 75 anni dopo gli orrori dello sterminio nazista, inquina larghi strati della società europea. Riesuma da un lato vecchi stereotipi quali il potere finanziario e politico degli ebrei, l’invenzione mistificatoria di un complotto mondiale. Un’analisi recente condotta in Germania indica per esempio che oltre il 50% degli aderenti ed elettori di AfD (Alternative fur Deutschland) -partito fascistoide e xenofobo che ha ottenuto l’11% dei suffragi nelle elezioni europee del maggio scorso e oltre il 27% nella Sassonia- ritiene che gli ebrei detengano un potere eccessivo nel mondo. Produce e diffonde dall’altro nuove farneticanti falsità attribuendo agli ebrei la volontà mefitica di demolire, attraverso l’ingresso di immigrati dall’Africa e dal Medio Oriente, la supremazia dell’etnia “bianca”, in Europa così come in America o nella Nuova Zelanda dell’attentato alla moschea di Christchurch. Minaccia, infine, il presente e il futuro degli ebrei europei, negli anni Trenta del Novecento circa il 60% dell’ebraismo mondiale, oggi appena 1,5 milione circa, solo il 10% degli ebrei del mondo.
Come racconta Yascha Mounk, noto politologo di Harvard e lui stesso ebreo tedesco: “Quando ero ragazzo in Germania dovevo passare un cordone di polizia quelle rare volte che andavo in una sinagoga… Mi fa ancora più rabbia pensare alle circostanze che rendono necessaria la presenza (della polizia). Come può essere che a oltre settant’anni dall’Olocausto ogni scuola ebraica, sinagoga, centro della comunità ebraica necessiti di protezione? Ora che sta per ricorrere il primo anniversario dell’attacco ancora più letale alla sinagoga di Pittsburgh, il mio timore è che la vita degli ebrei negli Stati Uniti possa diventare più simile alla vita degli ebrei in Germania…”.
L’azione delle istituzioni pubbliche, sia nel campo dell’educazione alla memoria delle nefandezze del Novecento e della sua trasmissione, che in quello della prevenzione e del contrasto del malanno antisemita, appare inadeguata. Vi sono fasce della società europea dove connivenza o sorda passività rispetto all’ideologia antisemita alimentano un senso di impunità insolente in coloro che predicano il razzismo e l’intolleranza del diverso. Come osservò nel 2017 Manuel Valls, allora Primo ministro di Francia, il malanno antisemita ha natura multiforme, origini e facce diverse, ma è un barometro del degrado della democrazia di un paese: vi è oggi un confluire perverso fra l’antisemitismo “classico” della destra estrema e quello “islamista”, un’ideologia che importa nelle città d’Europa il conflitto israelo-palestinese e lo snatura e deforma, sotto la spinta della predicazione all’odio di imam integralisti, in una contrapposizione fra arabi ed ebrei.
In Italia, secondo l’ultimo rapporto redatto dall’Osservatorio antisemitismo del Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea), nel 2018 si sono avuti quasi 200 episodi antisemiti, non aggressioni fisiche, ma insulti e minacce verbali, atti vandalici in luoghi ebraici, e, soprattutto, violenza digitale. Il rapporto osserva in merito che “Il web ha permesso la formazione di una cultura dove l’antisemitismo assume accettabilit ...[continua]
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