3 novembre 2020
Il ministero dell’Istruzione ha emanato un decreto in base al quale fino a nuova indicazione gli studenti delle classi che in passato erano dette “comuni” seguiranno le lezioni da casa in forma telematica, mentre quelli che hanno disabilità gravi continueranno a svolgere le attività didattiche a scuola con educatori e docenti di sostegno. Dopo l’esperienza della didattica a distanza nella primavera scorsa prende ora avvio la didattica digitale integrata: le lezioni tramite piattaforme digitali sostituiranno quelle in presenza solo nei periodi in cui questa modalità sarà necessaria per contrastare la diffusione del Covid-19.
La differenziazione dei percorsi didattici degli studenti disabili e di quelli non disabili causata dall’emergenza sanitaria è evidente. Come permettere ai primi di mantenere un legame con i compagni di classe? In quale modo garantire loro una forma di inclusione?
In un liceo di Fucecchio si è ritenuto di poter risolvere il problema con un collegamento quotidiano di pochi minuti alla piattaforma digitale per mezzo della quale vengono impartite le lezioni: il singolo studente, affiancato dall’educatore o dal docente di sostegno, ha così la possibilità di vedere i propri compagni (seppure attraverso uno schermo) e di scambiare un saluto con loro e l’insegnante curricolare.
La scelta di continuare a svolgere le attività didattiche a scuola con gli allievi che hanno disabilità gravi ha suscitato critiche da un lato e apprezzamenti dall’altro. L’hanno contestata alcuni docenti di sostegno, che la considerano un passo indietro nell’evoluzione della scuola, quasi un ritorno alle classi differenziali abolite nel 1977. Si sono dichiarati favorevoli invece gli educatori: per gli studenti disabili è essenziale poter proseguire a frequentare l’ambiente scolastico, benché con un numero molto ridotto di coetanei e in condizioni per più aspetti anomale.
A favore della decisione di lasciare la scuola aperta agli studenti che hanno bisogno di un sostegno si può osservare, ed è stato osservato, che questa apertura non introduce alcuna sostanziale novità rispetto alla vita scolastica ordinaria: i ragazzi che soffrono di patologie gravi trascorrono regolarmente una parte consistente del tempo fuori dalle rispettive classi per svolgere attività individuali con educatori e docenti in aule destinate a questo scopo e soltanto per un numero di ore limitato partecipano alle attività della classe. Le aule del sostegno esistevano ben prima che scoppiasse la pandemia: se non sono considerate una versione contemporanea delle classi differenziali quando le lezioni si svolgono a scuola, perché giudicarle tali nel periodo della didattica a distanza?
4 dicembre 2020
La dirigente scolastica e la coordinatrice dei docenti di sostegno comunicano un’iniziativa tesa a favorire l’inclusione degli studenti disabili: nelle due settimane precedenti le vacanze natalizie verranno organizzati due incontri nei quali due ragazzi che hanno “bisogni educativi speciali” svolgeranno attività laboratoriali a scuola insieme ad alcuni compagni di classe; l’adesione di questi ultimi all’iniziativa è volontaria e i partecipanti saranno esentati dalle lezioni a distanza.
11 dicembre 2020
L’attività laboratoriale finalizzata a realizzare l’inclusione degli studenti disabili -pittura e ricerca di frasi da unire alle immagini- è stata svolta da uno solo dei due alunni coinvolti nell’iniziativa con tre compagni di classe. Per questo studente la mattina è stata indubbiamente piacevole, forse anche utile; l’altro invece l’ha trascorsa come quasi sempre nell’aula del sostegno. L’attività scelta era del tutto inadeguata alle sue caratteristiche e alle sue necessità: per svolgerla sarebbero stati necessari l’uso del linguaggio verbale, che gli è estraneo, e un cambiamento (ancorché temporaneo) della propria routine che per lui rappresenta tuttora ...[continua]
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