L’Humanitarian Law Center considera le confessioni rilasciate davanti al Tribunale dell’Aja da due ufficiali d’alto rango dell’Armata serbo bosniaca, Momir Nikolic e Dragan Obrenovic, riguardo il loro ruolo nel massacro di Srebrenica, un contributo importante per stabilire la verità riguardo Srebrenica, con un chiaro messaggio a Serbia e Repubblica Serba di Bosnia (Republika Srpska) sulla necessità di venire a patti col passato.
Con la loro confessione, Nikolic e Obrenovic hanno offerto un grande aiuto alla loro nazione affinché si confronti con la verità e ponga fine ad anni in cui si è preteso di far credere, sia in Serbia che nella Republika Srpska, che i fatti di Srebrenica non siano mai accaduti, o che 7000 musulmani si siano uccisi tra di loro in una disputa per decidere se arrendersi o meno. Alla Serbia e alla Republika Srpska è stata così offerta una chance per riconciliarsi con il pesante lascito del loro passato, accettando la responsabilità di restituire dignità alle vittime di quell’orribile crimine contro l’umanità che si chiama Srebrenica.
L’accordo raggiunto tra Nikolic, Obrenovic e l’ufficio del Pubblico Ministero, in sostanza il ritiro dell’accusa di genocidio e una più leggera pena carceraria in cambio della confessione, non diminuisce la loro responsabilità nell’aver incondizionatamente accettato e partecipato a quell’ “impresa criminale congiunta”; anche se non esaudisce la domanda di giustizia auspicata dalle vittime. In questo e in altri casi di ammissione di colpa, la verità esce comunque vittoriosa sulla negazione del crimine.
Al di là delle loro confessioni, Nikolic e Obrenovic hanno accettato di collaborare con l’ufficio del Pubblico Ministero e di fornire tutte le informazioni che verranno loro richieste. Questo include anche l’impegno a testimoniare nei procedimenti contro i loro co-imputati, come pure in qualsiasi altro processo, udienza o causa legale, avviati dal Tribunale dell’Aja. Nikolic e Obrenovic hanno ammesso che c’è stato un pesante attacco contro la popolazione civile di Srebrenica, il cui risultato è stata la morte di oltre 7000 musulmani bosniaci, tra cui donne, bambini e anziani. Hanno anche confessato che la loro condotta al tempo degli episodi incriminati era fondata su motivi politici, razziali e religiosi, con un chiaro intento discriminatorio.

Le confessioni
Nella sua confessione, Momir Nikolic ha affermato che l’esercito della Republika Srpska aveva un piano preciso: durante l’attacco di Srebrenica, l’intera popolazione musulmana sarebbe stata deportata con la forza, dall’enclave al territorio sotto controllo musulmano. Ha ammesso che dopo l’attacco e la caduta di Srebrenica, l’11 luglio, era stato ufficialmente informato del piano di deportare le donne e i bambini in territorio sotto controllo musulmano, mentre gli uomini sarebbero stati separati e poi assassinati. Dalla sua confessione risulta che il capo della sicurezza del Corpo Drina, il Tenente Colonnello Vujadin Popovic, lo aveva informato, il 12 luglio, a Bratunac, alla presenza del capo dell’intelligence, il Colonnello Kosoric, che tutte le donne e i bambini raccolti a Potocari sarebbero stati trasferiti in territorio musulmano nei pressi di Kladanj, mentre gli uomini in condizione di prestare servizio militare sarebbero stati trattenuti e poi uccisi. A Nikolic era stato assegnato il ruolo di coordinare e organizzare l’operazione; gli erano anche stati assegnati i luoghi in cui detenere gli uomini musulmani: la vecchia scuola elementare Vuk Karadijc, la scuola superiore Djuro Pucar Stari, e un hangar (a 50 metri dalla scuola superiore). Nikolic aveva poi individuato le due sedi in cui assassinare gli uomini: l’impresa statale “Ciglane” e la miniera “Sase”.
Nikolic ha trascorso quasi l’intera giornata del 12 luglio a Potocari, coordinando e facendo la supervisione del trasferimento di donne e bambini a Kladanj, e trattenendo gli uomini in condizione di prestare servizio militare. Ha portato a termine l’operazione con l’aiuto del comandante delle forze speciali di polizia, degli ufficiali della polizia militare del Corpo Drina, sotto il comando del Maggiore Petrovic, di membri della milizia “Lupi Drina”, di parte del Decimo Distaccamento Guastatori, di elementi dell’unità di polizia del 65° Reggimento di Difesa, del 2° e 3° Battaglione di Fanteria della Brigata Bratunac, della polizia militare della Brigata Bratunac, e della polizia civile con i pastori tedeschi. La sera di quello ...[continua]

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