è un piccolo intervento di merito, e non una semplice adesione, questo che ritengo giusto farti pervenire in relazione alla campagna contro la guerra all’Iraq ed alla manifestazione del 15 p.v.
Noi di Testimonianze aderiamo, ovviamente, ad entrambe. Ho detto, in particolare, alla nostra segreteria di far pervenire quanto prima il nostro assenso ai motivi di fondo della grande giornata del 15. Siamo contro la guerra preventiva di Bush e siamo perché tutto possa essere fatto per scongiurare un conflitto catastrofico, avventuroso ed insensato. Siamo contro questa guerra per motivi etici, ma soprattutto politici e culturali: ci pare rovinosa l’ideologia per cui la democrazia possa essere esportata, nemmeno sulla punta delle baionette (che non usano più) ma sulla traiettoria di missili micidiali e distruttivi.
Detto questo, ritengo doveroso, come leale contributo politico, far notare con forza che sono quanto meno perplesso di non trovare nella piattaforma contro la guerra che preannuncia la manifestazione unitaria un solo riferimento alla questione del terrorismo.
Non si tratta solo di un riferimento dovuto per “salvarsi l’anima” e la faccia, ma di un problema politico di prim’ordine. L’impostazione della piattaforma rivela un’evidente ed implicita carenza analitica se non un vero e proprio (anche se inconsapevole) fenomeno dispercettivo. Il problema del terrorismo, del fondamentalismo armato (che strano: nessuno che nomini mai l’Algeria, dove la mattanza fondamentalista è ricominciata; contraddice troppo vistosamente, forse, un certo schema di ragionamento?), delle dittature feroci come quella di Saddam esiste, eccome. Non va rimosso. E’ sbagliato e pazzesco il modo che vuole usare Bush per combatterlo, questo è evidente. Siamo contro la guerra, per questo.
Ma non vedere e non inquadrare correttamente il problema è un colossale errore politico. Personalmente sono d’accordo, in questo caso, con Sofri: sono, cioè, e lo ridico ogni volta che posso, contro la “guerra preventiva” di Bush e contro Saddam Hussein (che ha contribuito a rendere infelice il suo popolo, costretto a votarlo al 100%, almeno quanto l’embargo ed i postumi della prima guerra del Golfo).
Non dichiararlo, non proclamarlo a chiare lettere, dandolo per implicito o considerandolo un dettaglio secondario, è sbagliato, oltretutto, perché offre ottimi argomenti a chi vuol sostenere che le campagne per la pace sono frutto del solito unilateralismo, antiamericanismo, antioccidentalismo, ecc.
La sinistra ed i movimenti alternativi, anche quando sono vivi, importanti e vitali (come lo è questo nuovo movimento per la pace, come lo è il movimento new global -io preferisco questa denominazione a quella, banalizzante ed intrinsecamente vetero-ideologica, di no global- che ha prodotto la meravigliosa manifestazione di Firenze) hanno una singolare capacità di riproporre meccanicamente percorsi, schemi e riflessi condizionati che già si sono rivelati sterili e culturalmente improduttivi. Mi viene alla mente pari pari (così capita quando si hanno alle spalle, e sulle spalle, ahimé, vari decenni di attività e, ognuno per la sua parte, di spinte generose e di errori) il dibattito dei primi anni Ottanta. Lo ricordi? Ricordi i Convegni di Testimonianze? Fummo tra i primi ad affiancare al tema della pace quello dei diritti umani, poi divenuto politicamente di gran moda. Allora, anche se godevamo di un forte prestigio nei movimenti per la pace, ci fu chi ci rimproverò, ci fu chi ci avversò, ci fu chi disse che facevamo un regalo al “nemico americano” che dei diritti umani aveva fatto un vessillo nella guerra ideologica contro l’Unione Sovietica. Ricordi di un tempo che è, ormai, lontano e che pure andrebbe rimeditato.
Ricordo le amarezze, i patemi e le incomprensioni di allora. La sinistra ed i movimenti alternativi hanno tanti aspetti belli e fecondi, sono il sale della democrazia, ma non sempre riescono a liberarsi dell’antico riflesso per cui chi introduce elementi inconsueti nella riflessione e nel dibattito politico, elementi che solleva anche il “nemico” (ma non avevamo detto di rivedere la micidiale coppia antagonistica amico-nemico?) è per ciò stesso sospettato di opportunismo, cedimento, ambiguità, “tradimento” addirittura.
Per chiudere il riferimento ai tempi che furono, come tutti sanno (sia pure in un tempo povero di memoria), poi in Urss venne Gorbaciov e poi vennero le pacifiche rivoluzioni dell’ottantanove e molte cose ri ...[continua]
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