L’ultimo mese è passato in fretta. Quasi inosservato e senza grosse novità. Purtroppo i turisti sono ancora troppo pochi e, nonostante il sole raggiante, il fresco bagnasciuga e la tranquillità del mare, ieri è stato strano passeggiare in una Hammamet quasi deserta. Le boutique erano vuote, i ristoranti poco affollati e i camerieri, appollaiati sulle aiuole fuori dai locali, aspettavano speranzosi qualche straniero a cui dare il benvenuto.

Il Paese sembra aver nuovamente raggiunto un buon livello di stabilità e sicurezza e, adesso che le elezioni sono state posticipate al 23 ottobre, resta ben poco da fare se non approfittare del caldo ancora clemente e dei fine settimana fuoriporta. Si vociferava che se le elezioni non si fossero svolte a luglio, ci sarebbero state numerose manifestazioni di piazza (una era stata indetta per venerdì 17 ma è stata annullata) e invece anche la popolazione sembra essersi rassegnata all’evidenza. Nessuno ha ben capito i reali motivi del posticipo. Di certo, si è tenuto conto dell’economia del Paese, dato che prevedere le elezioni alla fine di luglio avrebbe significato rinunciare completamente alla stagione turistica. Ha avuto il suo peso rilevante anche l’elevato numero di tunisini che non possiede la carta d’identità, per loro sarebbe stato impossibile provvedere in meno di due mesi. Inoltre, non si potevano ignorare i circa centomila tunisini che si recano in pellegrinaggio a La Mecca durante i mesi estivi.

 Certamente le elezioni non li avrebbero trattenuti dal partecipare ad una delle esperienze più importanti nella vita di un musulmano. Adesso che il numero dei partiti è salito intorno all’ottantina, che continuano i comizi di presentazione in tutte le regioni della Tunisia e che si cercano di instaurare le varie alleanze, in strada non si ascoltano nemmeno più i pronostici su chi vincerà. Potrebbe far riflettere, però, il risultato delle prime elezioni libere che si sono svolte l’11 giugno in Egitto. Non hanno vinto né i Fratelli Musulmani né i nostalgici dell’Egitto pre-rivoluzionario: la maggioranza dei voti è andata a Randa Abou Bakr, professoressa di inglese e letteratura comparata presso la Cairo University. Chissà che anche in Tunisia non ci siano colpi di scena, ce ne sarebbe proprio bisogno!

In attesa di ricevere soddisfazioni dalla vita politica, la quotidianità continua e, con l’estate, come di consueto, sono cominciati i matrimoni. Anche Himed si è sposato. Alle sue seconde nozze era rilassato, sorridente ed emozionato, ma la cerimonia si è svolta in un lampo. Senza aver capito perché, al Municipio abbiamo assistito ad una staffetta, tre matrimoni uno dopo l’altro senza che ci fosse nemmeno il tempo per lo scambio delle fedi. I novelli sposi sono arrivati insieme, si sono seduti, lo sposo ha fatto dono alla sposa di un simbolico Mahre (la dote); il consueto impiegato del comune, con tanto di fascia nuova di zecca, ha borbottato qualche parola suggellata dall’immancabile versetto del Corano prima delle firme degli sposi e dei testimoni. Et voilà, il tempo di apporre una firma e si è già sposi. Non che la durata della cerimonia possa influenzare lo svolgimento della vita coniugale, ma ammetto che, a volte, fa piacere assistere a quel tocco di poesia che dovrebbe accompagnare un rito così importante. Sarà che, se non ricordo male, a marzo Himed cercava ancora la donna che sarebbe diventata sua moglie e, se le cose stanno così, forse è meglio sorvolare sull’aspetto poetico del momento.

Spesso tutto si riduce comunque alla firma di un contratto.Delle partenze verso l’Italia, invece, non se ne sente più tanto parlare. Anche se non so quanto la voglia di partire sia andata veramente scemando. Mi ha stupito, ma mi ha fatto anche molto piacere, sapere che Hassen sta preparando i documenti per andare in Francia con un contratto di lavoro. Spero proprio che questa volta ce la faccia a oltrepassare i confini in modo legale. Magari con un confortevole aereo piuttosto che con una carretta del mare!