Qualche giorno fa ci ha lasciati Pino Ferraris. Pino era un intellettuale e un attivista della sinistra, credo sia questa la definizione migliore si possa dare di lui. Pino non era un militante, non un quadro, ma neanche un accademico: anche per questo della sua morte si sono accorti in pochi.
Pino non aveva una posizione, ma una strada da seguire: pensava che l’esercizio pieno della libertà di associarsi, di cooperare e di creare fosse la radice fondamentale di una vita degna. Battersi per l’eguaglianza e la giustizia significava per lui redistribuire la risorsa più scarsa: il potere e la capacità di ognuno di costruire la propria strada, assieme agli altri. La sua era una libertà sociale. Questa strada l’ha seguita da dirigente politico della vecchia e della nuova sinistra, da studioso della Cgil, da docente universitario e da animatore sociale e culturale.
Pino ha dedicato una parte importante della sua vita a capire come si potesse rompere la "legge ferrea dell’oligarchia” per citare Robert Michels, un sociologo della politica che ritornava spesso nei suoi discorsi e nei suoi scritti. Le sue ricerche sulle camere del lavoro, sul mutualismo e sulla tradizione autogestionaria del movimento operaio europeo andavano in quella direzione: evitare che le grandi organizzazioni collettive e le istituzioni si trasformassero inevitabilmente da comunità creative in burocrazie incapacitanti; costruire le condizioni perché l’associarsi costruisse davvero libertà e sviluppo delle potenzialità.
Per questo, per molti fra gli autori di Molecole, Pino è stato un punto di riferimento fondamentale. La sua lezione era sempre presente quando scrivevamo di camere del lavoro del ventunesimo secolo e di community organizing. Ma lo era ancora di più quando costruivamo relazioni prima inesistenti e tessevamo reti fra persone che prima s’ignoravano: per Pino la politica era l’arte di creare mondi e aprire possibilità fino ad allora inesplorate. Per questo, quando gli spiegai di Molecole, mi disse con quel suo sguardo sempre urgente: "Mi interessa questa cosa, mandami subito il link, tienimi aggiornato...”.
Caro Pino, ci mancherà il tuo sorriso dolce, riflesso della tua perenne curiosità. Ci mancherà anche la tua capacità di stare fra i più giovani senza arroganza e senza boria, ma con l’umiltà gentile di chi ha una passione vera e incontenibile per il mondo. Sei partito troppo presto. A te la nostra promessa di condurre una vita fatta di ricerca, di autenticità e d’impegno: mai da soli, sempre con gli altri. È questo, in fondo, l’insegnamento più grande che ci hai affidato.
Alessandro Coppola
(www.molecoleonline.it)
Alessandro Coppola ricorda Pino Ferraris pochi giorni dopo la morte
in memoria

Una Città n° 191 / 2012 febbraio
Articolo di Alessandro Coppola
La politica come arte di creare mondi
Ecco cosa ci lascia Pino Ferraris. Un ricordo di Alessandro Coppola.
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