Relazione di Alessandro Coppola
In questa relazione cercherò di mettere a fuoco alcune strade per il rilancio dell’azione sociale e territoriale del sindacato.
Partirò da una breve presentazione delle strategie di rivitalizzazione territoriale portate avanti dai sindacati americani che sono state oggetto di mie recenti ricerche (1); affronterò in seguito alcuni nodi della contrattazione sociale territoriale in Italia (2) e infine formulerò alcune proposte per nuove politiche di reinsediamento (3).
Perché l’America? Il sindacato americano, come noto, si è strutturato nel corso dei decenni successivi alla seconda guerra mondiale in modo nettamente verticale, con una bassa strutturazione territoriale e confederale. Questo ne fa un modello profondamente diverso da quello della Cgil. Proprio per questo la loro "svolta” territoriale è particolarmente interessante: dai risultati raggiunti in termini d’innovazione delle politiche e delle pratiche hanno da imparare anche i sindacati europei, come reso evidente dal crescente interesse dei sindacati tedesco e inglese nei confronti di quanto fatto negli Usa.
L’origine della svolta è senza dubbio la crisi. Sia chiaro il contesto regolativo profondamente diverso dal nostro sebbene tendenzialmente convergente: un sistema di relazioni industriali sempre più difficile e ostile ai sindacati; alcune norme chiave che rendono difficile la sindacalizzazione, a partire dalla soglia del 50% dei lavoratori rappresentati indispensabile ai fini dell’effettiva agibilità sindacale in azienda; il carattere prevalentemente aziendale della contrattazione in un quadro istituzionale fortemente federalistico.
In questo quadro, il sindacato americano arriva agli anni 90 decisamente dimagrito: il tasso di sindacalizzazione è ormai ridotto a circa il 12%, un livello che diviene di molto inferiore se si considera il solo settore privato. S’impone quindi una svolta. Nel dibattito che si svilupperà all’interno dell’American Federation of Labor fra gli anni novanta e gli anni duemila sono tre le questioni attorno alle quali si produrrà un consenso di fatto che, tuttavia, si romperà allorquando si dovrà decidere in quali dimensioni – finanziarie e organizzative – applicare le nuove strategie. Le linee strategiche saranno 1) l’espansione e la centralizzazione della spesa nelle campagne di sindacalizzazione – soprattutto di immigrati e lavoratori poveri - per mezzo dell’introduzione di un fondo strategico e di un apposito istituto di formazione; 2) la rivitalizzazione delle strutture territoriali – i cosiddetti Central Labor Councils – e la fondazione di nuove strutture, come i Workers Centers, vale a dire strutture territoriali per la sindacalizzazione degli immigrati; 3) e infine la riforma profonda del rapporto fra sindacato e Partito Democratico.
Alla fine degli anni duemila, dopo quindici anni di sperimentazione di queste linee strategiche, secondo molti osservatori una componente crescente e consistente del movimento sindacale americano si sarà lasciata alle spalle il modello del cosiddetto business unionism – con il suo minimalismo corporativo - a favore del social movement e community unionism; il servizio degli iscritti esistenti a favore dell’attrazione di nuovi iscritti; la mera preservazione della presenza nei settori in cui é in declino a favore della strategia di insediamento nel settore dei servizi composti principalmente da manodopera immigrata e marginalizzata.
ll leader della svolta – John Sweney – sintetizzava nel 1996 il nuovo corso affermando che da allora in avanti il sindacato americano avrebbe agito "come un movimento sociale capace di rappresentare i lavoratori nel complesso della società”. Saranno due le dimensioni organizzative essenziali della svolta: 1) l’innovazione dell’azione sindacale per mezzo del ricorso alle tecniche del cosiddetto community organizing 2) e la forte territorializzazione ed estensione tematica dell’azione sindacale per mezzo di campagne nell’ambito di quella che noi definiremmo quale contrattazione sociale territoriale.
Lezioni americane 1/L’avvento del community organizing
Sul primo passaggio è fondamentale un riferimento storico: il patrimonio di pratiche organizzative cui attinge il sindacato americano della svolta è quello del così detto Community organizing per come esso fu sistematizzato e messo in pratica dal suo fondatore Saul Alinsky, una figura molto influente nella storia del ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!