Insomma, lo chiediamo ai teologi: ma questi continui richiami alla natura vanno bene? Sono in linea? Noi si pensava, da ignoranti totali, che Cristo, con un supremo atto contronatura, fosse venuto a vincere il regno della sopraffazione, degli uni sugli altri e della natura su tutti, a rimediare a una terribile Naqba avvenuta in tempi immemorabili. Ma a parte, chiediamo: ci dite cos’è per voi natura? Se c’entra, come si sente dire e come sembra ovvio, la fisiologia, la capacità riproduttiva (detto tra parentesi: povere coppie sterili, così implicitamente disprezzate), allora non ci sembra possano esserci dubbi che la poligamia sia secondo natura. Vorremmo però che ce lo diceste più chiaro: la poligamia è meglio dell’omosessualità?
13 marzo 2007
Joy Bowman, giamaicana residente a Newcastle, aveva pensato di far bene ad incoraggiare i figli quando le avevano comunicato la volontà di arruolarsi nel loro paese d’adozione, la Gran Bretagna. Aveva seguito il più giovane quando era entrato nel Corpo Logistico della Royal Army ed era stato mandato a Bassora, e così il più vecchio, impegnato in una campagna di reclutamento delle minoranze etniche nell’esercito.
Ma a distanza di cinque anni, la signora Bowman, scappata dalla Giamaica e da un marito violento ormai sei anni fa, e la figlia quindicenne rischiano di essere deportate. Ad attenderle un viaggio con destinazione un centro di detenzione a Heathrow, e poi il volo di ritorno in Giamaica, dove il tasso di violenza domestica ha da tempo destato l’attenzione di Amnesty International.
Leven Bowman, 28 anni, a cui il servizio militare ha ora conferito la cittadinanza inglese, non riesce a crederci: “Sono stato fiero di servire il mio paese e il governo mi è sembrato sufficientemente contento che rischiassi la vita in Iraq”, in quei sei mesi in cui si è aggrappato alle lettere, alle bibite proteiche e alla crema solare che la madre gli spediva.
Damian Bowman, 24 anni, ora autotrasportatore a Northampton, è ugualmente disperato: non può accettare che tutto quello che ha fatto la madre non conti nulla. La signora Bowman ha fatto per cinque anni volontariato in una clinica per bambini a Newcastle; si era anche messa a studiare alla Sunderland University, voleva diventare infermiera. Aiutava anche i vecchietti a star dietro ai loro giardini. E pensare che gli amici inglesi avevano espresso perplessità sulla sua scelta di incoraggiare i figli ad arruolarsi (opzione praticabile per gli immigrati del Commonwealth), ma lei non aveva voluto sentire ragioni. Quando Leven aveva confessato di averne abbastanza era stata lei a fargli forza: “No, tieni duro”.
Ora Joy Bowman teme che il marito, da cui ha divorziato, una volta rientrata, la trovi. “La Giamaica è solo una piccola isola. Sono stata abusata più volte e la polizia ha sempre ignorato le mie denunce”.
(The Independent)
21 marzo 2007
Il governo israeliano, in alcuni recenti processi, sta cercando di far valere la tesi secondo cui non “occuperebbe” più la Striscia di Gaza. L’occupazione, in base alla legge internazionale, rende lo Stato ebraico responsabile delle condizioni di vita del milione e 400 mila palestinesi che risiedono in quel territorio. Israele non aveva chiesto un cambiamento nello status giuridico di Gaza all’indomani del ritiro dei coloni, avvenuto nel settembre del 2005; lo fa adesso per porre delle restrizioni al movimento e al commercio degli abitanti di Gaza. La motivazione è la sicurezza, resa precaria dalla vittoria elettorale di Hamas che ha la propria base popolare proprio nella Striscia.
“Avevamo considerato quest’area il seme dello Stato palestinese, ma ora che è in mano ad Hamas non vogliamo averci più niente a che fare”, ha spiegato Shlomo Dror, portavoce del governo per le attività nei Territori. Oggi Israele vorrebbe così considerare Gaza al pari della Siria. Tuttavia Israele controlla ancora tutti i confini della Striscia (salvo il punto di transito con l’Egitto), lo spazio aereo e le acque costiere, come pure il rilascio delle carte d’identità. Non a caso, le Nazioni Unite continuano a considerare Gaza territorio occupato. Tra l’altro, nonostante quanto stipulato nel 1993 a Oslo, Gaza e il West Bank sono ben lungi dal rappresentare una “single territorial unit”.
Qualche giorno fa alla Open University al-Quds nove studenti si sono trovati attorno a un tavolo, hanno spento i cellulari e aperto i quadernoni, dopodiché hanno diretto lo sguardo verso un video ...[continua]
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