La sovranità nel senso moderno del termine include la capacità dello stato di rappresentare legittimamente l’interesse nazionale (sempre elusivo), supplire al primato in precedenza accordato ad altre istituzioni e agire indipendentemente da influenze esterne. Parlare della sovranità significa quindi parlare di un regime accettato dai cittadini e dagli altri regimi piuttosto che di un leader individuale. Naturalmente uno stato si può manifestare in diverse forme. Ma, qualunque sia la forma, il sovrano personifica la volontà pubblica e l’interesse generale. Tutte le altre istituzioni e associazioni (siano esse religiose, commerciali o etniche) sono per definizione private dal momento che esprimono esclusivamente interessi particolari. Secondo la definizione standard di Max Weber, quindi, solo lo stato deve avere il monopolio legittimo di tutte le forme di coercizione. Gli assunti occidentali alla base del concetto di sovranità sono di cruciale importanza ideologica per comprendere le prospettive di una politica democratica in Medio Oriente e gli ostacoli che incontrerà.
L’opera classica di teoria politica di Hobbes privilegia lo stato-nazione e la sovranità popolare come fonte della sua legittimità. Nell’assistere alla Guerra civile inglese e al "lungo parlamento” (1640-1648), che descrisse nella sua altra grande opera, Behemoth, del 1681, Hobbes era inorridito dal barbarico scontro tra interessi privati privi di controllo. Il cosiddetto "stato di natura” segnato dalla "guerra di tutti contro tutti” e da vite "povere, malvagie, solitarie, brutali e brevi”.
Per migliorare questa condizione, secondo Hobbes, è necessario un potere sovrano. Spinti da un’insicurezza costante e dal timore della morte, coloro i quali vivono in uno stato di natura si trovano infine obbligati a negoziare un "contratto sociale”. Questo comprende il consegnare i propri diritti e poteri -e, soprattutto, le proprie armi- alla persona scelta per applicare le necessità pubbliche. I costi sembrano minimi. Anticipando la tendenza dei liberali europei nella seconda metà del XIX secolo a supportare i regimi autoritari, a patto che non interferissero con il libero commercio, Hobbes riteneva che la persona media fosse sostanzialmente disinteressata alla politica. Di conseguenza, credeva che la monarchia fosse pienamente accettabile specialmente perché tende a favorire la stabilità e a fornire legittimità ideologica allo stato.
Il regime autoritario è parte integrante della visione di Hobbes. Questo lo renderà il filosofo preferito di pensatori fortemente anti-democratici come Carl Schmitt. Il suo libro Il leviatano nella teoria di stato di Thomas Hobbes (1938) è uno studio su ciò che serve pe ...[continua]
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