Granzotto. Avrete notato anche voi, da alcune delle dichiarazioni che abbiamo ascoltato poco fa, soprattutto da quelle di Italo Calvino, che sono stati espressi dei dubbi sulla opportunità, sulla utilità dal punto di vista umano di queste proteste che si indirizzano in favore di Pasternak. E vorrei che noi discutessimo di questo, Muscetta mi pare che tu...
Muscetta. Ora io penso che non si possa, non si debba andare avanti in una lotta di burocrati del comunismo e burocrati dell’anticomunismo. Che si scontrino in una guerra fredda. Tutto questo è artificioso, tutto questo non è sentito nell’atmosfera che viviamo oggi. Se noi vogliamo veramente stabilire un dialogo critico, che è quello che si richiede su Pasternak, perché quest’opera ha avuto degli elogi, ha avuto delle stroncature, ma non ha avuto ancora, io credo, una critica adeguata che metta in evidenza i grandi valori poetici e anche il fallimento. È una splendida opera fallita, se io dovessi dare un giudizio. Una splendida opera fallita. Io direi agli amici sovietici, cari amici sovietici, ma non privatevi di quest’opera, tenetela cara come tenete care nei vostri musei le icone della vecchia, santa Russia.
Granzotto. Chiaromonte, ho visto che facevi segno di voler intervenire...
Chiaromonte. E certo, certo. Perché ho sentito dire un po’ troppo spesso qui che in Occidente si è fatta una speculazione politica su Pasternak e che in particolare si è fatto di Pasternak un caso politico. Ora, questo è assurdo, questo è contrario ai fatti. Si nega l’evidenza quando si dice questo, perché qui in tutta questa storia, la politica l’ha fatta soltanto il governo sovietico, e l’ha fatta contro la cultura. Nello stesso momento, si può dire, in cui veniva condannato Pasternak, venivano anche proibite in Ungheria tutte le opere del filosofo marxista e comunista György Lukács. Con questi due atti combinati, io credo che ufficialmente il governo sovietico si sia messo fuori dalla cultura.
Milano. Io volevo dire questo. Perché non facciamo parlare Pasternak medesimo? Cito testualmente: "Uno scrittore non deve fare propaganda né deve fare il moralista. No, non è questo lo scopo del mio romanzo, né di alcuna mia opera. Ma un poeta può far conoscere agli uomini la vita in tutta la sua ricchezza e in tutta la sua intensità, e con ciò egli fa più che tutte le dichiarazioni di pace, che tutti i decreti ufficiali. Egli aiuta gli uomini a vivere nel loro tempo”. Mi pare che questo metta in luce...
Muscetta. Tu non credi che Pasternak si sia contraddetto, riempiendo il suo libro di decine e decine di pagine in cui lui fa una grande propaganda di quelle che sono le sue rispettabili -io non le condivido- concezioni del mondo...
Milano. Ma non ti pare che...
Muscetta. In forma retorica, in forma persino noiosa...
Chiaromonte. Veramente di propaganda non si può parlare, è veramente un’offesa.
Milano. Non ti pare che ti potrei dare un argomento...
Muscetta. Io non ho parlato di propaganda...
Chiaromonte. Parlare di Pasternak e dire che fa propaganda è un’offesa.
Muscetta. Ma io non ho parlato di propaganda, tu mi vuoi attribuire un’offesa che io non gli ho fatta...
Granzotto. Scusate, mi pare che la parola propaganda sia stata in partenza nelle dichiarazioni di Pasternak che ha letto Milano,
Chiaromonte. Negandola, negandola.
Granzotto. Muscetta ha detto una cosa un po’ diversa, sulla quale Chiaromonte è intervenuto dicendo che noi non dobbiamo offendere Pasternak. Credo che tutti noi siamo d’accordo che Pasternak non ha fatto propaganda. Muscetta, vuoi spiegarti?
Muscetta. Scusa, il problema è che le buone intenzioni degli scrittori, come di tutti gli uomini, non contano. C’è un processo di contraddizione fra il programma di uno scrittore e quello che realizza, e bisogna discutere su quello che ha realizzato, non sulle sue intenzioni.
Chiaromonte. E va bene pure, uno scrittore obbedisce scrivendo a tutte le sue passioni! Ha perfettamente ragione di obbedirci.
Granzotto. In questo poco tempo che ci rimane, c’è un punto di partenza che ha dato origine al caso, e sono le accuse precise che l’Unione degli scrittori sovietici ha mosso a Pasternak, che sono accuse in senso critico, letterario e in senso politico. Vogliamo esaminarle, brevissimamente?
Milano. È stato detto che il romanzo era artisticamente nullo, che il romanzo era volgare. Queste mi pare siano accuse che si confutano da sé. È stato detto che il romanzo è pieno di odio per il suo paese. Mi par ...[continua]

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