Uno dei fenomeni che si sono manifestati negli ultimi 20 anni in Veneto (forse anche da altre parti?), anche a seguito della crisi industriale in corso nonché del problema relativo al costo eccessivo del lavoro rispetto al reddito effettivo che viene erogato, è quello della cosiddette "finte” cooperative. Queste altro non sono che organizzazioni imprenditoriali che forniscono manodopera poco qualificata, spesso di stranieri, a basso costo ad altre aziende, imputando in busta paga una parte considerevole dell’erogato in forme non soggette a contribuzione (p. es. trasferta Italia, rimborso spese per uso mezzo proprio, ecc.) così da poter offrire un prezzo orario bassissimo. I Consigli di Amministrazione di queste sedicenti "cooperative” riflettono sempre le stesse persone, che si turnano l’un l’altra (spesso sono più cooperative collegate tra loro in forma consortile) o si forniscono di prestanome (mi è capitato il caso di un senza fissa dimora, un barbone insomma, che ha ricevuto una cartella di Equitalia per contributi e sanzioni non pagati per tre anni di circa 200.000,00 euro quale Presidente del CdA di una di dette cooperative, dove aveva lavorato qualche giorno -probabilmente gli avevano carpito i documenti di identità).
Jon Barbescu ha lavorato quale "socio” lavoratore per una di queste cooperative per circa tre anni, e pur faticando effettivamente circa 45 ore la settimana, secondo il prospetto desumibile dalle buste paga prendeva circa 900 euro al mese per 30 ore di lavoro, ma solo meno di 500 euro risultavano soggetti a contributi (il resto erano rimborsi spese e trasferta Italia); di fatto svolgeva attività di operaio presso una fonderia al pari (a suo dire) degli altri lavoratori, nel mentre tali cooperative dovrebbero offrire solo lavori di facchinaggio e servizi. Inutile dire che pur essendo "socio” non è mai stato invitato a nessuna Assemblea né ha mai avuto copia dello Statuto e Regolamento, come prevedrebbe la legge (ma nessuno glielo aveva detto). Ha perso il lavoro perché la cooperativa, soggetta ad ispezione e accertamento da parte di ispettori Inps, è letteralmente scomparsa… per riaprire dopo pochi giorni con altra ragione sociale. Jon Barbescu, poiché nel frattempo si era rivolto ad un avvocato del sindacato che aveva segnalato il caso all’Ispettorato del Lavoro, non ha avuto alcuna offerta di lavoro da parte della nuova cooperativa. La vecchia cooperativa gli deve ancora il Trattamento di Fine Rapporto e ben cinque mensilità, oltre tutte le ore straordinarie e le differenze retributive non pagate. La richiesta delle retribuzioni maturate è stata inviata anche, per effetto del principio di solidarietà, alla Fonderia committente. Quindi, se non scompare anche questa, gli arretrati dovrebbe vederli. Nel frattempo Jon Barbescu è senza lavoro, ha due figli e sta riflettendo se tornare in Romania. La moglie in questo momento sostiene la famiglia svolgendo attività di badante (in regola stavolta). Ah, dimenticavo… ovviamente se resta in Italia Jon Barbescu godrà verso i 70 anni di una pensione di tipo "contributivo” cioè calcolata sui contributi effettivamente versati.
Massimo Tirelli
"Appunti di lavoro" di Massimo Tirelli. Storia di Jon Barbescu
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