Alfonso e Teresa vivono a Barra, Napoli.

Alfonso. Io sono nato a Barra e faccio il falegname. E’ un mestiere che non ho ereditato dai genitori; l’ho imparato da solo, iniziando da piccolo; a dieci-undici anni andavo a scuola e contemporaneamente a lavorare, ovviamente al nero. Facevo piccoli lavoretti, la bacheca, il salvadanaio di legno, delle cassettine. Adesso ho una falegnameria mia, che ho costruito tutta da solo, anche perché i miei genitori sono anziani, pensionati, e non hanno certo potuto aiutarmi.
Ma anche qua sto al nero, perché non posso fare il passo più grande della gamba. Certo, se avessi qualche aiuto, mi muoverei diversamente, farei la cosa più pulita, sarei il primo ad esserne contento. Lavoriamo in quattro, io, la mia ragazza, che mi aiuta, e altri due operai, e siamo tutti quattro al nero. Ho anche provato a fare secondo le leggi, per un certo periodo ho aperto una partita Iva, ma l’ho dovuta chiudere subito, perché le spese raddoppiavano e io non reggevo economicamente. Se adesso, per esempio, ho cinque milioni al mese di spese, facendo tutto secondo le regole ne avrei sette o otto, e sono soldi che dovrei mettere di tasca mia, magari rinunciando al mio stipendio, perché non ci sono agevolazioni. Non ti danno la possibilità di inserirti, di crescere; in fin dei conti offro lavoro. Ho già fatto tanto, ho investito tutto io, senza chiedere l’aiuto di nessuno, mi sono creato tutto da solo. Ma da solo riesci ad arrivare fino a un certo punto, rimani sempre un piccolo artigiano; ad esempio puoi lavorare solo con i privati, perché le imprese hanno bisogno di fattura. Eppure il lavoro c’è, sono cinque anni che sono in proprio e l’unica cosa che non mi è mai mancata è il lavoro. E poi c’è sempre il rischio che non ti paghino, come mi è capitato, oppure che ti paghino a rate, e tu logicamente, per recuperare i soldi, accetti, anche se magari quella cifra ti serviva per coprire delle spese. Poi, per le commesse, sono anche costretto a selezionare i clienti, a camminare sempre tra amicizie e amicizie, a evitare gli abitanti di Barra, e non posso farmi una gran pubblicità, perché può anche succederti che ti ritrovi qualcuno addosso, qualche impiccio, e non posso permettermi di rischiare.

Alfonso. Per quello che mi riguarda, Barra potrebbero anche cancellarla dalla cartina geografica, non ci si può proprio vivere. Forse con la vecchia generazione era diverso, ma con la nuova non si può proprio campare. Io ho 35 anni, non sono più un ragazzino, e vengo dalla fogna, però sono stato sempre un ragazzo educato, ho sempre cercato di portarmi sulla dritta, e devi vedere com’è brutto quando iniziano a toccarti nel tuo sangue, nei tuoi sacrifici. Infatti, io la prima falegnameria l’avevo aperta a Barra, l’ho tenuta sette-otto mesi, ma poi sono dovuto scappare. Ho chiuso di notte, ho preso tutti gli attrezzi, ho smontato le macchine e me ne sono andato via. Ero perseguitato dalla gente dei clan (la camorra è suddivisa in territori); ero una delle loro vittime. Per il loro bello, volevano i lavori senza pagare, e se non glieli facevi ti minacciavano. E li volevano prima degli altri, “con la presa di posizione”, si dice qua. Venivano: “Mi devi fare questo”, punto e basta. Una volta sono andato anche ad affrontarli a casa loro, dicendogli: “Sapete chi sono, da dove vengo, di chi sono figlio, e quello che ho, cioè niente. Tutto quello che vedete l’ho costruito io”, ma non è servito a niente. Poi, quando ti capita una cosa del genere, inizi a non stare più bene, pensi in continuazione al fatto che potrebbero farti una cattiveria, spararti, buttarti i cani addosso o chiuderti in un garage… Il nostro quartiere è in balia di questi nuovi sistemi. Tutti vogliono impadronirsi di questa grande Barra. Che, poi, chissà che gli frutta fare le estorsioni ai negozianti o picchiare i poveri vecchietti o fare la spesa dal salumiere senza pagare… Ma che guapparia è? Io non riesco proprio a capire.
Teresa. Ad esempio il mese scorso Alfonso è stato coinvolto in un incidente d’auto con uno di questi appartenenti ai clan; questo tipo non ha rispettato uno stop e ci è venuto addosso. La nostra macchina si è scassata tutta, e questo, che aveva torto, esce dall’auto: “Mo’ così, colà”…, alla fine abbiamo dovuto pure riparare la loro macchina, noi a loro. E questo perché era uno di un clan di Barra che rompe le palle… Così alla fine siamo rimasti a piedi, abbiamo la macchina rotta in garage, e per stare tranquilli ab ...[continua]

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