Renzo Pedrotti e Mirko Marveggio hanno 29 anni, vivono e lavorano a Sondrio.

Mirko. Noi facciamo ristrutturazioni d’ogni genere, interni ed esterni, sia sottofondi che muratura e piastrelle. Sì, non è che prendiamo lavori grossi per ora, per dire interi condomini, facciamo appartamenti, anche perché la nostra impresa è formata solo da noi due. L’impresa è nata quasi per scherzo, io facevo il muratore da sette anni e lui invece lavorava per una ditta di trasporti, a un certo punto aveva tirato dentro anche me, ma dopo un anno circa mi sono rotto e ho ripreso il mio vecchio lavoro. Intanto è passato un altro anno e parlando fra noi è venuto fuori che anche lui era stanco di fare l’autotrasportatore, allora ci è venuta l’idea di provare a fare qualcosa in proprio.
Renzo. In pratica lui aveva esperienza come muratore, io invece avevo fatto il piastrellista quando ero molto più giovane, a 19 anni, poi avevo cambiato lavoro perché non guadagnavo niente, sette o otto anni fa un apprendista guadagnava sulle 800.000 lire al mese, era la paga sindacale. Così, per tre anni ho fatto il corriere per una ditta di trasporti, la retribuzione era buona, intorno ai due milioni e mezzo, ma era un lavoro meccanico, senza soddisfazione. Praticamente noi servivamo le banche, trasportavamo la posta, gli assegni e i documenti contabili, viaggiavamo sia di notte che di giorno. A qualcuno è capitato di ricevere delle minacce da qualche drogato a Milano o a Bergamo, noi infatti ci spostavamo soprattutto in Lombardia dove ci sono le filiali delle banche valtellinesi, però non è che il lavoro fosse davvero rischioso, più che altro era stressante, dopo un po’ mollavano quasi tutti. Per questo appena abbiamo realizzato che avremmo potuto fare qualcosa di più creativo ci siamo messi insieme. E’ vero che all’inizio l’abbiamo messa sul ridere, perché ci sembrava un passo azzardato, ridevamo dalla paura, non ci vedevamo molto alle prese con la contabilità, le tasse. Non avevamo neppure un capitale iniziale, perciò abbiamo fatto una Snc, una società a nome collettivo.
Mirko. Nella Snc puoi mettere il capitale che vuoi, il minimo non ricordo se siano due o tre milioni, mentre per una Srl il minimo è di 20 milioni, però c’è il vantaggio che tutela il tuo conto personale, nel senso che se fallisci ti portano via solo quello che è intestato alla ditta e non quello che è intestato a te. Per orientarci sulle mosse da fare ci siamo rivolti a un commercialista che ci è stato consigliato da amici. All’inizio eravamo forse un po’ sprovveduti e faciloni, per noi andava tutto bene, comunque siamo stati fortunati, nonostante tutto abbiamo fatto dei buoni acquisti, i furgoni ad esempio, e anche il commercialista sembra bravo.
Renzo. Beh, non è che proprio non ci capissimo niente, lui ad esempio si è sempre sbizzarrito dietro ai motori, quindi quando c’è stato da prendere i furgoni sapeva come sceglierli.
Mirko. Le macchine mi sono sempre piaciute, ma non ho mai lavorato in questo campo, in compenso ho cambiato diversi lavori. Prima, quando andavo a scuola, ho fatto lo stagionale in un salumificio, volendo avrei potuto farmi assumere, ma era un lavoro monotono, tutto il giorno fermo in catena a tagliare e pelare i pezzi di carne, noiosissimo, a stento ho finito i tre mesi estivi. La seconda esperienza è stata in una tipografia, per un anno, il lavoro mi piaceva, ma alla fine ho smesso perché facevo le scuole serali per geometri e quell’anno avevo la maturità, avevo intenzione di studiare, comunque mi hanno bocciato ugualmente. Non so neanche perché avessi scelto la scuola per geometri, forse per moda, fino alla terza non ho mai avuto problemi, poi però ho iniziato a non aver più voglia di studiare ed è cominciata la serie dei ritiri, poi la voglia di provare a lavorare, infine le serali. Sul mio allontanamento da scuola ha sicuramente influito il fatto di desiderare una certa indipendenza economica, ma sostanzialmente il fatto è che non mi piace studiare, già alle medie non ho mai studiato, non so neanche come facevano a promuovermi.
Renzo. Anch’io ero iscritto a geometri, abbiamo fatto più o meno lo stesso percorso: a un certo punto cominci a perdere un anno, poi un altro e allora cerchi di recuperare; più che altro è la famiglia che ti spinge a rimetterti al passo con gli altri, e a quel punto non ti resta che la scuola privata, perché nessuno ha voglia di ritrovarsi in classe con gente che ha tre anni in meno. E’ che non stava bene non ...[continua]

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