Valter Reggiani è stato sindaco di Nonantola dal 1980 al 1995; oggi è presidente della Partecipanza. E’ inoltre impegnato nel Progetto Integra (Integrazione Richiedenti Asilo).

La mia famiglia risiede a Nonantola praticamente da sempre. Mio zio è stato anche presidente della Partecipanza; da noi in campagna era considerato una persona saggia; pur essendo un autodidatta, era di quelli che riuscivano a fare un sacco di cose: veniva chiamato quando le famiglie si dividevano, perché faceva le parti giuste; riusciva a pesare le mucche col decametro: usava il metro, calcolava il volume e il peso specifico e stabiliva così il peso.
I miei ricordi sono popolati di questi personaggi, che secondo me incarnano lo spirito di questo luogo e mi hanno trasmesso un grande amore per questa terra. Dal medico, che ogni volta che veniva a casa nostra stava lì delle ore a raccontare poesie dialettali, al parroco della frazione dove frequentai la scuola di avviamento professionale, che lui aveva aperto sul modello di don Milani…
Questo è sempre stato un contesto con un forte senso della comunità, declinato però in senso solidale e responsabile, in cui ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Nella storia di Nonantola sembra esserci questo filo, che costituisce un elemento di identità e quindi anche di coesione, che poi in certi momenti emerge in modo prepotente.
Per anni, nelle nostre famiglie, i nonni hanno raccontato a figli e nipoti la storia di Villa Emma. Nel ’43, un gruppo di ragazzi ebrei era ospite a Villa Emma, un edificio di proprietà di un ricco ebreo che allontanandosi l’aveva messo a disposizione delle persone in difficoltà. Vi si era organizzata anche una scuola. Dopo l’8 settembre tuttavia la situazione precipitò. Ebbene, si racconta che all’arrivo del comando tedesco, nella villa non venne trovato nessuno. I ragazzi erano stati ospitati e nascosti dalle famiglie nonantolane, e in parte in seminario.
Si trattò di una vera mobilitazione popolare, dall’impiegato comunale che produsse le carte d’identità e la documentazione necessaria, all’artigiano che costruì il timbro a secco di un Comune al di là della linea Gotica, così che non fosse controllabile, ai molti altri che, anche rischiando in prima persona, si diedero da fare. Grazie a queste azioni congiunte, i ragazzi riuscirono poi a riparare in Svizzera. Negli anni una parte di questi ragazzi e ragazze, ora ultrasessantenni, sono stati rintracciati, e nel 1997 a Nonantola c’è stata una grande festa in loro onore.
Io sono sempre stato legato a queste storie e a metà degli anni ’80, mentre ero sindaco, è emerso il desiderio di rilanciare e valorizzare questo episodio. Ricordo che contattammo anche Israele, dove questa vicenda è molto nota, ne hanno fatto un film che fanno passare in tutte le scuole, perché in effetti bastava che uno avesse parlato…
In realtà io credo che anche qualche fascista sapesse e, però, alla fine è prevalso l’elemento solidaristico: c’erano i bambini… In quegli anni io e il vicesindaco Guerra ci eravamo mossi, anche personalmente, per comprare la villa come Comune, poi purtroppo non trovammo i soldi.

Prima di fare il sindaco lavoravo all’azienda municipalizzata di Modena; avevo cominciato facendo l’operaio, diplomandomi poi alle serali; ho ancora un ricordo molto vivo di quei quattro anni di istituto tecnico, da poco sposato, con mia moglie che pensava a mandare avanti tutto il resto: c’era appena stato il ’68, era un periodo di grande fermento, andammo anche a Roma a discutere per modificare l’orario scolastico degli studenti-lavoratori. Per noi era stupido stare a casa durante le vacanze di Natale, meglio poter avere una sera libera alla settimana e andare a scuola anche durante le vacanze, allungando il calendario.
Ci riuscimmo. Seguirono tante battaglie anche sul sistema di valutazione. Conseguito il diploma, vinsi un concorso che mi permise di passare nel settore commerciale dell’azienda stessa.
Al momento di lasciare coordinavo il lavoro degli sportellisti e curavo il collegamento fra questi e il “centro meccanografico” (oggi ci sono i computer) che, ricordo, occupava un intero piano e aveva la funzione di elaborare i dati dei contratti degli utenti dei servizi di elettricità, gas e acqua.
Sul piano politico ero impegnato nel partito e un po’ nell’attività sindacale. C’era una sezione del partito comunista all’interno dell’ente. Tra l’altro fare il segretario della sezione in un’azienda con un consiglio di ...[continua]

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