Da qualche anno sei tornato a vivere nella tua città natale, Torino, e hai deciso di stabilirti a Porta Palazzo, nel cuore della comunità marocchina. Puoi raccontare?
La comunità marocchina di Torino è la più grande d’Italia. I dati, risalenti al 2011, sono eclatanti: si parla di 22.500 persone, di cui 20.000 residenti e 2.500 nazionalizzati italiani. Per non parlare dei marocchini che vivono a Torino senza risiedervi ufficialmente: considerando chi è soltanto domiciliato o addirittura clandestino, il numero sale a 30.000. Su una popolazione di 900.000 abitanti. Si può dire che Torino sia divisa in due: la parte nord è abitata in gran parte da marocchini. La maggior parte abita infatti nei quartieri di Porta Palazzo, Aurora e Barriera di Milano. Altri quartieri con forte presenza marocchina sono Borgo Vittoria, Madonna di Campagna, Parella e Borgo San Paolo. Dall’altra parte, ci sono quartieri molto italiani e storici, come Santa Rita e Crocetta, dove sono tantissime le donne anziane ma pochissimi gli stranieri. C’è poi Mirafiori, quartiere popolare, dove però gli stranieri non sono tantissimi perché è un quartiere connotato da una forte immigrazione interna. In centro i marocchini sono l’1%.
Dicevi che i marocchini che vivono a Torino vengono quasi tutti dallo stesso paese...
È vero, i marocchini torinesi provengono in gran parte dalla città di Khouribga. Il cosiddetto "effetto chiamata” a Torino ha funzionato tantissimo.
Khouribga fa parte di quell’area del Marocco che Carlo Capello, antropologo all’Università di Torino, chiama "triangolo della morte e dell’emigrazione clandestina”. Ai vertici del triangolo ci sono le città di Khouribga, Béni Mellal e Fqih Ben Salah. I cittadini di Fqih Ben Salah e Béni Mellal si trovano in gran parte in Lombardia e a Milano, mentre tantissimi Khouribgi si sono trasferiti a Torino. Ne "Le prigioni invisibili”, Capello descrive così Khouribga: "una città a due volti: da una parte la città Office national des phosphates, creata e gestita dall’OCP, una delle più potenti istituzioni del Paese; dall’altra, una città fantasma, perché senza sosta abbandonata dai suoi abitanti, soprattutto dai giovani”. Dei 20.000-30.000 marocchini di Khouribga che vivono all’estero, si stima che ben 5.000-7.000 sono a Torino, anche se all’inizio erano molti di più. La migrazione marocchina è cambiata molto in questi ultimi decenni.
Qual è la storia della comunità marocchina italiana?
I marocchini iniziarono a emigrare in Italia e in Spagna quando si chiusero le possibilità di emigrazione facile negli altri Paesi, molto più attraenti, cioè quando fu introdotto l’obbligo del visto. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta ci fu un vero e proprio boom dell’emigrazione verso il sud dell’Europa. Ma quando anche l’Italia e la Spagna, per ultime, introdussero l’obbligo del visto, si chiusero molte possibilità.
Probabilmente in Italia e in Spagna il marocchino si sente più a casa, ma a livello di reddito altri Paesi sono decisamente più "attraenti”. La Francia, ovviamente, lo è anche per la lingua. Parliamo di un’emigrazione che nasce con una prospettiva temporanea, ma che però alla fine è diventata stabile, perché le difficoltà di spostamento da un Paese all’altro sono grandissime. Lo spostamento infatti non è difficile solo per i clandestini: il permesso di soggiorno non è sufficiente per spostarsi all’interno dell’Unione Europea o di Schengen. Soltanto il permesso di soggiorno a lungo tempo, la cosiddetta "carta di soggiorno”, permette di lavorare anche all’estero, negli altri Paesi dell’Unione.
La comunità marocchina italiana è nata così. Per molto tempo i marocchini sono stati la comunità di immigrati più numerosa, in seguito si sono contesi il primato con gli albanesi; dopo l’ingresso della Romania nell’Unione Europea i rumeni hanno sbancato.
Attualmente in Italia abbiamo circa un milione di rumeni residenti, 500.000 albanesi e 500.000 marocchini. I marocchini sono quindi al terzo posto nella statistica. Molto più distanti nella classifica ci ...[continua]
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