Mariella Gramaglia, già assessore alla Semplificazione e Pari Opportunità del Comune di Roma, ha deciso di trasferirsi in India per un progetto sociale e politico con Cgil e Sewa, un locale sindacato di donne che conta 700 mila iscritte.

Perché, dopo una vita trascorsa nell’impegno politico, ho deciso di andare in India? Non è una domanda da poco. In modi diversi ho fatto politica tutta la vita, ho cominciato giovanissima nel movimento studentesco torinese, poi sono stata molto legata al femminismo romano, anche se ho affiancato quella militanza con molta attività professionale, facendo la giornalista prima al Manifesto poi in altre testate. Successivamente sono stata parlamentare nella sinistra indipendente, dall’ ‘87 al ‘92 e ho vissuto molto da vicino la fine del Pci, l’89, la nascita del Pds, la svolta di Occhetto.
Finita l’esperienza parlamentare, Rutelli nel ‘94 mi ha chiesto di andare in Campidoglio e, all’inizio con un ruolo più professionale, poi, con Veltroni, con un ruolo più politico, come assessore, ho lavorato 13 anni al Comune di Roma. Sono tantissimi, ma non ne rimpiango neanche un giorno, perché lavorare per una comunità locale come Roma è un’esperienza bellissima, straordinaria. Ho imparato tanto, credo di aver anche dato, nei miei limiti, di essere stata creativa.
Ecco, dopo 13 anni, in una fase politica italiana diversa dalle precedenti, almeno dal mio punto di vista, mi sembrava di non essere più tanto creativa.
Esiste un momento nella vita, in cui guardi le persone che stanno nel tuo stesso gruppo, le osservi, osservi te stessa, cominci a vederti da fuori e a prevederti, a vedere il contesto, a pensare all’età che hai, alle tue prospettive e pensi: “Oddio, diventerò una notabile del governo locale romano. Proprio io che pensavo di fare la rivoluzione, di cambiare il mondo, di scoprire l’universo, divento una notabile, ma che orrore!”. Mi sembrava una cosa insopportabile.
Intendiamoci, non lo dico con disprezzo verso qualcuno, semplicemente non mi sentivo più nelle mie scarpe, mi sembrava di essere buffa, ridicola. Tutto a un tratto, cose che fino ad allora mi erano sembrate normali, la macchina, l’autista, tre o quattro segretarie, a un certo punto mi apparivano farsesche, finte, non ce la facevo più, dovevo far qualcos’altro nella vita…

Gli anni nell’amministrazione sono stati molto importanti. Venendo da una formazione giornalistica, ho davvero imparato un lavoro da zero perché fare la comunicazione per l’amministrazione significa avere un altro orizzonte. Il rapporto coi cittadini, la trasparenza, la capacità di rispondere, non si rifanno a una tecnica o a una professione, appartengono alla sfera del diritto. Questo cambia completamente la prospettiva: se guardi la legge 241 del ‘90, che va sotto il nome di “legge sulla trasparenza” e ad altre che negli anni ‘90 hanno regolato i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione, ti accorgi che lì c’è un nocciolo di diritto.
Basti pensare alla riforma del titolo V della Costituzione, all’art. 118, in cui viene sancito esplicitamente che i cittadini, singoli o associati, possono farsi carico del bene comune. E’ evidentemente un ribaltamento della vecchia mentalità, ma questo implica che i cittadini siano adeguatamente informati di quello che l’amministrazione fa -io ad esempio mettevo tutto su internet (dalle delibere agli Ordini del giorno del Consiglio, ecc.).
Quindi ho fatto innanzitutto un lavoro di raccolta dati e di costruzione di un meccanismo di trasparenza molto complesso. In secondo luogo (e un po’ in questo mi ha aiutato l’esperienza giornalistica) ho messo in piedi un grosso call center che a Roma lavora 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, che si chiama 060606; il suo compito è quello di informare i cittadini. Si avvale di 60 redazioni decentrate: ogni assessorato, ogni grande dipartimento, ogni azienda comunale, ogni Municipio, ogni posto importante di Polizia municipale, ha un responsabile della comunicazione che aggiorna la banca dati del call center. Se il cittadino che chiama non è soddisfatto, l’operatore può passarlo ad un punto specializzato di secondo livello da cui può ricevere informazioni più precise; insomma funziona un po’ come un grande giornale: agli operatori, su una grande schermata, arrivano in tempo reale tutte le informazioni nuove sul traffico, sulla viabilità, su quello che accade in Comune, sugli eventi, su qualsiasi cosa.
Ecco, quindi questo sforzo di rendere trasparente l ...[continua]

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