Il governo Amato ha parzialmente depenalizzato l’uso personale di sostanze stupefacenti. Quali sono i punti principali della “ragionevole proposta di sperimentazione” che lei ed altri state avanzando?
Premessa a qualunque programma efficace è la possibilità di sottrarre il consumatore di droghe illegali a due convergenti forme di pressione: quella, di tipo giudiziario, rappresentata dal sistema delle sanzioni (penali e amministrative) e quella, di tipo sanitario, che subordina l’aiuto, l’assistenza e la cura a una decisione di totale astinenza. Pertanto, se si vogliono ridurre le sofferenze e i decessi, si deve liberare il tossicodipendente dalla pressione delle sanzioni legate al consumo di droga e dall’obbligo della totale astinenza quale pre-condizione per ricevere aiuto.
Dunque, si deve ipotizzare una strategia di assistenza che preveda due forme diverse di intervento, tra loro integrabili: a)terapia, finalizzata all’interruzione del consumo di droghe che comportano dipendenza; b)trattamento, finalizzato, non all’astinenza, ma al miglioramento dei comportamenti dei tossicomani sul piano fisico e sociale.
Un programma di ispirazione antiproibizionista può intervenire nella situazione attuale attraverso gli strumenti della politica sanitaria e può porsi l’obiettivo di sviluppare un complesso di servizi sociali, di progetti terapeutici, di misure di prevenzione e profilassi.
Un programma minimo  ispirato a questi presupposti richiede modifiche delle leggi e dei decreti amministrativi: fermo restando che la più efficace politica sociale e sanitaria può soltanto temperare o non annullare i guasti del proibizionismo. Un tale programma può così articolarsi:
1) E’ necessario che i Servizi pubblici per le tossicodipendenze, istituiti presso le Unità sanitarie locali, organizzino le “unità di strada”: servizi mobili su camper o autobus, destinati al primo contatto con i tossicodipendenti che rifiutano di rivolgersi ai centri fissi. Le “unità di strada” devono essere costituite da operatori sanitari, psicologi, volontari con esperienza dell’ambiente da raggiungere (per esempio, ex tossicodipendenti provenienti da gruppi di auto-aiuto e da comunità) e operare nelle zone “a rischio”: devono fornire siringhe sterili in cambio di quelle usate e preservativi e devono distribuire metadone a domicilio ai tossicodipendenti registrati. Devono offrire il primo contatto per informazioni su possibilità di lavoro, alloggio, reinserimento o per favorire lo sviluppo di programmi di auto-aiuto fra gli utenti, in collaborazione con le associazioni del volontariato e le comunità di accoglienza.
2) E’ necessario che i Servizi pubblici per le tossicodipendenze forniscano il metadone, e altri farmaci di sostituzione dalle caratteristiche analoghe, nell’ambito di un programma sanitario graduato sugli obiettivi a breve e a lungo termine. Ciò al fine di evitare la trasmissione dell’infezione da Hiv (virus dell’Aids) e di altre malattie infettive provocate dall’uso promiscuo di siringhe; al fine di limitare i rischi di overdose, di allontanare il tossicomane dal circuito criminale, di facilitare il suo reinserimento nella vita sociale, di ridurre la sua dipendenza dalle droghe illegali.
3) E’ necessario riconoscere il diritto di ogni medico a suggerire e praticare la forma di terapia più appropriata alle condizini del paziente (compresa la terapia del dolore, attualmente resa difficile dalle leggi sulla droga); e il diritto di ogni cittadino a scegliere in un ampia gamma di offerte sanitarie e di decidere per quella che ritiene più confacente ai propri bisogni. Vanno perciò eliminate tutte le norme, come quelle contenute nel decreto del 19 dicembre ’90 del ministro della Sanità sul metadone, che riducono la libertà dei medici e quella degli utenti dei servizi sanitari.
4) E’ necessario mettere a disposizione macchine per la distribuzione automatica delle siringhe strerili in cambio di quelle usate, in numero tale da garantire un funzionamento il più ampio possibile e da evitare la concentrazione degli utenti in poche aree della città. Tali macchine devono essere installate in luoghi e locali accessibili a qualsiasi ora, nei quartieri più “a rischio”. Questo richiede in collaborazione di istituzioni, associazioni, gruppi di volontariato.
5) E’ necessario sperimentare -in un numero significativo di città- la distribuzione controllata di eroina e altre sostanze stupefacenti, in virtù di quanto previsto dalla L. 162/90 che, ...[continua]

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