Mauro Ortelli e Paolo Lombardo vivono a Faen­za.

Siete una coppia di omosessuali e credenti. Potete raccontare la vostra esperienza?
Paolo. Sono il settimo di otto figli, di origine veneta, e sono venuto ad abitare in Romagna con la mia famiglia quando avevo quattro anni. Possiamo parlare subito della mia sessualità perché quando avevo cinque o sei anni già si faceva sesso in casa. Cinque fratelli maschi, con qualche fratellino è successo, anche più grande. E non mi ha mai molto meravigliato, fin da piccolo, che si potesse fare del sesso. Non ricordo bene come lo facessi però accadeva tutto in maniera molto semplice.
A undici anni, a Marina di Ravenna (dove praticamente ho abitato per tutta la vita) ho frequentato dei ragazzini, erano tre fratelli e anch’essi facevano sesso fra di loro. E lo feci anch’io con loro. Si vede che quest’abitudine di fare sesso per gioco nelle famiglie era abbastanza normale. Io poi sono sempre stato un ragazzo molto giocoso fino a 17 o 18 anni; insomma mi sono un po’ divertito. La mia omosessualità è sempre stata presente: non ricordo di essere mai stato eterosessuale.
A 29 anni ho voluto anch’io provare a formare una famiglia con una donna e ho fatto dei tentativi con due ragazze ma sono andati male. Una era venuta anche in casa, aveva conosciuto mia madre, andavamo in giro, a mangiare o al cinema, con mia sorella e mio cognato, dopo però ho capito che era assurdo.
Verso i 43 anni ho fatto un altro tentativo con una collega di lavoro, ci siamo frequentati abbastanza assiduamente per due o tre mesi però poi ho lasciato perdere: non si poteva prendere in giro una persona. A quel punto mi sono detto: basta, lasciamo stare le donne. A quell’età!
Le mie storie di omosessualità sono state tutte abbastanza semplici, senza un percorso di vita insieme. Ho avuto una storia molto importante verso i 30 anni, che è continuata per dieci anni, siamo ancora amici. Però non era una vita insieme, si stava insieme per le ferie, per qualche passeggiata, per un cinema, così. Ecco non era come la vita che ho scoperto con Mauro, a 45 anni. Un po’ tardi, però… La mia vera vita di coppia è cominciata lì. Prima la mia omosessualità era veramente nascosta: io facevo le mie cose e nessuno lo sapeva. Con Mauro invece ho sentito il bisogno di dirlo, non alle sorelle e ai fratelli, ma a mia cugina, che per me è la persona più importante della famiglia. L’ho fatto con molto timore, ma lei è stata molto disponibile e dopo mi ha ringraziato.
Vado con Mauro a trovare tutti i fratelli, più facilmente le sorelle e ormai lo conoscono bene, non ci fanno più caso, sanno che viviamo qua. Però non so cosa penserebbero se vedessero il letto matrimoniale… Non gliel’ho mai detto.
Con la mamma di Mauro il rapporto è diverso, conosce la sua identità sessuale e sa che viviamo insieme. Il letto matrimoniale che abbiamo di là è quello dei suoi genitori. Il papà non ci poteva più dormire così quando sua mamma ha detto: "Cosa ne facciamo di questo letto?” io le ho proposto di darlo a noi. E adesso abbiamo il letto matrimoniale della mamma.
Sua madre è una donna meravigliosa. Anche se poi naturalmente di omosessuali non si parla, si parla della vita, perché poi non è che il sesso conti molto.
Mauro. Io ricordo di avere avuto a sette anni un forte innamoramento per un altro bambino. A distanza la vedo come la prima avvisaglia di una crescita interiore avvenuta così, da sola, come attrazione nei confronti del maschio. Nei confronti delle bambine non ho mai avuto interesse, soprattutto per quanto riguarda il corpo.
L’omosessualità la si impara abbastanza presto, in qualità di onta. Però solo quando si arriva ad una certa età, nel mio caso potrei dire fra i 14 e i 15 anni, si acquisisce la consapevolezza dell’orientamento sessuale e lì emerge anche la conflittualità. Questa conflittualità io me la sono vissuta dentro ancora per un paio d’anni poi ho cominciato a fare le prime confidenze alle compagne di liceo.
Ho fatto vita parrocchiale durante gli anni delle elementari e delle medie, ma negli anni ’70 era comune un po’ a tutti. Dopo la Cresima mi sono allontanato, ma anche questo capitava a tanti ragazzini. Mi sono riavvicinato solo dopo qualche anno, grazie all’incontro con una parrocchiana della Cresima che mi ha invitato agli incontri del gruppo giovani. Erano incontri di approfondimento di fede con qualche puntata anche nella liturgia. Una formazione che non avveniva solo in parrocch ...[continua]

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